I pinocchi di Elio, rimasto senza lavoro a 55 anni
«Con il senno di poi potrei anche esprimere gratitudine a chi mi lasciò a casa dalla sera alla mattina; perché a seguito di quella decisione trasformai una passione in un mestiere; tuttavia rimanere senza lavoro a cinquantaquattro anni è un’esperienza che non auguro a nessuno». A parlare è Elio Ranzoni. Chi bazzica i mercatini del Ticino, lo riconoscerà di sicuro: Elio, che a novembre soffierà su settantanove candeline, è un volto noto nel mondo dell’artigianato. Per tutti lui è «Geppetto di Arosio», per i suoi Pinocchi di legno. Insieme a sua moglie Marisa vende ogni sabato mattina a Bellinzona oggetti in legno di noce, acero, faggio forgiati nel suo laboratorio di Arosio. Una volta i coniugi Ranzoni erano presenti in tutti i mercati organizzati in Ticino, «ora preferiamo concentrare le nostre energie soprattutto in quello della Capitale perché è sempre molto ben frequentato e noi non abbiamo più la forza di una volta», spiega Marisa. In famiglia, è lei la pioniera dei mercati. «Un lavoro duro soprattutto nel periodo natalizio, perché i mercatini in Ticino sono tanti e d’inverno le temperature non sono certo clementi per chi deve lavorare all’aperto. Comunque non mi lamento certo di questa attività che di fatto ci ha salvato».
Lasciato a casa a 54 anni
Per capire le parole di Marisa, occorre fare un passo indietro nella vita dei coniugi di Arosio. Partendo dal primo contatto di Elio con il mondo del lavoro. Dopo aver conseguito il diploma di meccanico di precisione e ottenuto un attestato di perito aziendale, a ventitré anni, Elio viene assunto da una grossa azienda di Bioggio. Inizia così la sua lunga gavetta presso l’impresa. Gestione magazzino, preventivi. Ad un certo punto viene promosso responsabile dell’ufficio acquisti, posizione che occuperà per più di quindici anni. È stimato e apprezzato. Fino ad una mattina del 29 settembre del 1999, quando Elio si reca al lavoro e capisce che c’è qualcosa che non torna. Lo chiamano in ufficio e lo licenziano sui due piedi insieme a molti altri suoi colleghi. A cinquantaquattro anni. «Ricordo che il figlio del padrone per il quale avevo lavorato tutta una vita mi consegnò di persona la lettera di licenziamento dicendomi «te la do a mano, così risparmio i soldi del francobollo». Fu terribile! A casa avevamo due figli da mantenere e l’età della pensione era ancora lontana. Avrei dovuto reinventarmi senza però sapere da dove iniziare».
La frustrazione del disoccupato
Elio si iscrive alla disoccupazione. Trova quasi subito un lavoro ma dopo due mesi è costretto a licenziarsi perché i suoi nuovi padroni non gli versano lo stipendio. Dopo una nuova parentesi da disoccupato, viene assunto da un’altra azienda che lo lascia a piedi dopo cinque mesi. «Quando non servivo più, anche quel datore mi aveva lasciato a casa. A quel punto ero disperato. Dopo due fallimenti consecutivi, il mio morale andò a terra. Non sapevo più cosa fare, persi la fiducia in me stesso e mi ammalai».
Un ricordo che brucia
Mentre ricorda quei tragici momenti, lo sguardo di Elio si abbassa. Da quel giorno sono passati più di vent’anni, tuttavia la ferita è ancora aperta. Intanto davanti alla sua bancherella, è un via e vai di curiosi che parlano la lingua dei Confederati. Francese, ma soprattutto Svizzero tedesco. Alptransit ha avvicinato il Ticino al resto della Svizzera e sempre più spesso gli abitanti d’Oltralpe ne approfittano per fare un salto il sabato mattina al mercato di Bellinzona.
Sembrano attratti dalla bancherella di Marisa ed Elio, dove taglieri, macinapepe, piatti per la polenta, mestoli, trenini, leggii fanno bella mostra di sé. I coniugi forniscono spiegazioni soltanto quando qualcuno, incuriosito dalla qualità del lavoro, chiede loro informazioni sugli oggetti esposti. Ogni modello ha una sua storia.
La salvezza intagliata nel legno
È stata proprio l’amore per il legno a salvare economicamente i coniugi Ranzoni. A dieci anni Elio aveva già costruito con la sua seghetta ad arco una gabbia per gli uccellini in noce sotto la guida di suo papà, che aveva la stessa passione del figlio. Inoltre i suoi nonni erano contadini e ogni inverno li vedeva maneggiare attrezzi per aggiustare rastrelli e gerle. Il legno è sempre stato protagonista di tutti i ritagli di tempo della famiglia Ranzoni. «Un giorno, quando ero ancora in malattia, mi svegliai e dissi a Marisa: perché invece di mendicare lavori, non ci buttiamo in una attività privata trasformando il mio hobby in un mestiere?»
Da quel momento il tornio del suo laboratorio di Arosio non si fermò più. I prodotti da lui creati e venduti ai mercatini insieme a Marisa hanno iniziato a riscuotere sempre più successo. Per i coniugi Ranzoni era appena iniziata una nuova vita. Il sorriso era tornato sui loro volti. «Nostro figlio me lo dice sempre: se non ti avessero licenziato tanti anni fa, ora la tua vita sarebbe stata triste e grigia».