Gli spiriti dell'aldiquà

C’è una presenza alle spalle del giornalista di cui, oibò, nessuno si è accorto. «È uno spirito che ti tiene per la nuca» dice il maestro. A voltarsi - anche di scatto - non si vede niente. Forse era il gatto che sbuca da dietro una poltroncina.
La seduta spiritica è interrotta (prima ancora di iniziare veramente) dal gatto del dottor Ziliani che si struscia fra le gambe dei presenti - tre con la fotografa, sei gambe in tutto - e poi si ferma a guardare il panorama della casetta di Vernate. Veranda vista lago, una pigra mattina di giugno.
Silenzio, inizia la seduta
Non è la classica atmosfera da sabba. Niente pendoli o simboli esoterici, al massimo esotici: gong, mandala, fiori dai colori tenui per favorire il relax. Sembra più il preludio di una grigliata, o di un caffè tra amici (difatti il caffè dopo un po’ arriva). Ma il gatto è sull’attenti: come avesse visto anche lui qualcosa. «Io credo che i gatti abbiano dei poteri, dei sensi sottili» dice Ziliani confermando implicitamente convinzioni antiche quanto l’Egitto. Alla fotografa viene il desiderio di parlare con il proprio gatto morto. Sarebbe possibile? Ziliani non fa questi servizi, «ma teoricamente sarebbe possibile» dice.
Se si chiudono gli occhi, si sente il ronzio di un vespone nel silenzio della collina malcantonese. Gli uccelli che cantano non sono spiriti, ma hanno comunque un effetto rilassante. Ziliani ordina di ignorarli. «Ora vi chiederò di chiudere gli occhi e dimenticare voi stessi» spiega il maestro. «Cercheremo di fare un’esperienza di guarigione».
Attenti ai termini
Il termine «guarigione» è controverso e Ziliani lo sa. Nella vicina Italia - a un tiro di schioppo, dalla veranda si vede la collina di Marchirolo - il suo utilizzo è vietato: ai sensi dell’articolo 206 del codice penale italiano sono perseguibili i «guaritori» che, sfruttando la nomea, «ingenerino nelle persone offese il pericolo immaginario dell’avveramento di gravi malattie».
Ziliani è italiano d’origine - i genitori sono immigrati dalla Sicilia negli anni 80’ - ma è cresciuto a Frauenfeld e si attiene alla legge svizzera: «Da noi non ci sono certi pregiudizi e il termine guarigione si può usare». Si è trasferito in Ticino l’inverno scorso per vivere insieme alla compagna - italiana - ma ha mantenuto uno studio e la maggior parte della clientela a Zurigo, dove si reca due o tre volte a settimana. «Oltre Gottardo la nostra disciplina è più conosciuta e sdoganata» racconta. «Ci sono meno pregiudizi culturali».
Per rimediare al divario, il primo convegno cantonale di medianità è stato organizzato quest’anno da alcuni esponenti della categoria a Cadempino, a fine settembre. Saranno presenti 25 medium provenienti da oltre confine e Svizzera interna, tra cui Ziliani, per mostrare al pubblico «la vera sostanza della medianità che non ha niente di esoterico e tantomeno di truffaldino, nonostante i pregiudizi». In Ticino l’offerta di trattamenti para-medici è sottoposta a un’autorizzazione cantonale (l’elenco dei 1200 terapisti autorizzati è pubblico). L’attestato, in base alla revisione della legge sanitaria del 2019, viene rilasciato a seguito di un esame e più che l’efficacia delle cure ne attesta la non pericolosità.


Dimenticare sé stessi
Ziliani non figura nell’elenco (esercita a Zurigo, oppure online da casa) ma non sembra pericoloso. Al contrario. Parla con voce sempre più calma, invita a rilassarsi. «Non sarò io ad operare su di voi - premette - ma l’energia guaritrice, l’essenza benefica di cui io sono solo il tramite». Di fianco al maestro c’è un grosso buddha di plastica, che annuisce nella posizione del loto e sembra avere già iniziato la meditazione.
«Non guardatevi attorno, lasciatevi tutto alle spalle» intima di nuovo il maestro con voce ormai quasi di trance. «Dimenticatevi chi siete». Fosse facile. Se si è una casalinga o un imprenditore, ad esempio, un disoccupato o un direttore di assicurazione fa una bella differenza, nella vita, ma davanti al medium tutti sono uguali. «I clienti sono un po’ di ogni tipo» spiegherà poi Ziliani. «L’estrazione sociale non c’entra. Tra i più affezionati ho un dirigente d’azienda che ogni volta mi chiede consigli lavorativi, per dirne una. Io naturalmente faccio solo da tramite, come detto, non mi permetterei mai».
Morti che non muoiono
Quello che accomuna le persone - tante - che si rivolgono al «dottore» o in generale ai sensitivi, è il desiderio di avere un contatto con «l’altro». L’aldilà, che per Ziliani è un aldiqua, l’ultraterreno presente e nascosto - dove? «Ma qui, lì, dovunque» - si è manifestato per la prima volta al medium da bambino. «Sentivo delle presenze ma non capivo bene, per me erano normali». Poi da adulto, sul letto di morte di sua madre. «Le ho portato dei messaggi da mia nonna». Da allora ha iniziato un percorso che lo ha portato da un impiego come coach aziendale allo spiritismo, prima in uno studio di Zurigo e ora anche nella veranda di Vernate con vista sul Ceresio. Per 150 franchi a seduta, 120 in modalità da remoto.
Mezzora, un’ora, dipende. Il viaggio dentro noi stessi sulle prime è un esercizio di concentrazione - «sentite il vostro cuore, sentite la sua energia» - poi scivola nell’intorpidimento, complice una piacevole sensazione di calore sulla schiena che potrebbe spiegarsi con il sole che inizia a picchiare (sono le undici) ma per Ziliani è il segno di una presenza spiritica. «Un padre che non c’è più?». Fortunatamente non è il caso. «Allora forse un nonno. Una figura paterna». Il messaggio dagli spiriti è in ogni caso di lasciarsi andare, la tranquillità interiore verrà senza cercarla all’esterno. «Vedo molto stress, non solo lavorativo».
La fotografa invece è contenta, quando riapre gli occhi, di essersi rilassata un po’. Ma non ha sentito niente. Nessuna energia misteriosa. «Proprio niente?». Niente. «Capita, non sempre è facile aprire il canale spirituale» tampona Ziliani. Se siamo guariti e da che cosa, è difficile dirlo e il medium non entra nel dettaglio. «Spero comunque che la seduta vi abbia portato beneficio» conclude nel congedarsi. Prima dei saluti, un ultimo messaggio dagli spiriti: «Vogliono che vi ricordiate di loro, e che andiate a trovarli ogni tanto».