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I candidati non fanno Centro

La successione di Amherd genera scontento (anche) tra gli esponenti illustri del partito in Ticino: «Assurdo presentare un ticket del genere»
©PETER SCHNEIDER
Andrea Stern
Andrea Stern
09.02.2025 14:00

A Berna si è sempre detto che quando Gerhard Pfister si guardava allo specchio, vedeva un consigliere federale. Ma poi, quando finalmente è arrivato il momento di concretizzare quell’ambizione tanto palese, lo zughese si è tirato indietro, aprendo il varco è quello che è stato uno dei più imbarazzanti teatrini politici degli ultimi tempi.

Decine e decine di rinunce hanno costretto il Centro a presentare nella corsa al Consiglio federale l’unico candidato messosi a disposizione, il sangallese Markus Ritter, più un consigliere di Stato quasi sconosciuto, lo zughese Martin Pfister, che con la sua apparizione all’ultimo momento ha permesso di evitare che la figuraccia del Centro assumesse dimensioni colossali.

«Sono due candidati estremamente capaci e qualificati», ha provato a dire lunedì scorso Gerhard Pfister, pur sicuramente consapevole in cuor suo che la ricerca di un successore di Viola Amherd verrà ricordata come la grande macchia che offusca una presidenza finora marcata da un notevole dinamismo e discreti successi.

«Un passo indietro»

«Non riesco a capire come si sia potuto combinare un pasticcio del genere - dice Chiara Simoneschi-Cortesi, già presidente del Consiglio nazionale per l’allora PPD -. È assurdo al giorno d’oggi pensare di presentarsi con un ticket del genere, che non corrisponde affatto all’impostazione di un partito che ha un’anima popolare e sociale e che non corrisponde nemmeno ai bisogni della società. I contadini sono già abbastanza rappresentati e il canton Zugo non è di sicuro un cantone esemplare. Sono molto delusa, perché mi sembra che stiamo facendo un passo indietro».

L’assenza di candidati giovani, donne o rappresentanti di quella Svizzera urbana e moderna su cui Pfister puntava per rilanciare il partito è indubbiamente un punto debole del ticket proposto dal Centro.

«Dimostrazione insoddisfacente»

«Da un profilo generale, mi spiace che non si sia riusciti a proporre una scelta maggiore di candidati - afferma Meinrado Robbiani, già consigliere nazionale -. Per un partito che sta mirando in alto, questa non è una dimostrazione soddisfacente, nella misura in cui probabilmente non è stata preparata a sufficenza questa scadenza. Da un profilo più specifico, mi spiace che manchi una scelta più ampia circa le sensibilità presenti nel partito».

Sarebbe stato possibile, secondo Robbiani, se si fosse preparata la successione di Amherd con maggiore anticipo. «C’è un divario tra il dinamismo mostrato in questi anni dal partito e questa procedura di preparazione delle candidature che lascia insoddisfatti - afferma -. Tanto più che in un momento così delicato, soprattutto a livello internazionale, avremmo bisogno di un Consiglio federale più profilato, meno scialbo. Avremmo bisogno di persone che sappiano essere dei leader. Dubito che con queste candidature si dia un apporto tangibile in questa direzione».

Nessun rimprovero al partito

D’altra parte, bisogna saper valorizzare quello che c’è. «Entrambi i candidati sono molto validi - dice Filippo Lombardi, già consigliere agli Stati -. Se qualcun altro voleva correre, poteva benissimo farlo. Non mi sento di fare un rimprovero al partito, Tutti sapevano che questo momento sarebbe arrivato, tutti hanno avuto il tempo di fare le loro riflessioni. Ora le donne diranno che manca una donna, i cristiano sociali che manca un cristiano sociale, quelli di Comunione e Liberazione che manca un cattolico convinto. Sono cose che non si possono rimproverare al partito. Si sono messe a disposizione due persone con profili diversi, con Ritter che difende il mondo agricolo ma che ha anche una visione modernizzatrice di questo mondo. Quando ero capogruppo a Berna l’ho visto muoversi anche più sul centro-sinistra. Non mi sembra giusto bollarlo semplicemente come contadino».

Per quanto riguarda le critiche a Gerhard Pfister, Filippo Lombardi ritiene che si tratti più che altro di una questione caratteriale. «Lui è un individualista, la sua intelligenza e le sue capacità strategiche non comprendono molto lo spirito di squadra - afferma il municipale di Lugano -.Penso che Pfister fosse abbastanza convinto di correre da solo. Quando ha tratto la conclusione che non voleva farlo, si è reso conto di non aver preparato alternative».

L’orgoglio scomparso

Remigio Ratti, già consigliere nazionale, si interroga invece principalmente sulla crisi delle istituzioni. «Mi interrogo non solo per il Centro ma più in generale per la figura del nostro esecutivo - afferma Ratti -. Siamo di fronte a una crisi delle istituzioni, in parte purtroppo anche ricercata, in cui viene a mancare l’orgoglio di mettersi a disposizione per il Paese».

Una crisi che, aggiunge Monica Duca Widmer, già presidente del Gran Consiglio, si riscontra purtroppo a tutti i livelli. «È un segno dei tempi - sostiene -, ci sono sempre meno persone che si mettono a disposizione. Oltretutto in Consiglio federale è venuta a mancare quella coesione, quella capacità di trovare delle soluzioni che è sempre stata una caratteristica del nostro sistema politico. Si sente che c’è tensione in Consiglio federale. Quindi prima di candidarsi, ci si riflette bene».

Domande in arrivo

In due l’hanno fatto. È già qualcosa. «Anche a me sarebbe piaciuto avere una candidatura femminile ma è andata così - dice Giorgio Fonio, consigliere nazionale -. D’altra parte tra gli ultimi nostri consiglieri federali ci sono state Ruth Metzler, Doris Leuthard e Viola Amherd, quindi se c’è un partito che punta sulle donne siamo proprio noi. Per quanto concerne i due candidati è evidente che all’interno del partito sono due profili più di centro-destra. Sono molto curioso di ascoltarli in audizione, dove voglio porre loro alcune domande su temi che mi stanno a cuore. Sono sicuro che non mi deluderanno».

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