La Mocro-Maffia dei marocchini in Olanda
Due «soldati» catturati a Lipsia, in Germania, sospettati di essere coinvolti in un sequestro. Un «luogotenente» arrestato a Parigi dove si trovava per allacciare contatti. Poi un’estate violenta, con partite droga perdute a causa delle scorrerie dei rivali.
Compreso un carico intercettato poco fuori Anversa da finti poliziotti che hanno svuotato il camion che trasportava la coca, «stangata» seguita da regolamenti di conti ovunque. Sono solo alcuni dei lampi accesisi in Europa, una scia lasciata dalla Mocro-Maffia, il network nato verso la fine degli anni ’80 in Olanda e composto da elementi d’origine nord africana, in particolare marocchini. Una formazione che, delitto dopo delitto, si è presa una fetta di mercato ed ha siglato accordi con altre organizzazioni fino ad entrare in quello che è stato definito il super cartello. Parliamo di un’alleanza promossa da gangster italiani, balcanici, irlandesi, australiani, sud americani che è diventata poi l’oggetto di numerose indagini da parte dell’Europol. La testimonianza diretta di una piovra globale.
Gli uomini della Mocro-Maffia si sono fatti un nome usando metodi feroci, eliminando traditori, corrompendo funzionari, stringendo patti con qualche regime. Un’espansione prima locale, poi internazionale. In Olanda la gang ha assassinato nel 2021 il giornalista investigativo Peter de Vries, una ritorsione per il suo lavoro di «scavo» sui trafficanti. Poi lanciato minacce verso il governo costringendo l’allora premier Rutte a rinunciare ai suoi giri in bicicletta. Infine, ha spinto le autorità ad adottare misure di sicurezza a protezione della famiglia reale in quanto c’era il timore concreto di un possibile rapimento della principessa Amalia.
Insieme a questi target di alto livello, i sicari hanno condotto incursioni contro avversari, media, testimoni. Una campagna di intimidazione legata alla volontà di estendere il proprio raggio d’azione in modo autonomo oppure sfruttando sponde di altri malavitosi, sempre di grosso calibro, in Colombia, in Europa e in Messico, da dove hanno «importato» - passateci l’espressione - esperti di «laboratori» per realizzare sostanze stupefacenti. Una cellula, non è chiaro quanto collegata al ramo principale, aveva persino creato una camera di tortura dentro un container. Le pareti erano insonorizzate e al centro c’era una sedia tipo-dentista dove legavano la vittima.
La scalata verso l’alto in questo mondo nero è stata determinata anche dal ruolo del suo leader, il marocchino Ridouan Taghi. Inflessibile, sbruffone, determinato, con caratteristiche da padrino narcos, si è imposto ed ha imposto la sua Legge. Per sottrarsi al mandato di cattura è fuggito all’estero e questo ha portato a segnalazioni ripetute su una sua presenza in Asia, in America Latina, ovunque potesse contare su complicità. Alla fine, però, era nel posto preferito da molti boss latitanti: Dubai, negli Emirati. Ed è qui che è stato scoperto nel 2019, per poi essere estradato in patria dove è stato processato. Un tribunale olandese lo ha condannato all’ergastolo, pena comminata per il suo coinvolgimento in sei delitti. Una piccola parte del sangue versato dai pistoleri. Non per caso la Mocro-Maffia è stata definita «la macchina per uccidere». I concorrenti ma anche dei bersagli per conto terzi. E qui c’è un risvolto interessante.
Per le intelligence occidentale gli uomini di Taghi hanno eseguito omicidi su commissione, a ordinarli apparati iraniani. I banditi avrebbero partecipato, dietro compenso, alla eliminazione di esuli sul territorio europeo. Inoltre, secondo un’inchiesta del quotidiano El Mundo, l’agguato contro il fondatore del partito Vox, Alejo Vidal Quadras, ferito gravemente nel novembre del 2023, è stato eseguito da un nucleo messo a disposizione dalla Mocro-Maffia. Una rappresaglia di Teheran nei confronti del politico iberico noto per le posizioni critiche verso gli ayatollah. Una missione affidata ai criminali, in questo caso protagonisti di errori, nel tentativo di allontanare i sospetti. E, infatti, gli inquirenti iberici si sono mantenuti in pubblico molto prudenti sul coinvolgimento dell’Iran nonostante l’alto volume di indizi mentre dall’Olanda sono emerse tracce importanti.
L’incertezza e le prudenze non mutano la sostanza: l’organizzazione rappresenta un pericolo profondo, ne sentiremo parlare ancora di più e a dimostrazione di cosa rappresenti c’è la diffusione di una serie tv dedicata alla Mocro-Maffia. Che per i boss è come una medaglia.