Ho uno spacciatore in cantina
La villetta ha un’apparenza innocua e normalissima. Almeno nei due piani «fuori terra»: ospitano uno studio professionale e un appartamento abitato da «persone per bene» secondo i vicini. I traffici loschi però avvenivano sotto terra, lontano da occhi indiscreti e soprattutto da quelli dei padroni di casa.
L’eredità della nonna
Un albanese di 29 anni è stato arrestato settimana scorsa in un’abitazione nel centro di Mendrisio dove, ha comunicato la Polizia cantonale, aveva stabilito una base di spaccio di cocaina. Il blitz della polizia, che ha perquisito una parte dell’edificio e una Porsche in uso a un inquilino dello stabile, ha portato al sequestro di 110 grammi di polvere bianca e una somma in contanti.
«Non ho la benché minima idea di cosa cercasse la polizia» racconta al telefono la proprietaria di casa, una professionista della regione con trascorsi in politica. Ha ereditato di recente da una nonna la villetta e con essa, dice, anche gli inquilini e la sorpresa in cantina. «Sembravano persone tranquillissime - assicura - non hanno mai dato problemi».
Ma mentre l’anziana parente (nel frattempo deceduta) e poi la nipote riscuotevano l’affitto «regolarmente» senza accorgersi di nulla, attorno alla villetta l’andirivieni di consumatori di crack (serale e notturno soprattutto) si è intensificato e non è sfuggito agli agenti dell’antidroga. In manette per ora è finito solo il «cavallino», come vengono chiamati in gergo i trafficanti ospitati dai tossicodipendenti locali in cambio di dosi di sostanza. La posizione invece dell’«host», in questa sorta di «Airbnb della droga», è al vaglio degli inquirenti.
Come funziona
Il fenomeno non è nuovo ma le inchieste di polizia hanno dimostrato che, negli ultimi anni, ha preso sempre più piede proprio nel Mendrisiotto. L’estate scorsa sempre nel Magnifico Borgo era finita in manette una 35.enne camerunense, che aveva ospitato a casa propria (anche qui in affitto, all’insaputa dei proprietari) degli spacciatori per alcuni mesi. A gennaio di quest’anno due fratelli albanesi sono stati condannati per avere spacciato un chilo di polvere bianca appoggiandosi a tre «host» tra Riva San Vitale, Balerna e Mendrisio. Prima di loro un altro «cavallino» albanese era stato ospitato a Stabio, Rancate e Riva San Vitale per diversi mesi prima di essere arrestato agli inizi del 2022.
Ospitare spacciatori (paganti) sembra essere diventato un modo pericolosissimo di far quadrare i conti e, per assurdo, tenersi in pari con l’affitto per un certo numero di inquilini «deboli», in una regione dove il tasso di case vuote è tra i più alti in Svizzera (a Chiasso una su dieci e a Mendrisio una su venti, vedi articolo a pagina 9) e dove i proprietari fanno più fatica a trovare affittuari affidabili.
«Mi ha minacciato»
Un «contributo per l’affitto» è ciò che gli spacciatori offrono in genere a chi li ospita, spiega il commissario della sezione antidroga della polizia cantonale Paolo Lopa. Altre volte il pagamento avviene direttamente in cocaina, se l’«host» è a sua volta (come spesso accade) un tossicodipendente. «Questo modus operandi è noto da tempo» afferma il commissario e assicura che nelle indagini svolte finora gli spacciatori «hanno sempre approfittato dell’accondiscendenza degli affittuari o dei padroni di casa» i quali «possono incorrere nei reati di complicità e favoreggiamento».
Raggiunto al telefono, l’affittuario di Mendrisio giura di non sapere cosa ci facesse il «cavallino» nella sua cantina. «Un giorno ho visto che il lucchetto era stato forzato, ho aperto la porta e mi sono trovato davanti quest’uomo» è la sua versione. «Mi ha minacciato dicendomi di farmi i fatti miei e così ho fatto: immaginavo ci fosse qualcosa di losco». Altri avrebbero chiamato la polizia ma lui, dice, ha avuto paura. «Ormai il Mendrisiotto è diventato un bronx e neanche in casa nostra siamo più al sicuro». Starà alla Procura decidere se credergli oppure no.