I sommozzatori dei misteri irrisolti

Sono i cercatori degli scomparsi, agiscono da una costa all’altra degli Stati Uniti, «ossessionati» in senso buono dai casi irrisolti dove al centro c’è sempre l’acqua. Un torrente, un lago, un bacino artificiale. Alcuni fanno parte di organizzazioni, altri si muovono in modo individuale. Un fenomeno raccontato negli ultimi mesi da una serie di episodi dedicati a misteri lontani nel tempo.
Storia numero uno. È il 7 dicembre del 1958 la famiglia Martin, una coppia con tre figlie, è in gita nella zona di Cascade Lock, in Oregon. Fanno sosta ad un distributore per un rifornimento e poi svaniscono. Qualche giorno dopo la polizia recupera un paio di corpi, sono delle ragazze. Non ci sono invece elementi sugli altri. Le successive ricognizioni finiscono nel buio, il fascicolo resta sepolto tra montagne di faldoni.
Nel 2018 un subacqueo, Archer Mayor, decide di cercare da solo la soluzione. Ha letto tutto quello che c’era da leggere sulla vicenda, ha esaminato le mappe e si è concentrato su alcuni punti del fiume Columbia. Con le perlustrazioni ha raccolto dati, elaborato supposizioni ed anche costruito un plastico - un diorama - per riprodurre un evento catastrofico applicato all’area della sua indagine personale. E alla fine è riuscito dove i soccorritori ufficiali hanno fallito. Caparbio e capace ha individuato i rottami della vettura nel corso d’acqua. A bordo, però, non c’erano i resti dei Martin. Dove sono finiti? È stata una disgrazia oppure qualcuno ha fatto del male alla famiglia? Interrogativi per i quali Archer Mayor non ha risposte. Per ora.Storia numero due. Ancora più sorpredente. Aprile del 1980, Charlie Romer, 73 anni, e la moglie Catherine, 75, si fermano a dormire all’Holiday Inn dalle parti di Brunswick, Georgia. Una tappa sulla via del ritorno in direzione di Scarsdale, stato di New York. I due hanno trascorso il periodo invernale al sole della Florida e adesso devono rientrare a casa. Solo che accade qualcosa di imprevisto.
È l’hotel a lanciare l’allarme quando non ha più notizie dei coniugi, un timore giustificato da alcuni indizi. Nella loro camera ci sono i bagagli, alcuni effetti personali e una bottiglia di liquore mezza piena. Il letto è sfatto. È sparita anche la loro Lincoln Continental.La prima ipotesi spinge a considerare un’aggressione, una rapina finita male. Questo perché - raccontano i parenti - Catherine aveva gioielli per quasi 80 mila dollari. Ma è solo uno scenario, non c’è un castello di prove a sorreggerlo. Il file, come per i Martin in Oregon, riposa in un cassetto, rispolverato ogni tanto dagli appassionati di crimine che rilanciano i particolari su un sito o in qualche intervista.
A riattivarlo in modo concreto sono i membri della Sunshine state Sonar, gruppo che a fini amatoriali si occupa di sparizioni. Loro decidono di tornare alla casella uno: Brunswick, il motel, che oggi si chiama Royal Inn. E notano subito il laghetto davanti al parcheggio. Bastano poche immersioni con gli apparati per inviduare il rottame di un’auto. È la Lincoln dei Romer. Possibile che lui abbia sbagliato manovra e sia finito in retromarcia dentro la grande «pozza». Incredibile che nessuno avesse avuto idea di fare una verifica. Gli inquirenti guardavano chissà dove e invece…
Storia numero tre. Giugno 2004, Steve Anderson diventa un «fantasma» nel settore di Flaming Gorge, Utah. L’inchiesta non è vigorosa, magari - dicono - è un allontanamento volontario di un adulto libero di fare cià che vuole. Non è così. E lo dimostrerà Doug Bishop, titolare della United Search Corps, dopo un lavoro iniziato nel 2022 e concluso da poco. Utilizzando un elicottero per la ricognizione e poi un sonar ha individuato il mezzo che Steve aveva noleggiato sul fondo dello Starvation Reservoir. All’interno resti umani: secondo i test del DNA sono quelli della vittima.
Le verità dei «cacciatori» alleviano l’angoscia delle famiglie rimaste «senza tracce» dei loro cari e sono un invito a non arrendersi mai.