Gelato (bagnato) al bitcoin
Fragola e pistacchio. Cinque franchi e cinquanta, 0,00021 bitcoin. Il giovane con la maglietta di Satoshi Nakamoto - il padre delle criptovalute - e un cono gelato sotto la pioggia è l’immagine della seconda edizione del Plan B. Lo avevamo incontrato l’anno scorso: 31 anni, da Sciaffusa, è ancora disoccupato ma non meno entusiasta: «L’edizione di quest’anno era piena di contenuti interessanti. Chiaro bisogna intendersene».
Il gelato al bitcoin poteva essere la consolazione più curiosa del cripto-autunno luganese, ma ha un retrogusto amaro. Il cono è rimasto quasi vuoto in mano a Davide Calabrese, titolare di una gelateria in via Orti dietro l’università: ha aperto i battenti a marzo e oggi era la sua «prima volta» da gelataio del Plan B. In cambio di moneta virtuale sperava di distribuire coni e coppette alle frotte di amanti della block-chain accorsi sul Ceresio tra venerdì e sabato. Oggi ha venduto qualche crêpe, pochi clienti, niente bitcoin.
Il cono mezzo vuoto
Colpa del meteo ma non solo, almeno a sentire alcuni dei 342 esercizi commerciali che accettano pagamenti in criptovalute in città. «Da quando abbiamo installato l’apparecchio solo un paio di turisti ci hanno pagati in bitcoin. Forse non è il settore in cui funzionano questi strumenti» dice Calabrese un po’ sconsolato, mentre la pioggia non accenna a placarsi. Più avanti alla pescheria Beluga di via Pioda non si è venduta una sola alborella, nonostante la breve distanza dal Parco Ciani che è cuore e fulcro della giovane piazza cripto-finanziaria. «Una follia. Pare che girino un sacco di soldi, ma qui neanche una lira» assicura tra il serio e il faceto il titolare Pajtim Badalli. «Io sono un povero ignorante, penso però che chi fa questo tipo di investimenti difficilmente verrà a spenderli in pesce persico e trote di lago».
Eppure i numeri almeno sulla carta raccontano un successo del «piano B» della città. I visitatori paganti sono stati 2mila, 300 in più dell’anno scorso. Esattamente un anno fa gli esercenti che accettavano bitcoin erano una quarantina, oggi sono 264 solo nel Luganese. Incassano anche LVGA, i token di pagamento dell’app MyLugano, e la moneta virtuale emessa dal partner del «piano B» Tether (ad eccezione di un’ottantina di esercizi che accettano solo LVGA). Il Pos è lo stesso per le tre valute ed è distribuito gratuitamente dalla Divisione sviluppo economico. «Ce lo hanno proposto» ammette Badalli. «Non c’era motivo di dire di no».
«Diversi scontenti»
I tecnici della Città non si sono limitati ai negozi cittadini, hanno installato apparecchi anche a Bellinzona in cinque esercizi, a Locarno e Airolo - alla funivia di Airolo-Pesciüm - e tre nel Mendrisiotto, per un totale di 354 terminali in tutto il Ticino. A Taverne la pizzeria al taglio Staglio accetta bitcoin da alcuni mesi ma non ha ricevuto pagamenti a memoria della gerente Katia Tolomelli. «Non pervenuto, al massimo usano la MyLugano card, quella funziona bene».
In centro città i numeri sono maggiori, ma il ritornello non cambia molto.Anche il presidente di GastroLugano Michele Unternährer accetta bitcoin nel suo Bar Kream in piazza Manzoni, a due passi dal Municipio. Una colazione da 30 franchi - 0,0011 bitcoin - è il guadagno di una mattinata di cripto-festival. «Certo il maltempo ci ha penalizzati. Ma è da un anno e mezzo che sono nel circuito, sono stato uno dei primi, e posso dire che effettivamente per ora è uno strumento ancora molto di nicchia». L’associazione di categoria registra che «una parte degli esercenti sono delusi, sicuramente». Quelli nelle zone più turistiche invece «esprimono una certa soddisfazione e sembra lavorino bene, soprattutto con i turisti».
Foletti soddisfatto
Che il bitcoin non sia moneta da pescherie o negozi di vicinato lo ammette, dopo un anno di test, anche il sindaco Michele Foletti. «Sta diventando sempre più un bene rifugio e meno moneta di scambio, almeno alle nostre latitudini». Agli esercenti scontenti chiede «di avere pazienza considerato che siamo partiti da un anno e mezzo, non da cinque» e ricorda che «dopotutto non hanno pagato niente». Ai contribuenti, invece, che «questo progetto ci ha permesso di sviluppare una tecnologia di pagamenti a livello cittadino con pochi eguali al mondo». Una tecnologia che permetterà di pagare anche le tasse in criptovalute «a partire da dicembre» ribadisce Foletti dopo aver rassicurato già venerdì la platea del Forum: il ritardo (si doveva partire in aprile) è dovuto «al fatto che abbiamo cambiato provider scegliendone uno svizzero». La firma del contratto è prevista a breve, il sindaco si dice «fiducioso» e molto soddisfatto per la seconda edizione. Pioggia e gelato a parte.