Salute

I medici invisibili e essenziali

Il lavoro dietro le quinte dei radiologi: si formano in continuazione, fanno diagnosi, terapie, ricerca e conoscono e utilizzano le più moderne tecnologie
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Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
11.06.2023 18:30

Si formano in continuazione, fanno diagnosi, terapie, ricerca e conoscono e utilizzano le più moderne tecnologie. In una parola sono fondamentali, eppure… eppure «agli occhi del paziente siamo quasi invisibili», dice sorridendo il professore Filippo Del Grande, direttore medico e scientifico dell’Istituto Imaging della SvizzeraItaliana dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC). Medici invisibili, tuttavia indispensabili. Anche se poco conosciuti dal pubblico. Perché non ci si pensa quasi mai. Ma quando un medico arriva da un paziente ha già spesso nella cartelletta una valutazione diagnostica fornitagli da un radiologo. «Siamo uno dei tasselli fondamentali della procedura diagnostica-terapeutica», precisa non a caso Del Grande. Il lavoro del radiologo spesso dunque non si vede, ma c’è ed è essenziale.

E questa è la cosa più importante che gratifica tutte le figure professionali che ruotano attorno al mondo dell’imaging, parola inglese che sta per “diagnostica per immagini” e si riferisce a tutti quei procedimenti che consentono di osservare l’interno del corpo umano e di ottenere immagini a scopo diagnostico e in parte terapeutico.  «L’istituto Imaging è una realtà recente nata nel 2019 per rispondere ad alcuni bisogni crescenti della medicina moderna, penso soprattutto al lavoro in rete tra i vari ospedali e alla sotto specializzazione dell’imaging - continua Del Grande -. Siamo organizzati per gruppi d’organo con medici radiologi che si occupano di uno, o al massimo due, ambiti specifici dell’imaging, per esempio del torace o dell’addome. Questo permette acquisire delle conoscenze che sono oggi indispensabili». 

Tra macchine e innovazione

L’Istituto fa circa 250mila esami radiologici all’anno, tra cui 55mila TAC e 35 mila risonanze magnetiche. Numeri che ben testimoniano la mole di lavoro delle «circa 300 persone tra medici radiologici, tecnici di radiologia e personale amministrativo che fanno capo all’Istituto e che operano negli ospedali di Locarno, Bellinzona, Lugano e Mendrisio». Una mole enorme di esami ma anche un grande numero di specialisti che tutti i giorni lavora a stretto contatto con un parco tecnologico molto vasto che, tra le altre cose, «deve essere costantemente rinnovato». Perché «un’apparecchiatura radiologica ha una durata di vita di circa 8-10 anni». E se si pensa che nel parco tecnologico dell’Istituto sono presenti un gran numero di macchine e attrezzature che rappresentano circa un terzo di tutto il parco tecnologico dell’EOC, ecco allora che si comprende bene come medici e tecnici radiologi sono tra i medici più a contatto con l’innovazione tecnologica.

I nuovi servizi

Medici invisibili, eppure essenziali. Di più. Eccellenti. «Da qualche mese l’Istituto  è diventato Clinica di formazione A, che consente ai giovani medici che vogliono specializzarsi in radiologia una formazione paragonabile a quella degli ospedali universitari», sottolinea con orgoglio Del Grande. Perché la nuova attestazione è il riconoscimento del lavoro svolto e un’ulteriore conferma dell’importanza del lavoro in rete tra gli ospedali. E a proposito di novità anche l’evoluzione dell’Istituto non si ferma. «Ampliamo costantemente l’offerta dei nostri servizi. Tra questi ci sono le risonanze magnetiche anche a chi ha un pacemaker e le risonanze per ipnosi per i pazienti claustrofobici che hanno confermato ottimi risultati». Un’altra novità è rappresentata dal simulatore di risonanza magnetica per bambini installato all’ospedale San Giovanni di Bellinzona con il quale «i bambini possono sperimentare e apprendere i comportamenti giusti da adottare. Una sperimentazione che ha già dato buoni risultati». 

Un altro aspetto poco conosciuto abbraccia la ricerca clinica. Non solo sul versante della pubblicazione scientifica, che è molto intensa, ma anche dal punto di vista dell’attività congressuale, oltre che dell’insegnamento, visto che non sono pochi i medici dell’Istituto che hanno un ruolo accademico e che insegnano all’Università della Svizzera italiana (USI).

L’attività del medico radiologo e del tecnico radiologo sarà anche poco conosciuta al grande pubblico ma è sempre più centrale nella medicina moderna. «Negli ultimi 20 anni i nostri volumi di attività sono cresciuti molto ed è ormai rara l’assenza dell’imaging in un percorso diagnostico. Nostro compito non è solo quello di interpretare le immagini e prestare consulenza ai medici invianti, ma anche quello di essere costantemente aggiornati sulle novità tecnologiche, poterle introdurre nell’attività clinica ed utilizzarle in modo appropriato in favore dei pazienti», conclude Del Grande.  

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