Racconti d'estate

Il pilota-gentiluomo che vuole riportare sul Ceresio i «bolidi» dell’epoca che fu

Dai deserti dell’Arabia al circuito di Campione passando per Lugano: Ermanno De Angelis, l’imprenditore che corre a bordo delle automobili più vecchie del mondo
Ermanno De Angelis, nato a Roma nel 1965, si è trasferito a Lugano dove da alcuni anni organizza eventi legati al motorismo. CdT/ Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
07.07.2024 06:00

A incontrarlo sembra «d’epoca» anche lui. Giacca a righe, baffetti stile Clark Gable, foulard al collo come fosse appena sceso da una delle sue amate vetture storiche. In realtà, all’appuntamento Ermanno De Angelis è arrivato a piedi («abito in centro») e a Lugano di solito si sposta con una moderna auto sportiva («perché alla fine bisogna viaggiare comodi»).

Ma la sua vera anima è quella di un pilota di cent’anni fa. Un pilota-gentiluomo, anche un po’ storico e ricercatore. Del resto, l’imprenditore che ha deciso di riportare in vita l’antico circuito automobilistico di Campione d’Italia - la notizia dell’estate per gli appassionati del settore - non poteva essere totalmente un uomo del nostro tempo.

«Le auto sono storia, arte, sono evoluzione dei territori» spiega. «C’è gente che non lo capisce e vede solo inquinamento, ma la realtà è molto diversa. C’è tutta una cultura da scoprire e raccontare, per certi versi una cultura trascurata».

Una corda come freno

Di auto De Angelis se ne intende. Ha sfrecciato nel deserto dell’Arabia Saudita, da Brescia a Roma con una OM vecchia cent’anni, durante la Mille Miglia si è anche cappottato in un fosso («ma non guidavo io») uscendone «vivo per miracolo». Da quando ha lasciato la sua carriera da dirigente d’azienda in Italia per dedicarsi al motorismo, il 58.enne ha guidato più di sessanta auto d’epoca tra viaggi di piacere e competizioni in cui però «l’importante è arrivare in fondo» e l’esperienza di guida è già di per sé un viaggio nel tempo.

«Bisogna intendersi quando parliamo d’auto d’epoca» precisa. «Il volante nei modelli più antichi è a destra: non per un’influenza anglosassone ma perché una volta il guidatore doveva prestare molta più attenzione a pedoni, biciclette e cavalli sul lato destro, che alle rare auto provenienti in senso opposto». Poi ci sono - anzi non ci sono - i freni: «Le vetture più vecchie frenano sostanzialmente con una corda. Può far paura, ma bisogna considerare che una volta le strade erano molto poco trafficate».

Il circuito di Campione d’Italia

Oggi lo sono molto di più. E sono affollate anche le kermesse commemorative come quella che De Angelis sta organizzando a Campione. Per le vie dell’enclave seguirà un tracciato storico dove in due uniche edizioni - nel 1937 e nel 1946 - corsero leggende come Tazio Nuvolari e Antonio Ascari. L’imprenditore, che si chiama come un altro grande pilota del tempo che fu - Elio De Angelis, «anche lui romano d’origine ma non eravamo parenti» - ha scoperto l’esistenza del tracciato dimenticato «un po’ per caso» mentre faceva ricerche sulla storia automobilistica svizzera. «Il Ticino è terra di grandi campioni e di grandi collezionisti. Io non ci sono nato, ma l’ho scelta - dice - e mi sono messo a curiosare nella storia». Curiosando De Angelis ha scoperto che a Lugano non esisteva un Automobil Club (lo ha fondato l’anno scorso, con l’appoggio del Comune) e che dall’altra parte del Ceresio esisteva un circuito collaudato e inutilizzato da oltre 70 anni. «Ho contattato il Municipio proponendo di riportarlo in vita - racconta - L’idea è piaciuta e in pochissimo tempo la giunta ha fatto una delibera ad hoc».

Ecologista «sui generis»

Per tre giorni a settembre dell’anno prossimo l’enclave sarà bloccata al traffico e percorsa da un centinaio di auto d’epoca, una trentina di moto e altrettanti natanti storici. L’idea è di creare un «ponte» anche con Lugano, organizzando una gita dei veicoli in collaborazione con le autorità cittadine. «Il problema è che alcuni sono senza targa - anticipa - ma lo risolveremo».

Non è l’unico in realtà.De Angelis organizza kermesse simili di mestiere - a Lugano ha costituito una agenzia di viaggi ed eventi legati al motorismo, la Victorious SA - e sa cosa aspettarsi. «Quando noi appassionati di motorismo attraversiamo una città c’è sempre qualcuno che si tappa il naso e fa polemica, ci sono abituato» dice. «È chiaro che le vetture di una volta sono più inquinanti di quelle odierne ma il loro impatto ambientale, se si guarda al totale delle emissioni del settore dei trasporti, è pari a zero. Parliamo di poche centinaia di appassionati che in un anno fanno meno di mille km in media».

Per parare il colpo le emissioni dell’evento saranno compensate «con la piantumazione di alberi in territorio svizzero» spiega De Angelis. «Faremo una donazione a una fondazione che si occupa proprio di questo». Come per ogni appassionato di quattro ruote, del resto, il suo rapporto con l’ecologismo può definirsi combattuto. «Io ecologista? Direi che sono una persona equilibrata» argomenta. Fa presente che secondo la Federazione Svizzera dei Veicoli Storici (SHVF) l’indotto del settore vale 8 miliardi di franchi l’anno. «In tutte le cose ci vogliono concretezza e senso della misura - chiosa -. Le auto fanno parte della nostra storia e staranno con noi ancora a lungo».

Sembrerà anche un uomo d’altri tempi, ma in realtà De Angelis pensa al futuro. Un futuro pieno di veicoli del passato.

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