Mendrisio

In Sintetica arrivano i «tagliatori di teste»

Brutta aria nell'azienda farmaceutica, tra dirigenti «dimessi» e voci di nuovi tagli imminenti
© CdT / Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
13.10.2024 16:30

Una ristrutturazione tira l’altra. E poi, chissà, un’altra ancora. È un altro autunno incerto per la farmaceutica ticinese: a un anno esatto dai primi tagli annunciati nel distretto di Pazzallo (era l’ottobre 2023) ora a perdere più foglie sembra essere l’albero di Sintetica, nel Mendrisiotto. Le prime in realtà sono cadute (foglie o «teste», per usare una metafora più brutale) già un anno fa a seguito di una dozzina di licenziamenti diventati effettivi a dicembre, in quella che era stata presentata come una «riorganizzazione strategica» e di cui la Domenica aveva a suo tempo riferito.

Una trentina di posti

Tagli mirati con cui l’azienda, una delle «big» nel Sottoceneri fondata nel 1921 a Chiasso e rilevata nel 2019 dal fondo francese Ardian, era riuscita ad evitare la procedura di licenziamento collettivo. Lontano dai riflettori, i tagli sono poi proseguiti nei primi mesi di quest’anno. Da informazioni in nostro possesso sarebbero oltre una trentina in totale i posti di lavoro soppressi - su circa 200 in Ticino - tra disdette, pre-pensionamenti e mancate sostituzioni. In questo contesto è avvenuta anche la partenza del CEO Nicola Caronzolo, sostituito a gennaio - come già riferito - dal francese Hubert Puec D’Alissac.

Che non tirasse una buona aria lo avevamo già anticipato all’epoca e lo conferma il fatto che, più di recente, altri dipendenti e dirigenti sarebbero stati «lasciati a casa» o caldamente invitati a dimettersi: dopo i tagli nei settori informatico e della ricerca e sviluppo altre partenze hanno riguardato le risorse umane e la contabilità, a fine settembre è stato licenziato il direttore HR e negli stessi giorni a fare le valigie è stato il direttore finanziario («accordo consensuale») mentre notizie di partenze illustri arrivano anche dagli Stati Uniti, dove Sintetica avrebbe avviato a sua volta una riorganizzazione. Ai primi di ottobre è stato licenziato il direttore della filiale americana, aperta nel 2022.

Analisi e preoccupazioni

Il timore tuttavia è che il «grosso» debba ancora venire e che nei prossimi mesi tocchi alla produzione e altri settori essere oggetto di possibili ridimensionamenti. Un timore indotto negli stessi dipendenti, che dal ridimensionamento sarebbero eventualmente interessati, dall’arrivo a Mendrisio nelle scorse settimane di una squadra di consulenti di una società italiana specializzata in ristrutturazioni aziendali. Le voci sui cosiddetti «tagliatori di teste» - che al contrario dei «cacciatori di teste» sono specializzati non nell’assumere, ma nel licenziare personale: vedere il film «Tra le nuvole» con George Clooney (2009) per farsi un’idea - sono corse in fretta mentre i vari reparti venivano analizzati e i dipendenti intervistati.

L’esito di questo lavoro si conoscerà solo con la consegna di un rapporto sulla «salute» dell’azienda prevista per i prossimi giorni. Ma le voci intanto sono arrivate anche all’OCST, assieme al caso di un licenziamento avvenuto settimana scorsa, e settimana prossima il sindacato - che per ora non si esprime - chiederà chiarimenti nel corso di un incontro con la direzione. Dal canto suo quest’ultima, contattata da La Domenica, precisa che «come comunicato precedentemente l’azienda ha operato nel corso del 2023 un numero limitato di licenziamenti» comunicati alla Sezione del lavoro nell’ambito di «una riorganizzazione strategica». I successivi avvicendamenti di personale «non hanno pertinenza con il progetto riorganizzativo».

La congiuntura

Sintetica è membro dell’associazione di categoria Farma Industria Ticino (Fit) la quale sta seguendo gli sviluppi ma non rilascia informazioni al riguardo. Il presidente Piero Poli sottolinea come il settore «non è estraneo alla congiuntura economica caratterizzata in particolare dal franco forte» ma non sta vivendo una fase di crisi. Nel corso dell’ultimo anno le 52 aziende associate hanno investito oltre 280 milioni «di cui circa la metà in impianti e laboratori nella prospettiva di generare occupazione sul territorio». Esistono «puntuali situazioni di difficoltà» su cui però l’organizzazione non commenta.

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