L'intervista

Il Ticino degli UFO e degli incontri ravvicinati di ogni tipo

L'ufologa ticinese Candida Mammoliti da trent'anni cerca altra vita nell'universo: «Non possiamo esistere solo noi»
©Chiara Zocchetti
Marco Ortelli
13.10.2024 15:00

I film designati come fantascientifici prediletti da Candida Mammoliti? «E.T. l’extra-terrestre di Steven Spielberg e Contact di Robert Zemeckis». Alla domanda se, nel piano reale, abbia avuto «incontri ravvicinati del terzo tipo», la direttrice del Centro Ufologico della Svizzera italiana CUSI, che incontriamo nella sede di Pambio, scuote il capo, informandoci però di averne avuto uno classificabile «di I tipo».

Nascita e consolidamento di una passione

Notte di Capodanno del 2013, Casa San Rocco, Dalpe, Leventina. «Dopo aver cenato e ballato in compagnia di amici, verso le 3 del mattino sono salita in camera, la cui ampia vetrata dà sulla valle. Una notte dal cielo nitido, stellato». D’un tratto… «Dal mio lato destro, molto basso sotto il costone della montagna ho visto un oggetto rettangolare, bianco, luminosissimo, che velocissimo ha attraversato tutta la vallata dirigendosi verso il San Gottardo». Non era un leventinese volante, né un razzo di Capodanno. «Premetto, non bevo, non fumo né ho mai assunto sostanze… L’oggetto aveva un’anomalia totale rispetto a qualsiasi aeromobile a noi noto, ché non ne esistono di rettangolari. Se ne andò senza lasciare scie, senza alcun rumore. Gli dissi ciao, buon anno». Da qui la catalogazione dell’avvistamento nel primo tipo: «luce vagante notturna». Bisogna tuttavia risalire nel tempo per trovare l’episodio «indiretto» che ha spinto l’insegnante di lingue ed esperta traduttrice a trasformarsi anche in appassionata ricercatrice ufologica.

Anno 1989. Nella notte un’auto percorre l’autostrada direzione Chiasso. Dopo il ponte di Melide, verso l’uscita della galleria San Nicolao la donna al volante scorge «un oggetto misterioso, di forma rotonda, pieno di piccole luci verdi pulsanti, statico, a un metro circa dall’asfalto». Non riesce a sterzare, l’impatto con l’oggetto è violento, «come se fosse un TIR», racconta la donna all’amica Candida Mammoliti per telefono, ancora in preda allo spavento. L’oggetto non è più grande di una palla da calcio. L’incontro ravvicinato ha due conseguenze. Sull’auto non un graffio, ma «come una nebbiolina». La cassetta musicale inserita nel mangianastri risulta invece parzialmente smagnetizzata. «Abbiamo allora consultato tecnici radio e Massimo Cantoni, medico psichiatra e ufologo lombardo - racconta la nostra interlocutrice -. A provocare la smagnetizzazione parziale della cassetta doveva essere stato un forte campo elettromagnetico. Cantoni invece catalogò l’oggetto impattante come non identificato». Una sonda plasmatica sconosciuta? Un fulmine globulare? «Sta di fatto che sono rimasta affascinata da quel fenomeno». La passione si consolida negli anni confluendo nella creazione del CUSI il 1. novembre 1995: «Un gruppo di amici che riteneva necessario informare correttamente la popolazione, basandosi su una realtà ufologica dai contenuti scientifici».

Certosini raccoglitori di avvistamenti

«Cosa facciamo? Raccogliamo le testimonianze delle persone. Dal 2022 a oggi abbiamo registrato un’ottantina di segnalazioni, 700 dal 1995 (da Auressio a Melide, Ravecchia, Brissago…) - racconta la presidente del CUSI - mentre dal 1947 a oggi sono più di un milione gli avvistamenti registrati a livello planetario che non rientrano nelle classificazioni convenzionali». 24 giugno 1947. Monte Rainier, Washington. Il pilota americano Kenneth Arnold avvista una formazione di misteriosi oggetti volanti. Da quel giorno d’estate la stampa mondiale inizia ad occuparsi di questo fenomeno, e non solo. «Non accettiamo tutte le segnalazioni come oro colato - prosegue Candida Mammoliti -. Col testimone appuriamo con più esattezza il fenomeno osservato. Ci informiamo ad esempio se ci siano state esercitazioni militari in zona, verifichiamo se fossero in azione dei droni, eccetera. Se non riusciamo a ricondurre la segnalazione a un fenomeno noto, viene rubricato come oggetto non identificato. Ciò non vuol dire che si sia trattato di un’astronave proveniente da chissà dove, sono semplicemente oggetti non convenzionali».

Uno spreco di spazio?

«Se ci fossimo solo noi sarebbe uno spreco di spazio», afferma Eleanor Arroway nel film Contact. Candida Mammoliti è sulla stessa lunghezza d’onda. «Uno studio del 2016 ipotizza che il numero totale di galassie nell’universo osservabile, comprese quelle troppo piccole per essere rilevate dagli attuali telescopi, sia di 2000 miliardi. La scienza sostiene che se esistessero pianeti abitati, i loro abitanti non potrebbero raggiungerci perché secondo la teoria di Einstein non potrebbero superare la velocità della luce. Un ragionamento che riflette un nostro modo di concepire le cose». Si pensi al mistero inerente ai buchi neri, il cui studio potrebbe portare a modificare la meccanica quantistica o la teoria della relatività. Allora, «dobbiamo avere l’umiltà di dire che ci sono cose per le quali noi non abbiamo una spiegazione». Del resto, già William Shakespeare, nel 1600 faceva dire ad Amleto: «Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia…».

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