Il miraggio dei 10 milioni di abitanti
La popolazione svizzera non cessa di aumentare. A fine giugno ha superato i 9 milioni di abitanti (più del doppio rispetto all’immediato Dopoguerra) e secondo gli scenari dell’Ufficio federale di statistica potrebbe raggiungere i 10 milioni già prima del 2040, forse del 2035. «Io credo che ci arriveremo prima che presto - sostiene l’economista Ivano Dandrea, autore del libro ‘L’incertezza demografica’ -. In questo momento la Svizzera è incredibilmente attrattiva. Se si ragionasse solo in termini numerici, la Svizzera potrebbe anche non preoccuparsi del calo della natalità, visto come riesce ad attrarre persone dall’estero». È infatti l’immigrazione che sta guidando la forte crescita del nostro Paese. Un’immigrazione che però potrebbe anche non durare nel tempo. «Molto probabilmente la Svizzera non arriverà mai a 10 milioni di abitanti», avverte Henrik Budliger, demografo che ha fondato e dirige il centro di competenza indipendente Demografik, con sede a Basilea. «Siamo ancora un Paese attrattivo ma il divario con gli altri Paesi si sta assottigliando» aggiunge Budliger. Oltretutto, il calo delle nascite a livello mondiale accrescerà la concorrenza per accaparrarsi i lavoratori. «Secondo le previsioni dell’ONU il tasso di natalità globale scenderà al di sotto del 2,1 già nel 2030 - afferma il demografo basilese -. A quel punto il declino della popolazione mondiale sarà inevitabile».
Signor Budliger, cent’anni fa la Svizzera aveva meno di 4 milioni di abitanti, oggi siamo più di 9 milioni. Questa crescita ha avuto più effetti positivi o negativi?
«La crescita è una forza motrice importante per l’umanità. Questa crescita ha portato a una maggiore prosperità, a costo di una maggiore urbanizzazione di molte regioni, ciò che non piace a tutti».
In teoria, qual è il numero massimo di abitanti che la Svizzera potrebbe contenere?
«La ricercatrice del Politecnico di Zurigo Sibylle Wälty ha analizzato questa questione. Con l’espansione dei quartieri di 10 minuti, che in alcuni centri permettono di raggiungere tutto a piedi - lavoro, shopping e tempo libero - è giunta alla conclusione che, con le infrastrutture esistenti, la Svizzera potrebbe teoricamente avere una capacità di 16 milioni di abitanti».
Però lei sostiene che molto probabilmente non arriveremo nemmeno a 10 milioni. Perché?
«La Svizzera ha registrato una forte crescita negli ultimi anni, ma questo non significa che continuerà a crescere in futuro. L’immigrazione è guidata dai posti vacanti nel mercato del lavoro locale. Tuttavia, il numero di posti vacanti sta diminuendo e la crescita economica è rallentata. D’altra parte, la forza lavoro nei principali Paesi di immigrazione della Svizzera si sta riducendo. Poiché sia la domanda di immigrazione che l’offerta di potenziali immigrati si stanno riducendo, presumo che l’immigrazione diminuirà».
Negli ultimi anni la popolazione è sempre cresciuta di almeno 60.000 abitanti, nel 2023 di più di 120.000. Quando dovrebbe avvenire l’inversione di tendenza e perché?
«La crescita della popolazione è costituita da tre componenti. L’eccedenza di nascite, cioè la differenza tra nascite e morti, la migrazione netta (immigrazione meno emigrazione) e l’effetto Ucraina. Le nascite sono diminuite e tra pochi anni avremo più morti che nascite. La migrazione netta è già stata soggetta a grandi fluttuazioni in passato. Negli anni ‘90 ci sono stati addirittura due anni con migrazione netta negativa, quando l’emigrazione era superiore all’immigrazione. L’effetto Ucraina ha reso il 2023 un anno record. Si spera che la guerra finisca presto e si può presumere che molti ucraini torneranno in patria».
Dunque l’Ufficio federale di statistica si sbaglia quando prevede che nel 2050 saremo in 10,44 milioni?
«L’UST pubblica ogni cinque anni tre scenari di sviluppo demografico, i più recenti dei quali risalgono al 2020. Nello scenario medio, la Svizzera raggiungerebbe i 10 milioni di abitanti entro il 2040, nello scenario alto entro il 2035 e nello scenario basso la popolazione stagnerebbe a 9,6 milioni».
