Il reportage

La «mela marcia» di Scientology in Ticino

Il movimento sfiorato da un'inchiesta: abbiamo provato a entrare nella «missione» di Lugano, ricevendo qualche porta in faccia
© CdT/Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
13.10.2024 09:00

«Non so chi sia, mi spiace». I.G. è stato arrestato di recente. «Qui da noi non è mai venuto». Eppure è stato un grande finanziatore di Scientology. «Sarà. Le mele marce ci sono ovunque, ma noi le mandiamo subito föo di ball».

Il colloquio avviene davanti alla sauna di Scientology a Pregassona: un bagno turco dove i seguaci fanno sedute «disintossicanti» - a pagamento - accompagnate da una sorta di coaching spirituale. Il coach - sulla sessantina, elegante - sta disegnando schemi alla lavagna davanti a un allievo all’apparenza sanissimo, forse appena «disintossicato». Vogliono riprendere la seduta. «Non abbiamo altro da aggiungere».

La «mela marcia»

La sede di Scientology in via Maraini non è lontana dal carcere della Stampa dove, da circa un anno, è rinchiuso il detenuto I.G. In linea d’aria sono meno di tre chilometri ma la distanza tra il movimento religioso e l’uomo d’affari italiano, finito in prigione un anno fa con l’accusa di truffa e riciclaggio, non è mai stata più grande.

«Mai visto né sentito» ripetono nella palazzina di Pregassona. Lo stabile ospita uno studio di osteopatia, uno di pilates, un asilo nido, un centro per famiglie, e tutti tengono a precisare di non avere «niente a che fare» con Scientology e le sue attività che si svolgono al secondo e ultimo piano.

Eppure gli «scientologist», come si fanno chiamare i membri del movimento, sono dei «buoni vicini» che non creano problemi di posteggio («arrivano soprattutto in orari serali») né di altro tipo: al massimo, qualcuno accenna al diffuso tabagismo - «sono sempre a fumare all’ingresso» - che contrasta con il presunto salutismo del movimento. Perché tanta diffidenza, allora, verso la chiesa fondata nel 1954 da Ron Hubbard?

Vicini ma distanti

Più che una chiesa, in effetti, la sede della «missione» luganese all’ultimo piano ricorda anch’essa una specie di studio medico - fino a poco tempo fa il dirimpettaio era un dentista - o una scuola serale: è aperta dalle 18.30 alle 21.00 in settimana e non ospita vere e proprie cerimonie ma «dei corsi a quanto pare» che attirano un certo via vai soprattutto il mercoledì (l’apertura è anticipata alle 14.00).

Tesla. Mercedes. BMW. «Arrivano sempre con certi macchinoni» nota un dipendente dell’Hockey Club Lugano che a sua volta si distanzia («non c’entriamo niente») come se fosse necessario - il segretariato dell’HCL è nel palazzo attiguo - e come se si giocasse a una sorta di «scarica-tutti» a catena.

A loro volta, i membri luganesi di Scientology ci tengono a distanziarsi da I.G. Il trader di Lugano è stato un generoso finanziatore del movimento prima di finire agli arresti (vedi articolo a fianco) per una storia di malversazioni finanziarie consumatasi tutta all’interno del movimento. Secondo la Procura l’uomo d’affari avrebbe donato alla chiesa oltre 6 milioni in diverse tranches ma ne avrebbe sottratti una ventina a un’altra benefattrice americana, anch’essa «scientologist».

Alla larga dai giornali

Di tutto questo, i seguaci luganesi sembrano non sapere e non voler sapere. In generale, già dalla reception che ricorda una libreria mono-autoriale di «L.R. Hubbard» (scritto sempre a caratteri cubitali, come nei best-seller di fantascienza) si respira una certa diffidenza verso ogni altra lettura: in particolare verso i giornali. «Ci ho avuto a che fare e non è stato piacevole» dice un corsista appena arrivato, che si dilegua subito su indicazione del custode. Anche lui non ha «altro da aggiungere».

Il custode si chiama S.B. e il suo volto e nome compaiono su un volantino esposto all’ingresso. «Sono qui per aiutare gli esseri di questo universo a essere liberi» è la frase attribuitagli nel volantino: ma è più di quanto riusciremo a strappargli di persona nel corso della visita alla «missione».

Per tutto il tempo S.B. resta in silenzio e risponde alle domande con un sorriso muto. Nella stanza di fianco, una grande aula con lavagne digitali alle pareti, ci sono altri due corsisti impegnati in attività diverse: una donna di mezza età armeggia con dei giocattoli di legno, un giovane capelluto indossa grandi cuffie da musica e legge un libro. S. B. non lascia che vengano disturbati, e non spiega in cosa consista il «corso». Invita gentilmente a inviare «una mail alla direzione» e prima di congedarsi risponde a un’unica domanda, sul cosiddetto «elettropsicometro». È un apparecchio a metà tra bilancia e un vecchio fax raffigurato in un poster nel corridoio. «Sì - dice il custode - certo che ce l’abbiamo».

