Il fenomeno

Il «grande sfratto» dalla periferia di Lugano

Interi palazzi svuotati, inquilini costretti ad andarsene «come dei pacchi postali». Cosa succede?
Viganello, 6 dicembre 2024 - Palazzo in Via Muggina 4 - è stato venduto e gli inquilini verranno sfrattati © CdT/ Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
08.12.2024 06:00

Nel palazzo in via Muggina a Viganello è rimasto solo un inquilino, su 14 appartamenti. Il signor Akam, ex cuoco di origini curde, vive da settimane in una situazione surreale.

«Di notte non ci sono più rumori - dice - questo è il lato positivo».

L'ingresso del palazzo in via Muggina (Cdt - Zocchetti)
L'ingresso del palazzo in via Muggina (Cdt - Zocchetti)

Per il resto il palazzo è ormai un cantiere: macerie, appartamenti sventrati, mucchi di mobili da buttare. Sul pianerottolo al sesto piano l’ultimo abitante ha iniziato a stipare le sue cose: a fine mese andrà a Molino Nuovo. Anche lui ha ricevuto la disdetta dai nuovi proprietari che - spiegano al telefono - dopo il restyling non escludono di fare affitti turistici.

Fuori tutti

A poca distanza la signora Antonella controlla le bucalettere di un altro palazzo in via Taddei, dove fino a ieri lavorava come custode. Non è più il suo lavoro, e non è nemmeno più casa sua: in un colpo solo ha perso entrambi questo autunno, dopo che lo stabile è stato venduto. Su 18 unità immobiliari 14 famiglie dovranno andarsene.

«In agosto sono circolate le prime voci. A settembre abbiamo incontrato i nuovi proprietari» racconta la donna. «Ci hanno detto: o comprate, o ve ne andate».

Antonella non può permettersi la somma richiesta (850mila franchi) per il quadrilocale dove vive con la famiglia: nei prossimi mesi dovrà traslocare e lo stesso faranno i suoi vicini, uno dopo l’altro, finché il palazzo non rimarrà vuoto come quello di Akam. A poche centinaia di metri, in via alle Vigne a Pregassona, è successa la stessa cosa. Nell’arco di pochi mesi tre palazzine - 43 appartamenti in totale - sono state acquistate e rivendute da un intermediario immobiliare. Anche qui solo una parte degli inquilini - una decina - hanno potuto acquistare gli appartamenti.

Trasloco collettivo

È un lungo addio che è iniziato oltre un anno fa e ha coinvolto, abbastanza silenziosamente, più persone di quante s’immagini. Diversi palazzi o addirittura interi quartieri - nel Luganese e non solo - sono stati dismessi dai grandi fondi istituzionali che storicamente possedevano, e continuano a possedere, ampie porzioni del parco immobiliare in Ticino.

Sempre nel mese di settembre, mentre Antonella riceveva la brutta notizia, l’assicurazione Helvetia completava la vendita del quartiere Vergiò a Breganzona a una società ticinese, che poco dopo ha annunciato la vendita di circa un terzo delle abitazioni - un centinaio, su un totale di 309 - con modalità simili. Il promotore è lo stesso di via alle Vigne, del resto: fa parte di un ristretto gruppo di operatori che di recente si sono distinti in questo tipo di «affari».

Il palazzo in via Taddei
Il palazzo in via Taddei

Nell’ormai ex villaggio Helvetia gli affittuari non l’hanno presa bene. Il quartiere risale a fine anni ‘80 e - questa è una costante nei casi presi in considerazione - è composto da abitazioni ormai «attempate» e abitate da tempo dalle stesse persone. Un gruppo di loro si è rivolto alla Regione, settimana scorsa, per esprimere un malcontento che sembra generale: in via Vergiò anche gli affitti erano gli stessi da decenni. Chi se ne andrà dovrà scegliere se pagare un affitto più alto per rimanere nella zona, oppure spostarsi verso zone più periferiche.

