L'aneddoto

«Geo finanziò i primi due tamburi della Curva»

Lo storico capo-ultras Mauro Medolago ricorda il patron dell'HCL scomparso giovedì
© MASSIMO PICCOLI
Marco Ortelli
13.10.2024 06:00

Chi con lo sguardo bambino è diventato grande insieme all’Hockey Club Lugano, da giovedì 10 ottobre 2024 si è ritrovato «orfano» per la scomparsa di Geo Mantegazza, papà della realizzazione del sogno sportivo di Lugano e… associati. Tra questi, anche Mauro «Mamo» Medolago.

A poche ore dalla «notizia» lo incontriamo alla Cornèr Arena, già «Resega», sotto le cui volte, insieme a un gruppo di amici fondò nel 1978 i Black White Panthers (BWP), primo storico gruppo che introdusse, importando l’idea dal basket Cantù, il tifo organizzato in Curva Nord (e in Svizzera). Una stagione sportiva, quella di «Mamo», vissuta in parallelo con la presidenza del Geo. Quali gli incroci, gli aneddoti tra la Curva di allora, il «capo» Medolago e il Presidentissimo Mantegazza?

Quando squillava il telefono...

«Non mi ricordo una volta che abbia alzato la voce - rievoca Mauro Medolago -, anche quando magari certi cori della Curva non gli erano piaciuti. Capitava allora che ricevessi una telefonata dalla sua segretaria, la mitica Eda Mazzoleni, per convocarmi nel suo ufficio a Paradiso. Hai tempo oggi alle 15? Anche se non lo avevo, il tempo ovviamente lo trovavo, io ero un pischello di 23 anni, lui un signore miliardario di 50... Allora mi parlava in modo franco, diretto, con quel tono che non cambiava mai...». Lo stesso capitava in senso inverso, quando il capo curva e portavoce aveva delle richieste da fare al presidente: «Eda, posso disturbare il Geo? Forse è meglio che lo chiami più tardi...». Geo Mantegazza era molto attento ai rapporti umani in generale e a quelli con i tifosi, anche i più scalmanati. «Noi però non eravamo hooligan, ma dei super tifosi, anche se, certo, qualche marachella l’abbiamo combinata...». Allora il telefono tornava a risuonare.

Tamburi, fiaccole, fumogeni... «Ho rivisto dei filmati d’archivio della Nord, oggi saremmo tutti in galera (sorride, ndr). Fu proprio Geo Mantegazza a darci i soldi per acquistare i primi due tamburi apparsi in Curva».

E ancora: «Quando dava qualcosa lo faceva in modo discreto. Se c’era una lotteria, magari comprava 10 franchi di biglietti, poi a fine serata ti ritrovavi 100 franchi nella cassa a favore della Nord». Tifoso tra i tifosi. «Il presidente partecipava di persona alle assemblee dei Fans Club dell’HC Lugano, e se non poteva presenziare ti scriveva ti faceva recapitare un biglietto per segnalare la sua assenza, piccoli gesti, ma dal grande impatto psicologico». Un presidente, un tifoso tra e con i tifosi.

Questione di carisma

«C’è chi per farsi ascoltare deve alzare la voce. Con lui invece si zittivano tutti e lo stavano ad ascoltare, anche se non era di molte parole». Un carisma naturale. «Potevi trovarlo accanto a sbucciare castagne e bere un bicchiere di vino, provava grande rispetto per tutti coloro che lavoravano anche a titolo gratuito per il club. Si distingueva senza distinguersi». Conversando con Mauro «Mamo» Medolago non siamo riusciti a sfoderare dall’archivio della sua memoria qualche aspetto «ombroso» del Presidentissimo.

«Ma parliamoci chiaro: durante il suo periodo da presidente pagava i giocatori più degli altri, ha portato a Lugano dal Bienne Aldo Zenhäusern, «Noldi» Lörtscher, Giovanni Conte, ha preso i giocatori migliori diventando dominante, introducendo il professionismo perché aveva la disponibilità finanziaria». (Si aggiungano i «clamorosi» acquisti che hanno preceduto l’anno della promozione, gli statunitensi Mark Pavelich e John Harrington, freschi vincitori della medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Lake Placid 1980). Un successo che ha di certo generato invidie più o meno recondite, «eppure in tutta la mia vita non ho mai trovato una persona che abbia detto il Geo non mi piace. L’ho riscontrato ovunque, in Ticino, nella Svizzera interna».

Le vite parallele, unite dalla passione per gli stessi colori, di Geo Mantegazza e Mauro Medolago hanno avuto un punto d’incontro anche a livello «editoriale». Per 10 anni, dal 1981 al 1991, il mensile «Body Check» ha funzionato da collegamento tra tutte le componenti dell’HCL. Geo Mantegazza, su questa iniziativa dei BWP ebbe a scrivere: «I traguardi più difficili si raggiungono collettivamente solo quando la volontà nel perseguirli è unanime e compatta». Una compattezza che, oltre a portare titoli svizzeri, confluì anche nel periodico «Lugano Hockey», voluto dal signor Geo Mantegazza, presidente e presidentissimo, per stare sempre «fianco a fianco».