La droga e i segreti lasciati da Assad
Il regime di Assad è crollato, il leader è fuggito a Mosca, tutto si è dissolto. Ma sotto le «macerie» della dittatura, dentro armadi e scrivanie, c’è molto da scoprire. Perché la storia del clan politico ha inciso in modo sanguinoso su quella mediorientale, con agenti dell’intelligence e generali coinvolti in mille trame. I ribelli, dopo la conquista di Damasco, hanno liberato i prigionieri dalle carceri-lager e sono entrati nei palazzi del potere.
È auspicabile, pur nelle fasi caotiche, che riescono a mettere le mani sui documenti rimasti in quanto possono dare non poche risposte a crimini, eliminazioni, vicende tumultuose. Esaminare le carte ufficiali significa entrare in una serie di gironi danteschi dove non manca alcun peccato. Iniziamo dai rapporti creati ben prima degli Assad con i criminali di guerra nazisti. Ne arrivarono molti, avevano società di copertura, facevano traffici e commerci. Alcuni portarono «consigli» feroci su come gestire gli avversari, tecniche usate per sterminare gli ebrei. Un ruolo svolto da Alois Brunner, macchiatosi di colpe gravissime durante il secondo conflitto, e poi diventato consulente per la sicurezza siriana. Vivrà per molto tempo in una palazzina di Rue Haddad 7 a Damasco, ascoltato per la sua competenza da repressore. Il Mossad gli invierà due pacchi bomba che provocheranno solo delle ferite e lo indurranno a stare più attento. La sua parabola finirà quando le autorità decisero che ormai era inservibile, come un arnese da tortura ormai rotto e lo chiuderanno nei sotterranei di una caserma dove morirà all’inizio degli anni 2000 dimenticato e in preda ai suoi demoni.
Il secondo girone riguarda le coperture offerte a decine di formazioni estremiste, a mercenari come Carlos lo Sciacallo, a terroristi arabi, occidentali e giapponesi. Accolti a braccia aperte per essere usati o consentire loro di rifiatare dopo missioni all’estero. Alcune cellule sono state coinvolte in episodi seri, hanno ideato radio-bombe simili a quelle impiegate per distruggere il Jumbo Pan Am a Lockerbie (1988) e ancora prima ordigni che hanno preso di mira il trasporto aereo. Sono stati fedain addestrati dagli 007 siriani, in particolare quelli dell’aviazione, a cercare di usare attentatrici inconsapevoli, ragazze indotte a portare a bordo di un jet delle trappole esplosive celate in una valigia. Famoso il caso Hindawi con il militante che ingannò una irlandese promettendole di sposarla nel tentativo di far saltare un velivolo El Al a Londra. Piano fallito per un soffio.
Il terzo girone raccoglie le intrusioni e le manovre adottate nel vicino Libano, con sparizioni, oppositori fatto fuori, rapimenti di stranieri, attentati micidiali contro il nemico del momento. Cristiani, palestinesi, israeliani, forze internazionali. In alcuni casi i servizi segreti di Damasco sono stati coinvolti, in altri si sono limitati a lasciar fare o osservare. E Beirut è poi è diventato il perno dell’alleanza con gli Hezbollah filo-iraniani, con alcuni capi liquidati dal Mossad proprio in Siria.
Chissà che nei file non ci siano spiegazioni per chiarire dinamiche oscure, così come dettagli sull’asse con il Cremlino e sull’avversario Israele. Proprio su quest’ultimo paese sono trapelati degli appunti che confermano l’esistenza di canali riservati all’insegna del pragmatismo. Atteggiamento non sorprendente tra spioni.
E poi ancora resoconti sul traffico di Captagon, la droga sintetica prodotta da ufficiali in combutta con i narcos, importante risorsa di autofinanziamento con diramazioni internazionali. Nelle scorse ore sono state scovate tonnellate di pillole, una conferma precisa di accuse mosse da molti governi ma sarebbe utile trovare le prove su complicità e network.
Infine, l’ultimo cerchio: le decine di migliaia di scomparsi. Purtroppo, molti di loro non torneranno più a casa perché sepolti in fosse comuni, cancellati fisicamente. I familiari sperano che nelle schede delle molte polizie create dagli Assad vi sia qualcosa. Un’angoscia condivisa dai genitori e amici di Austin Tice, il giornalista americano svanito nel 2012 alle porte di Damasco. Portato via da uomini armati mai identificati, un rapimento per il quale sono stati sospettati guerriglieri, predoni e miliziani lealisti. Pochi giorni fa si è pensato che fosse stato ritrovato e invece era un altro statunitense, Travis Timmerman, un bizzarro personaggio entrato illegalmente in Siria come «pellegrino» e per questo sbattuto in galera. Se il tiranno non fosse scappato sarebbe ancora in una cella.