Oltre 700 solo nel Luganese

Non succede solo a Viganello o Breganzona, ma in tutta quella che un tempo era la periferia di Lugano oggi inglobata nel continuum con i comuni limitrofi. Nell’ultimo anno e mezzo sono oltre 700 le abitazioni cedute dai grossi fondi immobiliari nella fascia semi-periferica - che comprende anche Pregassona, Molino Nuovo, Massagno - e rilevati da nuovi proprietari a prezzi molto concorrenziali, secondo un’osservazione della società Leading Investors. «Circa metà di queste unità immobiliari sono state o saranno a breve rimesse in vendita come proprietà per piani» spiega il direttore Manuel Gamper. «Si tratta di un fenomeno di dimensioni notevoli, che ha un impatto sul mercato immobiliare nel suo complesso».

Venduti e spesso svenduti dalle casse pensioni o dalle grandi assicurazioni spinte dalla congiuntura economica - vedi articolo a fianco - i «latifondi» immobiliari vengono spezzettati e venduti a prezzi (quasi) di saldo, spesso in tempi record. «È un’immissione di abitazioni a costo contenuto che soddisfa le esigenze di acquisto di una parte della clientela, in un momento in cui la classe media ticinese fatica ad acquistare casa» osserva Gamper.

«Uno su cinque compra»

La conferma arriva dagli stessi operatori. «Circa un inquilino su cinque è ben contento di acquistare la casa in cui viveva in affitto da tanti anni» raccontano i titolari di Monopoly Group. «Le altre abitazioni vengono vendute a nuovi abitanti, che in genere non potrebbero permettersi perzzi più alti». La società - fondata nel 2015 a Lugano - ha rilevato in pochi mesi le palazzine di Breganzona e Pregassona e ora sta «procedendo con le vendite» a passo spedito. «Siamo specializzati in questo genere di operazione» spiegano i due soci.

Il quartiere Vergiò a Breganzona
Il quartiere Vergiò a Breganzona

Per quanto riguarda le lamentele degli inquilini la società precisa che «la maggioranza delle abitazioni rimarranno comunque in affitto» e per le altre (un centinaio solo a Breganzona) assicura di stare adottando «tutte le misure necessarie per non arrivare a delle disdette, dialogando con gli inquilini e cercando dove possibile delle soluzioni». Una buona parte degli abitanti avrebbe sopra i 60 anni (un’inquilina 102 anni). «Le condizioni dei casi particolari e più delicati rimarranno chiaramente invariate» assicurano i titolari.

«Venduti» a propria insaputa

A Cureglia quattro palazzine un tempo proprietà del fondo pensione Crossair sono state vendute nelle scorse settimane da un fondo zurighese. Gli inquilini - una quarantina di famiglie - non sanno ancora chi è il nuovo padrone di casa e quali siano le sue intenzioni. «In realtà non siamo nemmeno stati informati della vendita, l’abbiamo saputo per vie traverse» racconta una pensionata che vive qui dagli anni ‘80. Paga mille franchi al mese per un trilocale e a un prezzo simile - lo sa bene - non troverebbe niente nei paraggi. «Speriamo che ci lascino dove siamo!».

L’Associazione degli inquilini segue buona parte di questi casi, ma laddove vengono rispettate le regole di disdetta - non mancano casi di vertenze finite in conciliazione - non può fare molto. «I grandi fondi stanno scaricando il problema sugli inquilini, dopo avere incassato per decenni gli affitti senza investire nella qualità degli immobili. Ora gli speculatori hanno mano libera, ma la politica potrebbe fare qualcosa quanto meno per creare delle alternative» afferma il presidente dell’ASI Adriano Venuti. «Il Comune potrebbe agire sui diritti di superficie oppure acquistare abitazioni per creare delle zone a pigione moderata, come avviene altrove».

Per ora gli inquilini devono sbrigarsela da soli. «Ci verrà l’esaurimento» si sfoga una pensionata che fino al mese scorso abitava in via Muggina a Viganello. Ha appena finito il trasloco: è riuscita a trovare casa nella stessa via a un costo più alto, e al momento il riscaldamento non funziona. «Ma mi considero ancora fortunata».

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