L'incontro

«Federiamo le forze della cultura»

La Città di Lugano sta creando il terreno per nuove iniziative – A tu per tu con il direttore della Divisione Cultura, Luigi Di Corato
Luigi Di Corato. © Massimo Pedrazzini
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
21.07.2024 06:00

Luigi Di Corato apre una delle porte di Palazzo Tosetti Riva edificato nel Seicento a Castagnola e oggi sede della Divisione della cultura di Lugano. «Questo è l’Archivio storico della Città», spiega entrando. Documenti, libri antichi, fotografie, incisioni, carte geografiche, disegni planimetrici, dipinti, pergamene e disegni originali. L’occhio non sa dove posare lo sguardo. Anche se per un attimo non può fare a meno di soffermarsi su una fila di fucili d’epoca e un’armatura asiatica che aspetta di essere anche lei restaurata. «Qui è invece dove conserviamo il fondo del fotografo luganese Vincenzo Vicari», aggiunge, aprendo uno dei tanti schedari che sono stati allestiti all’interno di una particolare cella frigorifera. Dove i negativi e il materiale del fotografo possono essere trattati con cura. È il momento di uscire. Di Corato richiude la porta dell’Archivio, ma apre quella della cultura a Lugano. Che non «abita» solo a Palazzo Tosetti Riva, ma in tutta la Città.

Come dimostra ad esempio il progetto di raccolta e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale dei quartieri della città attraverso la stesura di mappe di comunità. Mappe che sono una sorta di carte d’identità del territorio luganese allestite in base alle percezioni dei suoi abitanti. Un progetto tra tanti. Frutto di una gestione professionale della cultura a Lugano che ha visto in Di Corato uno dei principali artefici. Perché sono passati quasi sei anni da quando, dopo aver diretto importanti Fondazioni museali a Siena e a Brescia, ha preso in mano la direzione della Divisione cittadina, mettendo radici a Lugano. «Se mi guardo indietro - dice - vedo un percorso di crescita e anche di fiducia nei miei confronti da parte del Municipio e della Città. Il Municipio in particolare, mi ha permesso di lavorare nel migliore dei modi».

Tre uffici e una missione

Una cultura che fosse funzionale, efficiente e fortemente attaccata al territorio. È stato questo uno degli obiettivi del Comune. Che Di Corato si è occupato di portare a termine. «Quando sono arrivato - riprende - c’era la necessità di dare compimento a un investimento progettuale importantissimo, quello del Lugano Arte e Cultura (LAC). Un investimento che, lo dicono i numeri, non è stato solo vincente, ma anche lungimirante, perché ha posizionato Lugano non solo in Svizzera ma anche nel mondo». Oltre al LAC c’era però anche l’esigenza di fare rete, sistema, di mettere insieme «chi ritrova nella cultura una parte della sua vita e i professionisti che la animano, senza dimenticare ma anzi valorizzando la storia cittadina, i suoi quartieri e i suoi artisti» .

È da leggersi in questo senso la riorganizzazione che ha portato alla creazione di tre uffici all’interno della Divisione. L’ufficio «Istituzioni culturali», che supporta e favorisce la collaborazione tra la Città, il cittadino e gli istituti culturali fondati o partecipati dalla Città di Lugano - tra cui il (LAC), Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI), Fondazione Culture e Musei (FCM) e Museo delle Culture (MUSEC), Fondazione LuganoMusica. L’ufficio del «Patrimonio culturale», che valorizza e promuove il patrimonio storico e artistico di Lugano: dalla cultura immateriale, alle opere monumentali diffuse sul territorio cittadino, alle collezioni dell’ex Museo storico, anche tramite il sito web Lugano Cultura. E per ultimo l’ufficio «Sviluppo culturale», che sostiene le industrie culturali e gli operatori culturali professionisti attivi sul territorio luganese, promuove il volontariato e l’associazionismo culturale.

Oltre a ciò negli anni «abbiamo anche sviluppato un rapporto tra pubblico e privato davvero bilanciato, come dimostrano le iniziative con le Fondazioni Bally e IBSA», ma anche «un rapporto con la cultura indipendente, come ha testimoniato l’esperienza della Straordinaria, che ha trovato la porta aperta e anzi rappresenta un punto di partenza per una nuova fase», afferma.

Tra socialtà e scelte economiche

Questo perché «la cultura ha anche un ruolo sociale - continua -. Come ente pubblico siamo al servizio della comunità, dobbiamo intercettare i suoi bisogni e cercare di andare di là di un singolo momento, di una singola manifestazione». C’è bisogno di prospettive, insomma. Oltre che «di avere il coraggio di continuare a investire nella creatività». Come dimostra, questa volta, il progetto della Città della Musica, che sorgerà negli ex studi radio a Besso. Più di una città, in realtà. Perché negli obiettivi si tratterà di un nuovo polo di competenze dedicato alla formazione musicale, al patrimonio sonoro e alle principali realtà di livello nazionale e internazionale in campo musicale a Lugano. «Noi come ente pubblico abbiamo fatto il primo miglio. Del resto se ne occuperà il privato», sottolinea evidenziando una volta di più il rilancio del partenariato pubblico-privato anche per quanto riguarda la cultura luganese.

«Federiamo le forze»

Parola d’ordine, «creare il terreno fertile per far attecchire nuove iniziative». Anche perché ««chi è un professionista della cultura non ha le forze economiche per trovare degli spazi per lavorare». Serve insomma collaborazione. Con l’ente pubblico che può essere di supporto e aiuto. «Quando riusciremo a portare le industrie della cultura al tavolo economico dove si prendono le decisioni strategiche si potrà davvero incidere nelle scelte», sottolinea con convinzione. «Federiamo le forze», prosegue. «Solo così potremo fare la differenza. Lo dico pensando alla nuova politica culturale cantonale, che è un ottimo strumento, ma anche pensando alle altre città del Cantone, da Chiasso a Locarno, passando per Mendrisio e Bellinzona. Cerchiamo di capire tutti insieme cosa possiamo fare con strategie comuni e investimenti condivisi».

Un centro prove per Finzi Pasca e non solo

Volere è potere, insomma. Anche in ambito culturale. Dove servono creatività e coraggio. Ma anche impegno e perseveranza. Solo così i risultati arrivano. «Lugano in scena prima di trovare casa al LAC era nella Divisione della cultura cittadina - spiega Di Corato -. Ora che è in un vero e proprio luogo di produzione abbiamo visto quali sono stati i benefici per tutti». Ecco perché prossimamente la stessa cosa avverrà anche «con Lugano Musica, che rappresenterà un altro tassello del mosaico, come è stato per Lugano in scena». Parlando di LAC e di musica e teatro appare quasi naturale parlare anche della Compagnia Finzi Pasca. Che dopo Venezia porterà il suo nuovo spettacolo «Titizé - A Venetian Dream» proprio al LAC. E a cui non dispiacerebbe disporre di un centro di produzione per le prove e il dietro le quinte. Così da stabilire la propria casa definitivamente a Lugano. «Conosciamo questa richiesta della Compagnia, che riguarda anche altre realtà in crescita nel territorio, e ci stiamo lavorando - chiarisce Di Corato -. Perché il LAC è un punto di arrivo, dove presentare gli esiti del lavoro fatto. Non può essere il luogo dove si inventano, si preparano e si provano le nuove produzioni».

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