Il caso

Il professore «silurato» a ricreazione

Alla Spai di Mendrisio è polemica sul licenziamento di un docente a pochi giorni dalla fine della scuola — Gli studenti: «Siamo tutti con lui»
© Ti-Press / Francesca Agosta
Davide Illarietti
23.06.2024 09:00

L’anno scolastico sembrava finito in modo tranquillo. E invece neanche per sogno. Il «caso» covava da tempo ed è scoppiato alla SPAI di Mendrisio pochi giorni prima dell’ultima campanella. Un docente licenziato, studenti sul piede di guerra, la direzione che nicchia. Per le chat di classe - e gli avvocati - ce n’è per tutta l’estate.

La notizia è arrivata dal Consiglio di Stato il 6 giugno via raccomandata, ma è stata comunicata al destinatario - il docente oggetto di sospensione finalizzata al licenziamento - durante una ricreazione del mattino mentre gli allievi erano pronti a tornare sui banchi. «Sei sollevato dall’incarico, puoi andare a casa» è il succo del messaggio recapitato a voce, in corridoio, dal direttore all’insegnante di elettrotecnica.

Le lettere degli studenti

Il docente è tornato in aula e ha preferito continuare la lezione - troverà poi la lettera nel pomeriggio, una volta rientrato a casa - ma agli allievi non è sfuggito che qualcosa non andava. Le voci corrono, la «vacanza» anticipata e forzata del «sore» fa discutere nei giorni successivi. Le classi si riuniscono e gli allievi decidono di scrivere a La Domenica, che in passato si è occupata delle tensioni all’interno dell’istituto.

Due classi quarte e una terza raccontano via mail il proprio disagio. Gli allievi si chiedono «il motivo di questa scelta» dopo avere concordato all’unanimità - «confrontandoci tra noi» - che il docente sospeso ha «ottime capacità di insegnamento», è «un uomo colto e dagli ottimi valori» che «per anni ha svolto con passione e dedizione il proprio ruolo». Un «grandissimo professore e una persona stupenda», lo definiscono gli allievi di una classe terza. «Sempre pronto ad ascoltare e aiutare anche oltre la scuola».

La decisione del Consiglio di Stato

La generosità e la schiettezza degli allievi - «speriamo che la stampa possa fare luce» - si scontra contro il linguaggio burocratico con cui il Consiglio di Stato ha deliberato l’allontanamento («ingiusto e inopportuno» per i giovani apprendisti) senza fornire, di fatto, troppe spiegazioni.

La risoluzione governativa, datata 5 giugno, fa riferimento alla «compromissione del rapporto di fiducia» con i funzionari dirigenti. Il resto è burocratese: ai sensi della legge (Lord, articoli 58 e 60) il licenziamento può scattare in presenza di «qualsiasi circostanza oggettiva o soggettiva» per cui «non si può ritenere in buona fede che l’autorità di nomina possa continuare il rapporto d’impiego nella stessa funzione».

Tradotto: anche il docente più bravo del mondo può essere lasciato a casa, da un giorno all’altro, in presenza di «giustificati motivi». Poco importa se, come obiettato nel ricorso presentato giovedì, nel caso in questione mancavano nove giorni alla fine della scuola e il docente «doveva ancora terminare di dare le note agli allievi» e prendere parte ai consigli di classe. «Gli allievi - si legge - hanno visto scomparire il loro professore senza alcuna spiegazione, né la possibilità di un saluto prima della pausa estiva».

Lamentele diffuse

Non è l’unica anomalia. Il licenziamento non è stato preceduto da un’inchiesta interna, come avviene di norma in caso di possibili sanzioni - nessun confronto tra docente e superiori né con la direzione. «Mistero» dunque sulle motivazioni: il direttore della Spai, contattato al telefono, risponde che il caso è «oggetto di una procedura amministrativa» e rimanda al DECS («no comment»). Il Dipartimento a sua volta non rilascia dichiarazioni né spiegazioni.

In realtà un’idea su cosa è successo gli allievi se la sono fatta. E in effetti non è così difficile da immaginare. Due mesi fa La Domenica dedicava un articolo ai malumori sorti alla SPAI in merito alla gestione dell’istituto: diversi apprendisti si erano rivolti proprio all’insegnante di elettrotecnica per far pervenire al DECS le proprie lamentele. Il malcontento - sorto da alcuni metodi di insegnamento ritenuti «inadeguati» dagli allievi - era sfociato in una sanzione amministrativa. Anche l’insegnante di elettronica era stato ammonito, per avere «alzato i toni» con i superiori mentre si faceva portavoce degli allievi.

A due mesi dall’articolo, il licenziamento forse è più di una coincidenza. Eppure la frustrazione non era condivisa solo dagli allievi. Un gruppo di insegnanti nelle stesse settimane si era rivolto all’OCST per esprimere la propria insoddisfazione sulla gestione della scuola e per il clima di lavoro. Il sindacato conferma di avere incontrato a suo tempo i docenti, e di avere presentato una segnalazione formale al DECS. Con il sostegno del sindacato, l’insegnante è assistito dall’avvocato del lavoro Stefano Fornara che, in passato, ha lavorato alle inchieste interne per molestie in seno alla RSI e a UNITAS (su incarico del Cantone).

L’insegnante - al servizio del Cantone da 35 anni - chiede di tornare in cattedra il prima possibile. «L’allontanamento non è giustificato da rischi per l’integrità di qualcuno o altri motivi oggettivi » si limita a osservare il legale. «A maggior ragione le tempistiche stupiscono, considerato che la decisione è stata presa senza rispettare le procedure previste per casi simili, e il diritto dell’interessato di essere sentito». Mancanze a cui, confida la parte in causa, saranno i giudici a porre rimedio.

In questo articolo: