L'intervista

«Il ruolo dell’ONU è creare consenso per allentare le tensioni, perfino per la guerra in Ucraina»

A tu per tu con Maria Francesca Spatolisano, assistente del Segretario Generale delle Nazioni Unite
© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Gianna Pontecorboli
24.09.2023 06:00

Dal 2018, Maria Francesca Spatolisano è una delle più strette e preziose collaboratrici del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres. Dalla sua posizione di assistente segretario generale per la coordinazione politica e gli affari tra le singole agenzie nel Dipartimento degli affari economici e sociali osserva un’Assemblea Generale che ha molti e controversi temi sul tappeto. E che è sicuramente carica di tensioni. La sua esperienza di diplomatica ad alto livello, prima all’Unione europea come funzionaria e ambasciatrice all’Unesco, a Monaco e a Andorra, e ora al Palazzo di Vetro, le permette di esaminare gli avvenimenti con un’ottica speciale, professionale, politica e femminile al tempo stesso.

In questi giorni, al di là dei discorsi ufficiali, ci sono stati infiniti incontri bilaterali e multilaterali tra i leader di tutto il mondo. Pensa che ci sia la possibilità di fare un passo avanti concreto per la soluzione dei tanti problemi che turbano il mondo?

«Noi tutti speriamo che venga fuori qualcosa. Al Segretariato stiamo lavorando moltissimo perché sia utile e porti a risultati concreti, che in tanti incontri e scambi di idee magari nascano delle proposte di soluzioni, magari perfino per la guerra in Ucraina».

Voi cosa potete fare?

«Il nostro obiettivo è creare il consenso, che è la moneta aurea delle Nazioni Unite. Nel settore dello sviluppo sostenibile, per esempio, il vertice organizzato nel weekend prima dell’inizio del dibattito e a cui ha partecipato il settore privato è stato una occasione importante di incontro delle Nazioni Unite con il resto del mondo. Noi speriamo che questi partecipanti specializzati portino il loro contributo costruttivo. Ci sono 12 iniziative in cui speriamo di poter avere un contributo concreto nel medio e lungo termine».

Parlando di sviluppo sostenibile, uno dei problemi più acuti è sicuramente quello di creare un sistema finanziario più adatto alle esigenze di oggi e più accessibile anche per i Paesi più poveri. Quale sarà a suo giudizio, il risultato in questo settore?

«Anche in questo ambito ci sono segnali positivi. La questione, ovviamente, non si può decidere all’ONU, ma il fatto stesso che ci sia una discussione avrà sicuramente un impatto, creerà una giusta pressione. I soldi, è chiaro, sono nelle banche e spetterà alle banche metterli a disposizione di chi ne ha bisogno. Più a lungo termine quello che speriamo di fare è costruire uno spirito di rinnovata fiducia nelle istituzioni finanziarie, non solo quelle internazionali, ma anche quelle locali perchè sono necessarie tutte».

I recenti colpi di stato in Africa.Che cosa può fare l’ONU per aiutare le popolazioni?

«Questo è un problema che ci mette in una situazione difficile perché da un lato c’è l’aspetto umanitario, e uno cerca comunque di essere presente, ma dall’altro c’è il rapporto con dei governi che sono governi di fatto e non di diritto, e c’è il rischio di legittimarli».

Tornando dopo molti anni, ha osservato dei cambiamenti al Palazzo di Vetro?

«Sono stata alle Nazioni Unite come delegata e come ambasciatrice già 15 anni fa e quando sono arrivata ovviamente avevo già una certa familiarità con le dinamiche dell’ONU. Ma venire come delegata o ambasciatore o essere una funzionaria è profondamente diverso, il ruolo del delegato e dell’ambasciatore è molto più forte, mentre il lavoro all’interno del segretariato ha meno autonomia e qualche volta puè essere difficile trovare un equilibrio tra le esigenze di Paesi tanto diversi. Ci sono poi oggi delle differenze che sono il riflesso delle differenze nel mondo. Sicuramente c’era un tempo una maggiore coerenza con gli obbiettivi della Carta delle Nazioni Unite. Questo entusiasmo per la cooperazione internazionale è ora smentito dai fatti in tante aree e questo rende il nostro lavoro più difficile. Bisogna anche dire però che non è vero in tutte le aree».

Per esempio?

«Per esempio quando si parla di intervento umanitario e anche di politiche dello sviluppo sostenibile, c’è ancora molto spazio per lavorare bene insieme, mentre quando si va alle tensioni geopolitiche, il disastro è evidente nella violazione che la Russia ha fatto della Carta delle Nazioni Unite».

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