Come funziona

L’ «elettropsicometro» è un simbolo perfetto, come la sauna o i giocattoli di legno, dell’approccio spirituale di Scientology. Secondo il fondatore Hubbard, da cui è stato personalmente brevettato nel 1966, serve a misurare le «energie spirituali» dei nuovi adepti, in una sorta di test per rilevarne peccati e debolezze. La «religione» di Scientology è nata durante il boom economico post-bellico e il suo fondatore, un ex autore di romanzi di fantascienza, aveva un debole per la para-psicologia. Il suo best-seller (Dianetics, 1950) ha trasformato una sorta di saga aliena in un movimento di culto - all’origine dell’universo ci sarebbe un crudele «governatore intergalattico» di nome Xenu- che oggi conta decine di migliaia di membri nel mondo. La «missione» di Lugano è stata fondata nel 1998, la nona in Svizzera. Il numero di addetti non è noto ma i volantini esposti a Pregassona parlano di una «fase di espansione senza precedenti».

In realtà alcuni segnali fanno pensare che l’espansione - se c’è - non sia così semplice. La prima «missione» ticinese, quella di Bellinzona aperta nel 1988, risulta attiva su Google ma all’indirizzo indicato - via Zorzi - le attività sono cessate da tempo, assicurano i vicini di casa. Il movimento organizza volantinaggi e partecipa a eventi per pubblicizzarsi (di recente a Espo Ticino sempre a Bellinzona) ma in passato le sue campagne di promozione hanno incontrato ostacoli e polemiche: famosa quella su una serie di video contro la droga («Dico no alla droga, dico sì alla vita») proiettati sui bus della TPL nel 2009 e poi ritirati dall’azienda a seguito di articoli di stampa. Sarà anche per questo che il movimento preferisce la discrezione: alla richiesta d’intervista inviata via mail il portavoce luganese risponde con poche righe: la chiesa non è coinvolta nell’inchiesta su I.G., scrive. Il caso «riguarda persone che non hanno mai frequentato» la missione di Lugano.

«Niente da nascondere»

Per trovare degli «scientologist» disposti a raccontare il movimento dal di dentro bisogna andare a Mendrisio. In una villa elegante non lontana dal centro hanno sede delle società riconducibili a due affermati immobiliaristi della regione, entrambi membri della chiesa. Uno si era fatto notare, alcuni anni fa, per aver donato circa un milione di dollari alla chiesa. Negli uffici, tra busti romani e i soliti volumi di Ron Hubbard esibiti in modo più discreto, si tengono «meeting» aziendali e si sente il trillo di telefoni tipico delle agenzie immobiliari - «signora, la chiamiamo per il suo appartamento...» - in un’atmosfera ben diversa da quella della «missione» di Pregassona.

Se c’è una «missione», qui, sembra quella di fare profitti: e di per sé questo non è affatto in contraddizione con i principi di Scientology, spiega uno dei due titolari. «L’importante è seguire sempre l’etica che è alla base della nostra filosofia - spiega - e tenere presente che chi fa un torto agli altri danneggia anzitutto se stesso». I principi di quella che in gergo «scientologese» è chiamata «tecnologia etica» parlano chiaro - non commettere adulterio, non rubare, rispetta il governo, etc. - e sono elencati in un opuscolo che è posto all’ingresso dell’agenzia immobiliare. S’intitola «La via alla felicità» e mostra in copertina degli appartamenti in vendita nel Mendrisiotto e il logo dell’azienda.

L’economia del resto era un’altra grande passione del fondatore Hubbard. L’ex scrittore di fantascienza e fondatore del movimento ha pubblicato tra gli anni ‘60 e ‘70 un folto numero di manuali di economia aziendale applicata alle organizzazioni religiose, ma anche al mondo del business in generale. Nell’agenzia di Mendrisio ce n’è un’ampia selezione e sfogliandoli si ha l’impressione di qualcosa a metà fra la letteratura motivazionale e una «sacra scrittura» aziendalista. I titolari assicurano che non è una lettura obbligatoria per i dipendenti dell’agenzia, tra i quali «ci sono sia membri del movimento sia persone qualunque, per noi non è certo un requisito». L’importante è che la «tecnologia etica» venga seguita da tutti ma questo «è un principio che pensiamo valga per tutte le aziende oneste ed è secondo noi il vero segreto del successo» concludono i due soci. «Un altro principio importante per noi è evitare se possibile di fare affari con persone interne alla chiesa se non di provata fiducia». Il rischio altrimenti «è che se qualcosa va storto a rimetterci sia la reputazione di tutto il movimento». Anche loro I.G. non lo conoscono, assicurano, se non di nome.

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