«La prima volta in un cantiere sembravo un marziano»
La incontriamo a Bedano mentre esegue insieme a due colleghi un controllo periodico di sicurezza sugli impianti elettrici di una grossa falegnameria. Il cognome tradisce le origini di questa ragazza solare che ha deciso di puntare tutto sull’elettricità: «Piacere, sono Beatriz Vaz Da Rocha», dice la giovane elettricista venendoci incontro sorridente. Bea, come la chiamano tutti, è nata in Portogallo ventun anni fa. Un anno dopo la sua nascita, i suoi genitori decisero di cercare lavoro in Svizzera.
«Dapprima è arrivato papà, che è muratore, poi dopo un anno di andirivieni tra il Portogallo e il Ticino l’abbiamo raggiunto pure io, che ero un bebé, e mamma. Lei di mestiere fa l’assistente di cure a domicilio». Bea abita a Davesco ma è a Lugano dove ha frequentato le scuole dell’obbligo. Asilo, Elementari, Medie. Il solito percorso scolastico previsto. Poi, quando arrivò il momento di decidere quale strada professionale imboccare per il futuro, ci fu una battuta d’arresto. Una volta terminate le scuole Medie, Bea non sapeva proprio cosa fare da grande. La sensazione di smarrimento che molti giovani come lei provano quando si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro, era molto forte.
La svolta grazie alla Pretirocinio
Si iscrisse perciò alla Pretirocinio a Bioggio, che fa parte dell’Istituto della transizione e del sostegno. Si tratta di «un mix tra il rafforzamento delle conoscenze scolastiche e l’avvicinamento al mondo delle professioni» come spiegava di recente la sua direttrice, Chiara Orelli Vassere, ad Azione. Una sorta di ponte per chi non studia e non lavora, che fu di grande aiuto per Bea.
«Fu uno dei miei insegnanti a farmi appassionare al mestiere di elettricista. Ricordo che descrisse questa professione come qualcosa di talmente magico che io ne fui subito conquistata!». Grazie alla Pretirocinio, la giovane era riuscita ad individuare finalmente la sua strada.
Una delle poche apprendiste elettricista
Bea è una tipa che di fronte alle difficoltà non si scoraggia. Preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno che mezzo vuoto. Cinque anni fa non sapeva che, quando si presentò presso la ditta Spinelli a Massagno in cerca di un apprendistato, sarebbe stata una delle poche ragazze del Ticino a puntare sul mestiere di installatore elettricista. «Fu la determinazione di questa giovane a farci decidere di assumerla. Lei voleva diventare elettricista e noi non badammo molto alla questione di genere. Il fatto che fosse una ragazza non era un problema per noi, anzi: avere nella nostra squadra un’apprendista donna ci riempiva di orgoglio», spiega Francesca Bernasconi, responsabile delle risorse umane per gli apprendisti della Spinelli Sa. Nel corso dei suoi quattro anni di formazione, Bea si è conquistata la fiducia di tutti. «È molto seria e precisa», commenta la responsabile della Spinelli. Oggi la ragazza sta terminando l’apprendistato di installatrice elettricista. Tuttavia, ha già stabilito le sue priorità future: Bea sogna di diventare pianificatrice elettricista, ossia colei che elabora gli schemi e i piani degli impianti necessari alla realizzazione di installazioni, sia all’interno di uno stabile sia sulle reti di distribuzione di energia e di telecomunicazioni.
«Scusa, ti sei persa?»
Ricorda con grande allegria la sua «prima volta» su un cantiere. «Guarda, sembrava una barzelletta! Mi presentai con tutto il necessario: casco, scatola degli attrezzi, vestiti da lavoro. Quando alcuni colleghi mi videro apparire tra i calcinacci di una casa da ristrutturare, mi fermarono subito dicendomi con un tono quasi allarmato: «Sicuramente ti sei persa ragazza, se vuoi raggiungere la strada non devi passare di qui, questo è un cantiere!». Quando spiegai loro che io ero la nuova apprendista, mi guardarono come fossi un extraterrestre. Non credevano ai loro occhi! Ora mi vedono come una di loro».
«Vai a casa a stirare!»
Bea è sempre a contatto con gli uomini e quando si presentano situazioni un po’ imbarazzanti lei le risolve con una delle sue belle risate contagiose. Tuttavia a volte c’è chi le manca pesantemente di rispetto. I problemi sorgono soprattutto quando incrocia sui cantieri operai piuttosto in là con gli anni, impiegati di altre ditte. «Per loro è difficile accettare che una donna possa essere una elettricista; «Vai a casa a stirare, mi dicono» io abbasso gli occhi e tiro dritto perché a me queste cose non toccano minimamente: se non ti piace avere una donna sul cantiere è un problema tuo, non mio; tuttavia, quando esagerano con i commenti, intervengono direttamente i colleghi della mia ditta. Mi difendono a spada tratta anche se io non amo molto gli scontri. Ripeto, è un problema loro, non mio».
Una passione infinita
L’intervista è agli sgoccioli e mentre ci congediamo a Bea squilla il telefono. È la sorellina di sedici anni che studia alla CSIA. Occupandosi di architettura d’interni, rappresenta la parte artistica della famiglia Vaz Da Rocha . IL suo telefonino fa le bizze perciò chiede aiuto alla sorella più pratica di tecnologia «Tutti sanno che adoro questo lavoro. Una volta ero fuori a cena insieme alle mie amiche. Mentre loro chiacchieravano, io non staccavo lo sguardo da una lampadina che continuava ad accendersi e a spegnersi. Ci doveva essere un problema elettrico. ««Bea devi smetterla di pensare al lavoro!» mi dissero le amiche quando se ne accorsero; ma ormai è più forte di me».