Mobilità

Fare e disfare è tutto un lavorare

Strade che vengono aperte, chiuse e poi riaperte, cantieri in ritardo o di dubbia utilità – Ma il settore è intoccabile
© Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
08.09.2024 06:00

Fare e disfare è tutto un lavorare. A volte però viene da chiedersi se i cantieri stradali abbiano tutti un senso, oltre a quello di far lavorare qualcuno. «Capita che vengano rifatti tratti stradali che sembrano ancora biliardi», osserva Fabio Schnellmann, gran consigliere PLR. «Nessuno vuole le buche nelle strade, ma bisogna chiedersi se possiamo ancora permetterci di rifare l’asfalto non appena da nero diventa un po’ grigio», afferma Sergio Morisoli, capogruppo UDC.

Ultimamente gli esempi di cantieri discutibili non mancano. In Verzasca si è iniziato ad asfaltare la strada cantonale in piena stagione turistica. A causa di ritardi da parte del Comune, secondo il Dipartimento del Territorio, ma questo all’automobilista incolonnato importava poco. Tra Magliaso e Caslano è da oltre due anni e mezzo che si stanno sistemando un paio di rotonde che in precedenza erano perfettamente funzionanti e che oggi, dopo oltre 3,5 milioni di franchi di spesa, sono ancora un cantiere. A Massagno si sta modificando la viabilità all’incrocio Arizona con la posa di un impianto semaforico ma dopo oltre due anni di lavori e relativi disagi al traffico non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. A Mendrisio i lavori in via Campo Sportivo, iniziati oltre due anni fa, sono stati prorogati di altri tre mesi, con relativi disagi all’utenza.

Mettere i dadi, togliere i dadi

Ma l’esempio attualmente più discusso giunge da Riva San Vitale, dove si è appena finito di togliere il selciato e riasfaltare una piazza che, proprio per la sua riqualifica con il selciato, aveva vinto nel 2017 il prestigioso premio paesaggistico nazionale Flâneur d’Or. «Avevamo impiegato cinque anni e speso un milione di franchi per rivalorizzare questo luogo pregiato, considerato patrimonio di importanza nazionale», commenta desolato Fausto Medici, ex sindaco di Riva San Vitale.

Il malcontento di parte dei cittadini del borgo situato all’estremo sud del Ceresio è sfociato in un articolo del settimanale L’Informatore intitolato «Riva San Vitale posa i dadi e il Cantone li rimuove». In effetti, al netto delle semplificazioni giornalistiche, è andata proprio così. La piazza inaugurata in pompa magna nel 2016 è stata amputata nel giro di pochi giorni, in nome della sicurezza stradale e della lotta al rumore.

«Bisogna considerare che si tratta di una piazza con qualità storiche e architettoniche di rilievo, inserita nell’inventario degli insediamenti svizzeri da proteggere di importanza nazionale - riprende l’ex sindaco Medici -. Su questa piazza si affaccia il palazzo comunale, una costruzione tardo-rinascimentale che abbiamo restaurato nel 2006, monumento nazionale. Questo implica che le adiacenze debbano dialogare con il palazzo. Non possono essere banali. Per questo abbiamo affrontato un lungo iter per moderare il traffico e migliorare il contesto urbanistico».

«Una piazza esemplare»

L’iter, passato attraverso le valutazioni e le autorizzazioni di vari uffici cantonali, si è concluso nel 2016 con l’inaugurazione della nuova piazza in pavimentazione mista, in parte asfalto, in parte selciato.

«La priorità viene data all’uomo e non alla macchina - si legge nelle motivazioni con cui l’anno seguente le è stato assegnato il Flâneur d’Or -. La pavimentazione in pietra naturale si relaziona perfettamente con le facciate degli edifici storici e crea una continuità tra le zone pedonali, che si raccordano - alternandosi - con le zone di percorrenza veicolari pavimentate in asfalto, cosicché gli automobilisti devono avanzare su questi tracciati con grande cautela».

Fino all’altro giorno. Perché quando mercoledì i macchinari da cantiere sono partiti da Riva hanno lasciato dietro di sé una carreggiata interamente ricoperta di asfalto. Fonoassorbente, certo, ma pur sempre asfalto.

«Il selciato faceva sì che l’automobilista si rendesse conto di entrare in un luogo pregiato e rallentasse - afferma Medici -. Ora abbiamo una pista di scorrimento a servizio del traffico transfrontaliero. È peccato. La piazzaera tornata a vivere ma ora rischiamo un passo indietro. E non è nemmeno detto che l’impatto fonico si ridurrà, visto che se i veicoli andranno più veloce faranno più rumore».

«Problemi di rumore e sicurezza»

Il suono generato dal rotolio degli pneumatici sul selciato è infatti la causa che ha spinto oltre 300 cittadini di Riva San Vitale a firmare una petizione per chiedere il ritorno alla pavimentazione precedente. «Inoltre i dadi si erano deteriorati e non rispondevano più ai criteri minimi di sicurezza stradale, in particolare per quanto riguarda le due ruote -spiega AntonioGuidali, attuale sindaco di Riva San Vitale -. Quindi, siccome il Cantone doveva già posare l’asfalto fonoassorbente, si è deciso di rimuovere il selciato e risolvere in un colpo solo sia il problema del rumore, sia quello della sicurezza. Ad ogni modo la piazza non è deturpata. Nella zona pedonale rimane la pavimentazione pregiata. E il limite 30 assicura che le auto non sfreccino troppo veloce».

Un parere in buona parte condiviso da Ivo Durisch, capogruppo socialista ed ex municipale di Riva. «Peccato che non si sia trovata una soluzione migliore per valorizzare i punti di attraversamento - commenta -. Ma le aree di ritrovo sono ancora pregiate. Non direi che tutto sia stato buttato via».

Gli investimenti, «questi intoccabili»

Resta da chiedersi se non sarebbe stato possibile, solo otto anni fa, immaginare che il selciato avrebbe prodotto rumore e si sarebbe potuto levigare. Dopo tutto quello che è stato speso per riqualificare la piazza (con relativi contributi di miglioria da parte dei cittadini), può sembrare uno spreco rimuovere tutto dopo così poco tempo. Così come due anni e mezzo di cantiere per ritoccare due rotonde a Magliaso possono sembrare eccessivi, «tanto più che non migliorano la fluidità del traffico e, anzi, la peggiorano durante i lavori», commenta Schnellmann.

«Ormai in Ticino la spesa di investimento è considerata intoccabile - afferma Morisoli -. In Gran Consiglio mai nessuno osa bocciare un credito d’investimento, per paura di mettersi contro il settore delle costruzioni e perdere voti. Io non dico che non bisogna investire.Ma si dovrebbe come minimo analizzare se nel mezzo miliardo all’anno di spesa per investimenti non visiano degli sprechi e delle diseconomie. Non è possibile che tutti debbano fare una cura dimagrante sulla spesa delloStato ma che gli investimenti non entrino nemmeno in linea di conto. Sicuramente si potrebbe pianificare meglio, fare interventi più proporzionati, magari anche abbassare un po’ gl i standard. Il mantenimento del patrimonio stradale è senza dubbio importante. Ma la politica ha il dovere di verificare come vengono utilizzati i soldi dei cittadini, ciò che purtroppo non sta facendo».

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