I sovranisti hanno il vento in poppa: ma dove vanno?
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È innegabilmente un periodo favorevole per i leader dell’estrema destra. Soprattutto dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
In altri Paesi occidentali ci si aspetta una vittoria o un rafforzamento dei populismi radicali. In Germania, che andrà al voto il 23 febbraio, i conservatori della CDU sono dati oltre il 30%, seguiti da Alternative für Deutschland (AfD) attorno al 20%, superando gli attuali partiti di governo (Socialdemocratici, Verdi e Liberali). Se la CDU guiderà il prossimo governo tedesco, resta da vedere chi saranno i suoi partner nella coalizione e, soprattutto, se il cordone sanitario eretto contro l’estrema destra dopo la Seconda guerra mondiale resisterà.
Anche fuori dalla campagna elettorale, la destra sovranista è in ascesa. In Gran Bretagna, secondo un sondaggio YouGov, Nigel Farage e il suo partito Reform UK avrebbero superato i laburisti, tornati al potere da meno di un anno. Nei Paesi Bassi, Geert Wilders ha finalmente coronato il sogno di entrare al governo con una coalizione fortemente spostata a destra, includendo anche il Movimento Civico-Contadino (BBB), partito agrario ed euroscettico. In Francia, il governo ha appena superato due voti di sfiducia ma resta costantemente minacciato da Marine Le Pen e la sinistra radicale.
Gli estremisti di destra sono cresciuti per molte ragioni. Vari studi hanno evidenziato un cambiamento nelle norme sociali che ha reso più accettabile il supporto al nazionalismo. Si è parlato anche degli effetti della globalizzazione, che ha aumentato le disuguaglianze e impoverito una classe medio-bassa che, delusa dai partiti tradizionali, si rivolge sempre di più ai populisti. Ma lo slancio recente ha un ulteriore supporto: i social media e, soprattutto, l’uso che ne sta facendo Elon Musk. L’uomo più ricco del mondo ha usato la sua ricchezza per acquisire potere politico. Non si è limitato a sostenere e contribuire a rieleggere Trump negli USA, ma ora punta a influenzare l’Europa, supportando apertamente AfD in Germania e Giorgia Meloni in Italia. Secondo fonti di stampa, suoi collaboratori sarebbero in trattativa per acquisire pagine di informazione che diffondono contenuti di cittadini scontenti, senza alcuna verifica giornalistica.
Il rapporto tra politica e denaro non è nuovo, ma diventa critico quando un cittadino privato, che non si sottopone al voto, esercita un’influenza così ampia. Musk non si limita a condizionare il dibattito pubblico: sta costruendo un sistema di informazioni alternativo, in cui le regole del giornalismo vengono sostituite da un flusso continuo di contenuti non verificati e selezionati allo scopo di rafforzare precise narrative politiche.
C’è poi un problema più ampio. Se le potenze occidentali finiscono sotto governi nazionalisti intenti a proteggere solo i propri interessi, cosa accadrà quando questi entreranno in conflitto? Ad esempio, le mire di Trump sulla Groenlandia o il ricorso ai dazi collidono con gli interessi europei. La storia mostra che le alleanze sovraniste sono fragili: l’affinità ideologica non basta a evitare scontri su risorse, geopolitica e ambizioni nazionali. Il rischio è un’Europa frammentata, dove la cooperazione lascia spazio alla competizione e le istituzioni sovranazionali perdono il loro ruolo, qualcosa che gli Stati Uniti, possono permettersi, ma i singoli Paesi europei no. Se il vento del sovranismo continuerà a soffiare, il futuro dell’Occidente sarà più instabile che mai. E a guadagnarci, più che i cittadini, potrebbero essere i regimi autoritari, che da tempo osservano e alimentano la sua frammentazione.