«Felice di aver tentato ma a fine giugno si chiude»

Mara Rossi, titolare e proprietaria della libreria Tappeto volante a Stabio, non ha rimpianti. A meno di colpi di scena dell’ultimo minuto, «ci sono stati degli interessati, ma non si è arrivati a niente, vediamo nei prossimi mesi», è pronta a far calare il sipario a fine giugno su un’attività che ha portato avanti con passione ed entusiasmo dal 2020. Ma che, appunto, è destinata a finire. Se dovesse andare così Stabio si ritroverà dunque senza alcuna libreria, dopo che la Tappeto volante era stata aperta nel 2018 e ripresa due anni dopo da Rossi.
«Era il mio sogno nel cassetto e l’ho realizzato - spiega - tutto quello che potevo l’ho fatto, sono felice di averci provato. Ma andare avanti è diventato davvero impossibile. Magari con più personale e un’apertura prolungata si riuscirebbe a stare in piedi, ma così com’è oggi non più. Vorrei passare il testimone ma finora non è arrivata nessuna proposta concreta. Quindi il futuro sembra un po’ segnato».
Le cause della fine
A decretare la fine della libreria sono state un insieme di cause. Una di queste è il bacino d’utenza. «Stabio con i suoi 4mila abitanti è un piccolo paese. In più, si trova a due passi da confine e questo non facilita la voglia di acquistare in loco, semmai il contrario - afferma Rossi, che spiega così anche il fatto che a Stabio aprono e chiudono molti negozi nello spazio di poco tempo -. Inoltre, c’è anche l’abitudine di fare acquisti a Mendrisio, dove obiettivamente ci sono più possibilità di scelta. Senza dimenticare l’online che è una vera spada di Damocle e il fatto che i giovani leggono meno degli adulti». La conseguenza è solo una. Pochi clienti. O almeno non sufficienti per tenere in piedi la baracca. Soprattutto per chi ha una libreria, che non è certo un negozio capace di attirare una marea di gente e quindi deve «remare» più di altri per cercare di rendersi attrattiva. «Nonostante i miei sforzi non sono riuscita a far muovere le persone. La mia idea era infatti anche quella di creare un punto di aggregazione», annota Rossi, sconsolata.
Nessun pentimento
Nonostante ciò la libraria rifarebbe tutto. Dalla A alla Z. Nessun pentimento, quindi. «È stato bellissimo, una bellissima esperienza, anche perché questo è un lavoro molto variegato, dalla contabilità all’allestimento delle vetrine, dalla scelta dei libri alla relazione con le persone. È veramente una professione interessante. Ecco perché al di là della mia avventura che sta giungendo alla fine vorrei comunque trovare qualcuno che mi subentrasse così da non lasciare sguarnita Stabio e non buttare tutto quello che è stato fatto fino a oggi. Anche se, ne sono consapevole, tutto ha un inizio e tutto ha anche una fine, prima o poi».
L’inizio dell’avventura
E a proposito di inizio, Rossi se lo ricorda ancora bene. «Sono nata e cresciuta a Lugano e a Stabio sono arrivata un po’ per caso - racconta -. Detto del mio sogno del cassetto, prima di approdare alla Tappeto Volante nel 2020 avevo già tentato alcuni approcci altrove senza tuttavia arrivare a qualcosa di concreto. Ho sempre amato leggere, fin da bambina e i libri hanno sempre occupato un posto speciale nel mio cuore. Così, quando a inizio 2020 un’amica ha saputo che i precedenti titolari della libreria, una coppia di Stabio, stavano pensando di passare il testimone mi sono fatta avanti. In realtà la coppia non aveva intenzione di chiudere, ma stavano facendo appunto delle riflessioni in questo senso e mi avrebbero fatto sapere. Qualche giorno dopo, siccome eravamo all’inizio della pandemia da coronavirus, scatta però il lockdown e ci siamo persi di vista. Passano alcuni mesi e ricevo una telefonata. Sono loro che mi chiedono se sono ancora interessata. Non ci ho pensato un attimo e ho colto al volo la possibilità, anche se, lo ammetto, era un’idea un po’ folle. In tanti mi hanno detto che stavo facendo una follia, ma io mi sono buttata lo stesso, senza pensarci troppo».
All’inizio le cose sembrano funzionare. Rossi allarga le proposte della libreria, facendola diventare una libreria anche per adulti. Introduce anche l’usato. Organizza attività ed eventi, come laboratori per i bambini. Vende anche prodotti alimentari specifici, come miele e marmellate. Nei suoi sogni ci sarebbe stata anche l’idea di unirvi un piccolo bar. Ma l’idea non si concretizza. In realtà non basta neppure tutto quello che ha messo in piedi in cinque anni. «Ho ricevuto qualche sostegno, come ad esempio dal Municipio - prosegue Rossi - e inoltre le scuole medie si riforniscono da me per la scolastica. Ma anche tutto questo non è stato sufficiente».
In realtà la libraia avrebbe potuto gettare la spugna anche prima, perché le cose è da un pezzo che non stanno andando bene, «praticamente nell’ultimo periodo ho lavorato in perdita», specifica. Per fortuna non ha mai smesso di insegnare religione alle scuole medie. Anche perché non è una rarità nel settore avere una doppia professione così da far quadrare i conti. Rossi non è insomma stata l’unica a farlo. Ma nonostante ciò non è riuscita a portare avanti il suo sogno nel cassetto. Nessun rimpianto, comunque. Solo dispiacere perché «il libro su carta, ne sono convinta, ha ancora il suo fascino, anche perché ancora tanti entrano in libreria e mi dicono che non riuscirebbero mai a leggere su libro elettronico perché hanno il bisogno di averlo tra le mani e di entrare in una libreria per confrontarsi ed essere consigliati».