Lei concorda con lo scenario basso?
«Personalmente è quello che ritengo più probabile. Corrisponde grosso modo anche alle previsioni dell’ONU. Ma è sempre difficile fare stime a lungo termine, a causa dell’alto livello di incertezza che circonda l’immigrazione. Nel 2025, l’UST pubblicherà i nuovi scenari, per i quali ho potuto fornire il mio contributo in un gruppo di esperti».
Con la sua iniziativa per limitare la popolazione, l’UDC si sta preoccupando inutilmente?
«Non credo che l’UDC si stia preoccupando inutilmente. Si sta preoccupando delle cose sbagliate. Perché se lo sviluppo demografico non è chiaro ed è consigliabile ipotizzare diversi scenari, l’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto. Anche se l’immigrazione rimanesse stabile e la Svizzera raggiungesse la soglia dei 10 milioni, la forza lavoro non crescerebbe ma ristagnerebbe».
Dunque il vero problema è l’invecchiamento?
«Per il funzionamento di una società è fondamentale il numero di persone in età lavorativa, cioè tra i 20 e i 64 anni. In alcune regioni, come il Ticino o i Grigioni, questo numero sta già diminuendo. Questo dato preoccupante è completamente ignorato nell’intero dibattito sull’immigrazione. Eppure l’invecchiamento della popolazione sarà una delle maggiori sfide per il futuro».
Ad accrescere la forza lavoro ci pensano i frontalieri, in continuo aumento. O anche loro diminuiranno?
«In quanto basilese, conosco bene anch’io il tema del frontalierato. A Basilea vediamo addirittura espatriati provenienti da altri Paesi che vengono a lavorare in Svizzera ma scelgono di vivere in Francia o in Germania. E sono sempre più numerosi gli svizzeri che si trasferiscono all’estero ma continuano a lavorare in Svizzera».
È un fenomeno che si può contrastare?
«Se le differenze salariali e di costi degli alloggi tra i Paesi rimangono così elevate, il numero di frontalieri non potrà fare altro che continuare ad aumentare. A meno che non venga regolamentato dai Paesi».
Le nascite sono in caduta libera. Crede che torneranno ad aumentare?
«È molto importante che il tasso di natalità si riprenda presto. Se rimane permanentemente al di sotto del 2,1, il ‘tasso di sostituzione’, prima o poi ci estingueremo. Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, il tasso di natalità globale scenderà al di sotto del 2,1 già nel 2030. A quel punto il declino della popolazione mondiale diventerà inevitabile con un certo ritardo e potrà essere compensato solo se la fertilità tornerà a superare il 2,1».
Come si può fare?
«Sono diversi i fattori che hanno portato agli odierni bassi tassi di natalità. Mancano prospettive positive per il futuro. A ciò si aggiunge il deterioramento della fertilità maschile e femminile dovuto alle influenze ambientali e a stili di vita malsani e stressanti. La compatibilità tra lavoro e vita familiare deve essere migliorata e la società e lo Stato devono riconoscere l’importanza dei bambini».
Ma è per forza un male, se la popolazione diminuisce?
«Un Paese con una popolazione in calo si trova in una situazione molto scomoda. Anche la contrazione della forza lavoro, che presto si verificherà anche in presenza di una popolazione in crescita, ci porrà delle sfide importanti. Se il rapporto tra pensionati e forza lavoro peggiora, la produzione economica diminuisce, la domanda di beni e servizi e di abitazioni diminuisce e le entrate fiscali diminuiscono».
La Svizzera offre salari tra i più alti al mondo. Non crede che resterà attrattiva?
«La Svizzera è sicuramente attrattiva. Però credo che negli ultimi anni il divario con altri Paesi si sia ridotto. In Svizzera i salari sono alti, ma anche il costo della vita è molto alto. Per molte persone acquistare una casa è quasi impossibile. Non dobbiamo sentirci troppo al sicuro. Oggi siamo attrattivi per i lavoratori stranieri ma la concorrenza sta aumentando. Un giorno i lavoratori stranieri potrebbero trovare più conveniente tornare nel loro Paese».
Se in Europa dovesse scarseggiare la manodopera, potremmo pescare più lontano.
«Io sono un demografo e non seguo un’agenda politica. Spetta alla società decidere se la Svizzera debba invecchiare più rapidamente o meno rapidamente, con una maggiore immigrazione dall’Europa e dai Paesi terzi».