Truffe

La banda dei «pantofolai» che telefonano in Ticino

La truffa del falso nipote, nuovi retroscena del blitz a Poznań
Uno dei truffatori arrestati. © Polizia polacca
Davide Illarietti
15.12.2024 09:04

C'è qualcosa di bizzarro nelle foto scattate dalla polizia polacca nel covo dei truffatori che, da un appartamento in periferia di Poznan, facevano «incursioni» telefoniche in Ticino a caccia di anziani da raggirare. Tendine di pizzo ricamato alle finestre. Un servizio di porcellana su un tavolino in cucina. Tocchi familiari, in un appartamento forse simile a quelli in cui gli anziani ticinesi rispondevano al telefono, e cadevano nella trappola.

Foto Polizia polacca
Foto Polizia polacca

Una donna in pantofole indossa una vestaglia e un pigiama con motivi floreali: è la banalità del crimine, colta di sorpresa dal blitz condotto il 21 novembre scorso - la notizia è arrivata giovedì in Ticino - su richiesta del Ministero Pubblico e della Fedpol. Se la signora non avesse le manette ai polsi - è stata arrestata con altre due donne e due uomini, tra i 27 e i 67 anni - potrebbe sembrare una delle vittime, anziane e anziani a cui la banda ha spillato, secondo la polizia polacca, un modesto bottino di 20mila franchi (più o meno altrettanti stava per arraffarne ancora, ma gli è andata male).

Soldi facili tutto sommato: i truffatori agivano comodamente dal salotto di casa, avevano bisogno solo di qualche cellulare nemmeno nuovissimo - sequestrati assieme a dozzine di schede SIM - e due stampanti da ufficio. Per il resto il «call-center» è un normale appartamento con balcone e parquet, in cui anziché pubblicizzare prodotti o contratti i «telefonisti» si fingono nipoti o figli in difficoltà, secondo il protocollo delle chiamate-shock. Forse proprio per questa semplicità «fai-da-te» le indagini sono per contro complicate, richiedono tempo - in questo caso la caccia è partita in settembre, dopo un incontro tenutosi a Bellinzona tra gli inquirenti ticinesi e polacchi ma anche italiani, cechi, slovacchi, tedeschi - e seguono tracce incerte e per lo più telefoniche.

L'appartamento del  blitz. © Polizia polacca
L'appartamento del  blitz. © Polizia polacca

Per lo stesso motivo il fenomeno è sempre più diffuso. La truffa al telefono - anzi in pigiama e pantofole - è comoda e replicabile. Non a caso il Ministero Pubblico ha segnalato un aumento degli episodi in Ticino nel corso del 2024 - dopo un calo iniziale - e sembra che in Polonia il «falso nipote» sia diventato quasi una specialità, che sta dando da fare alla polizia locale. Scorrendo i comunicati si scopre che quella di Poznan è solo una di molte operazioni recenti. Nei giorni scorsi altri «call-center» sono stati smantellati in un appartamento e in una camera d’albergo di Varsavia (sei arresti per truffe ai danni di anziani tedeschi), in varie località nel distretto di Lodsz (dodici arresti, una quarantina di vittime in vari paesi) e in altri distretti: le vittime, va detto, a volte sono anche anziani polacchi e non per forza persone residenti in altri paesi.

I telefonini usati dalla banda.
I telefonini usati dalla banda.

Nel caso della banda «ticinese» - che però colpiva anche nel Nord Italia, specifica la polizia polacca - il copione era sempre lo stesso: in telefonate concitate i truffatori si spacciavano per figli o nipoti delle ignare vittime e raccontavano di avere causato un incidente automobilistico. Chiedevano quindi una somma in contanti per «evitare di finire in galera» e inducevano gli anziani a consegnarla a un complice, che giungeva appositamente a ritirare i soldi da oltre confine. Anche lo schema è banale - ricalca un modello ricostruito in diverse varianti, nei tribunali nostrani - ed è la conferma che le bande non puntano sullo ‘‘sforzo di fantasia’’ ma piuttosto sui grandi numeri: se la vittima non abbocca, avanti il prossimo. Il rischio tanto è minimo - almeno questa è l’illusione - e dopotutto i truffatori non si sono mai mossi dal salotto di casa. Questa volta però in galera ci sono finiti davvero, con le pantofole e il pigiama, e rischiano condanne fino a otto anni.

Uno dei membri della banda. © Polizia polacca
Uno dei membri della banda. © Polizia polacca
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