I minorenni che «svapano» nonostante il divieto
Un quindicennne su tre ha provato o fuma regolarmente sigarette elettroniche o a tabacco riscaldato, mentre è il 20% dei 14enni ad aver provato almeno una volta o a fumare di frequente quelle che oggi - a torto - vengono considerate le «cugine buone» delle sigarette tradizionali. Che forse quasi tutti conoscono con i nomi con le quali sono messe in vendita: Iqos e Puff bar. Ottavio Beretta del Servizio di promozione e valutazione sanitaria dell’Ufficio del medico cantonale ha estrapolato queste informazioni dallo studio Health Behaviour in School-aged Children compiuto in Svizzera nel 2022 adattandole per il Ticino. E a emergere, dal punto di vista della salute, è un quadro allarmante. Perché se è vero che «questi prodotti contengono meno sostanze tossiche di tipo tradizionale, è altrettanto vero che ne contengono altre potenzialmente dannose per la salute», precisa l’esperto. Che aggiunge. «Oggi non sappiamo ancora quali possano essere gli effetti sulla salute dovuti a un consumo precoce e o di lungo periodo di questi prodotti. Non abbiamo ancora dati per tempi sufficientemente lunghi e quando esiste un margine d’incertezza così ampio, sarebbe buona norma non basare le proprie scelte sul marketing dei produttori».
Il marketing sui social media
Sì, perché sul mercato svizzero sono presenti numerosi prodotti dedicati ai più giovani dai colori sgargianti e dagli aromi attraenti, come frutta esotica, caramello, biscotto, ecc., oltre che dalle forme ideali per occultarne la reale funzione, come chiavette usb ed evidenziatori. «Se ci guardiamo intorno, in televisione, sui giornali o sui cartelloni pubblicitari - continua Beretta - non vedremo alcuna pubblicità di sigarette elettroniche. Noi adulti spesso non abbiamo né la conoscenza né tantomeno la percezione del successo di tali prodotti semplicemente perché non siamo noi i target di questo tipo di comunicazione». A raggiungere efficacemente gli adolescenti sono invece i social media e gli influencers. Seguitissimi dai più giovani, appunto.
Da un’indagine condotta nel 2022 dalla Lega Polmonare ticinese presso una scuola superiore di Bellinzona, su un campione di 274 studenti di età compresa tra i 15 e i 20 anni, è risultato che il 19.3% fuma sigarette tradizionali ma il 17.9% fa già uso di nuovi dispositivi, dei quali il 12.8% Puff Bar e il 5.1% sigarette elettroniche con nicotina. Alla domanda su dove ricordassero di aver visto pubblicità di questi prodotti, i canali più citati sono risultati proprio i social media con una prevalenza, tra fumatori e non fumatori, rispettivamente del 13.1% e del 15.7%.
Non chiamatele cugine buone
«Cugine buone» per niente, insomma. Anche perché la nicotina quando non è assente può avere concentrazioni molto variabili. «Per dare un termine di paragone quantitativo - specifica l’esperto - tra i prodotti monouso come le Puff Bar si va da una concentrazione minima di nicotina equivalente a 10 sigarette per dispositivo fino a una concentrazione pari a circa 300-400 sigarette per dispositivo». Eppure… eppure la tesi principale avanzata dai sostenitori dei nuovi dispositivi per dimostrarne la superiorità rispetto ai prodotti tradizionali è che, data l’assenza di combustione del tabacco, questi prodotti sono meno dannosi per la salute e rappresentano quindi una valida alternativa per le persone che già fumano, mentre in realtà non è proprio così. «Anche le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato non sono esenti da rischi. Tanto più che la nicotina presente nella maggior parte di questi prodotti è un composto che crea una forte dipendenza».
Ecco perché l’azione di contrasto e prevenzione contro i nuovi dispositivi elettronici contenenti tabacco riscaldato o liquidi che sempre con il riscaldamento vengono trasformati in aerosol e quind inalati continuerà e forse si intensificherà ancora di più in Ticino.
Il divieto e i controlli
Tanto più che dal 1° giugno 2023 è vietata la distribuzione e la vendita di sigarette elettroniche e prodotti simili ai minori di 18 anni e il loro consumo in luoghi chiusi accessibili al pubblico. Un divieto che però non impedisce soltanto ai giovanissimi di svapare, ma anche ai negozianti di vendere questi dispositivi così come è emerso a sei mesi dall’entrata in vigore della modifica, quando il Dipartimento sanità e socialità (DSS), in collaborazione con Radix Svizzera Italiana, ha effettuato dei controlli in 112 punti vendita situati in prossimità di 21 scuole medie per verificare l’effettiva applicazione delle nuove norme, accorgendosi di come un punto vendita su quattro non si è fatto problemi a vendere sigarette elettroniche e simili ai minori senza accertare in alcun modo l’età dei giovani acquirenti. Nuovi controlli sono stati portati avanti anche nella seconda metà dell’anno scorso. I risultati sono in fase di elaborazione.