La griglia di partenza della Serie A

Nessun calciofilo sano di mente mancherebbe di iscrivere l’Inter di Simone Inzaghi in testa alle favorite per la vittoria del prossimo scudetto, il secondo consecutivo, il ventunesimo della storia nerazzurra. Ma se il nostro pensiero risale a solo un anno fa, alle soglie del campionato scorso, si ricorderà che il consenso a beneficio del Napoli era quasi del tutto compatto. A molti - anche a me, in tutta sincerità - non sembrava possibile che la squadra vincitrice dello scudetto con un abissale vantaggio sulla concorrenza, non potesse ripetersi in forza di una rosa per larghissima parte confermata (era partito il solo Kim, centrale di difesa, rimpiazzato da Natan) e di meccanismi di gioco collaudati e, dunque, sicuri. Invece, il granello di sabbia, sottovalutato da tutti e, in primis, dal presidente Aurelio De Laurentiis, fu la scelta dell’allenatore. Di tre (Garcia, Mazzarri, Calzona) non valevano la metà di Luciano Spalletti, il vero duca e autore di una squadra che incantava la nazione intera. Ulteriore dimostrazione che il tecnico vale spesso più degli stessi calciatori, nonostante tradizionalisti, uomisti e passatisti di ogni ordine e grado pensino il contrario, evidentemente sbagliando al pari del presidente del Napoli.
Lo stimolo al successo
Fatta questa autocritica premessa, considerare l’Inter la più forte sulla carta è quasi obbligatorio, ma non vincolante. Aver acquistato Taremi e Zielinski ha rafforzato ancor più l’organico, ma le incognite sono due. Una statistica: da dopo il filotto juventino di nove scudetti, nessuno ha saputo bissare la vittoria dell’anno precedente. L’altra antropologica: l’homo ludens, in particolare quello calcistico, di ultima generazione si sente inconsciamente appagato dal successo appena ottenuto. Per la verità, al contrario di quanto accaduto al Napoli, la dirigenza interista non ha cambiato allenatore. E poi Inzaghi, come Pioli e Spalletti, è al suo primo scudetto, ragione per cui la continuità di prestazione e lo stimolo al successo sono più vivi che mai. Insomma, essendo del tutto cambiate le premesse, potrebbero essere diverse anche le conseguenze.
Una rosa rivitalizzata
Tuttavia, sono molto convinto che il più autorevole antagonista dell’Inter, possa essere il Napoli. E questo per tre motivi precisi. Il primo: Antonio Conte, ovunque vada, apporta un plus importante e, spesso, decisivo. Il secondo: il Napoli ha mantenuto un’ottima rosa che ha solo bisogno di essere rivitalizzata. Il terzo: non avendo le coppe europee, la squadra avrà tempo per allenarsi, tempo per recuperare energie e tempo per verificare strategie diverse.
Certo, al momento di cominciare il campionato, non ha ancora completato l’organico con l’arrivo di Lukaku e, soprattutto, con la cessione di Osimhen, ma l’ingaggio di Buongiorno e la conferma di Kvaratskhelia, oltre al ringiovanimento della difesa, sono punti fermi da cui Conte saprà ripartire. Non a caso, quando arrivò alla Juve che la stagione precedente era arrivata ottava, l’allenatore leccese vinse lo scudetto al primo anno e avendo per attaccanti Matri e Vucinic.
Gasperini e il tabù della difesa
Grande è la tentazione di inserire nel lotto delle favorite l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, appena battuta, ma dopo un’ora di totale parità, dal Real Madrid di Carlo Ancelotti. Finalmente spezzato il tabù della vittoria con la conquista dell’Europa League, l’Atalanta avrebbe molto per ripetersi quantomeno in zona Champions. Pesano, però, la quasi certa rinuncia a Koopmeiners e l’infortunio di Scamacca, quest’ultimo sostituito da Retegui. La forza dei bergamaschi è nell’allenatore, ma per lottare in cinque competizioni (Supercoppa, serie A, Coppa Italia, supercoppa italiana e Champions) serve una rosa più ampia e più qualificata.
Per fortuna che il mercato non è finito. Neppure per la Juventus, in verità, che proprio dall’Atalanta aspetta Koopmeiners, in modo da completare un centrocampo rivoluzionato dagli arrivi di Douglas Luiz e Thuram junior. Al momento - parere personale - la squadra di Thiago Motta non può gareggiare nemmeno per la zona Champions, ma dovrebbe guardarsi dal Milan che Fonseca sta plasmando al meglio, a maggior ragione dopo l’arrivo di Fofana, muscoli e centimetri in un centrocampo gracile.
L’incertezza del dopo Allegri
Non per essere condizionati dalle amichevoli, ma perché le amichevoli contano davvero, altrimenti non le farebbero, oggi il Milan è la squadra che gioca meglio, mentre la Juve non ha fatto un sostanziale passo in avanti, perdendo male sia con una squadra di serie B tedesca, sia dall’Atletico Madrid. D’accordo, la squadra è incompleta, però, domani, lunedì, il campionato comincia anche per la Juve e bisogna chiudere almeno per Koopmeiners e due esterni. In caso contrario, Giuntoli, finirebbe sotto accusa dei tifosi. Persi, finora, Calafiori e Todibo (in difesa), problemi per convincere Kalulu. Troppo per chi, come lui e come Motta, era atteso per predicare il verbo del futuro. Il dopo Allegri, per ora, è una fuga da fermo.