Il ritorno di fiamma del pellet

Il peggio è alle spalle. Chi ha una stufa a pellet, la segatura schiacciata a forma di bussolotto, è tornato a sorridere. Perché i prezzi, che alcuni anni fa erano esplosi, sono tornati a essere vantaggiosi. Dario Previti, direttore del Thermocentro di Giubiasco - uno dei centri di riferimento in Ticino per le energie rinnovabili- se n’è accorto benissimo, dato che i clienti stanno tornando ad acquistare i preziosi sacchetti contenenti il combustibile alternativo, così come le stufe necessarie per farli funzionare. «Le persone stanno tornando ad avere fiducia - conferma- hanno insomma capito che si tratta di un’energia tra le più convenienti, se non la più conveniente in assoluto». Non era così due anni fa, quando il costo di un sacchetto era raddoppiato, passando da 4 franchi a più di 10. «Oggi la situazione si è normalizzata rispetto ad allora - riprende Previti - oggi il prezzo è tornato ai livelli storici, ossia a circa 5 franchi il sacchetto, che è un costo che tiene conto dell’inflazione e dalle risorse necessario a produrlo».
Il boom italiano
Ecologico e a buon mercato, il pellet ci aveva messo poco a conquistare una buona fetta di consumatori. E così in breve tempo si era preso nuove quote di mercato. Anche in Ticino. Dove la pellet-mania non ha raggiunto il livello, ad esempio, dell’Italia, che è il Paese europeo con il più alto numero di stufe a pellet installate, sono circa 2,2 milioni. Ma ha comunque interessato più di un consumatore per la sua sostenibilità ambientale e la sua convenienza, appunto.
I motivi del rincaro
Nel 2022 però l’amara sorpresa. Quasi di punto in bianco non era più conveniente come prima. «L’anno in cui il pellet è stato demonizzato - Previti usa proprio questo termine, demonizzato - sono in realtà schizzate verso l’alto anche le tariffe dell’elettricità e del gas, ma nell’immaginario collettivo il pellet è sempre stato il combustibile che costava poco. Questo per dire che è vero che il suo prezzo è aumentato, ma è anche vero che era comunque quello ancora più a buon mercato».
Svelato ( o meglio, ridimensionato)l’arcano, Previti entra nei particolari, spiegando quali sono i fattori che possono determinare il prezzo al dettaglio. «I fattori sono principalmente due. Da una parte occorre tenere presente il costo dell’energia elettrica che serve a produrlo. Infatti il pellet si ricava dalla segatura che deve venire schiacciata e infine essicata. Dall’altra bisogna tenere conto dei costi di stoccaggio e trasporto che avvengono quasi sempre su gomma e quindi a incidere sul costo finale è anche il prezzo del gasolio».
La prima produzione ticinese
Particolare curioso, il ritorno di fiamma del pellet sta avvenendo proprio nel momento in cui ha preso il via in Ticino la prima produzione di pellet 100% ticinese, ossia basata esclusivamente sull’uso di legname proveniente dalla regione. A inaugurarla pochissimi giorni fa a Biasca è stata la società PelleTicino, la cui attività è stata direttamente e indirettamente sostenuta anche dalle autorità cantonali, poiché coerente con la politica di valorizzazione della risorsa legno e l’esigenza della decarbonizzazione dell’approvvigionamento energetico. Secondo i promotori a pieno regime la produzione a Biasca dovrebbe essere di 4.000 tonnellate all’anno.
Il giusto equilibrio calorico
Biasca e Giubiasco non sono lontani e per il momento al Thermocentro si guarda con interesse all’iniziativa che ha preso piede nelle Tre Valli. «I nostri generi di vendita sono due - specifica il direttore della struttura a cui sono abbonate più di 700 utenze -. La prima è di produzione svizzera al 100% e avviene con i nostri camion. La seconda è quella in sacchi attraverso un partner austriaco di altissima qualità. Quello che contraddistingue il nostro centro è che noi siamo in grado di testare il pellet. Facciamo insomma delle prove così da vendere e proporre solo pellet di alta qualità. Non va infatti dimenticato che il potere calorico deve mantenersi equilibrato, altrimenti c’è il rischio di andare a creare dei fastidiosi residui e nei casi peggori di deformare il bracere della stufa».