L'analisi

La (ricca) guerra dei mercenari

Dai «mastini» di Bob Denard alla Wagner, il business della guerra a pagamento non è tramontato, anzi
©MARTIN DIVISEK
Guido Olimpio
Guido Olimpio
14.07.2024 06:00

Ci sono tante guerre e servono uomini per combatterle. Quando non ne hanno abbastanza li vanno a cercare dove c’è chi è disposto a imbracciare un fucile per una paga. Per aggirare eventuali sanzioni i committenti creano società private che diventano coperture per i mercenari oppure li presentano come «volontari». La mappa di uno dei mestieri più antichi parte dall’Africa. Il continente è terra di conflitti, ribellioni e risorse immense da tutelare. Sembra di essere tornati agli anni ’60 quando dozzine di reduci europei trovarono lavoro al servizio di leader locali. Erano i «mastini», nomi famosi come l’irlandese Mike Hoare, il francese Bob Denard, il belga Jean Schramme, detto «il leopardo». Alcuni esperti, altri solo in cerca di soldi e avventura, pronti a infilarsi nella savana, disposti a partecipare a golpe. Allora avevano davanti nemici non sempre bene addestrati. Oggi il teatro è più complesso, le milizie sono meglio armate mentre le regioni da controllare sono estese.

I russi, che si sono conquistati uno spazio cacciando di fatto francesi e americani, hanno mandato in avanscoperta la compagnia Wagner fondata da Evgheni Prigozhin. Eccoli in Libia, nel Sahel sconvolto dalle scorrerie jihadiste, in Sudan. Tutelano le miniere, fiancheggiano le truppe dei dittatori, addestrano e in certe occasioni partecipano ad operazioni. Sanguinose. Sono frequenti i report di eccidi compiuti dagli uomini di Mosca insieme ai governativi. I soldati “privati” hanno assunto il ruolo di braccio strategico ed economico del Cremlino, garantiscono una proiezione, allargano l’influenza del neo-zar. Non importa quanto siano efficaci, conta la presenza. In zona si stanno ritagliando uno spazio i turchi. Ankara, ambiziosa, decisa ad aumentare il proprio peso nella regione, ha due strumenti. Il primo è rappresentato da guerriglieri siriani al suo servizio: diverse centinaia, reclutati attraverso la Brigata Sultan Murad, sono stati mandati in Niger, Nigeria e Burkina Faso, con uno stipendio mensile di 1500 dollari. Il loro compito fare la guardia ad impianti. Il secondo «mezzo» è rappresentato da una ditta che «offre» servizi di sicurezza. Non è un caso, del resto, che sempre la Turchia abbia venduto a Stati del quadrante il suo drone d’attacco.

Gruppi di mercenari - con nazionalità e origine diversa - sono attivi in angoli compresi tra la parte sud della Libia, nella crisi sudanese e lungo sentieri ciadiani. Nella Repubblica democratica del Congo, invece, si sono insediati i romeni, arrivati qui per iniziativa di H.P., un ufficiale che ha militato nella Legione straniera. Riceverebbero un compenso superiore ai 2 mila dollari.

In questa partita senza confini una nota speciale va riservata agli Emirati. Per la loro sicurezza interna hanno scelto occidentali, colombiani, vietnamiti, sudcoreani mentre per appoggiare le loro mosse in Corno d’Africa si sono affidati a elementi somali e yemeniti. Non è complicato trovare reclute quando si dispone di budget robusti. Le risorse aiutano a superare problemi ma, al tempo stesso, possono aumentare i rischi di truffe da parte di «specialisti» che millantano capacità inesistenti. È accaduto. Sempre gli emiratini avrebbero operato in collaborazione con la Wagner per sostenere il generale Haftar, «signore della Cirenaica».

Cambiando scenario ci spostiamo in Messico, dove i cartelli hanno inserito nelle loro formazioni sicari che hanno avuto un passato in forze speciali locali, latino-americane e probabilmente statunitensi. Pochi giorni fa la polizia ha catturato un americano, insegnava ai banditi la fabbricazione di ordigni.

Chiudiamo tornando alla casella uno, quella occupata dal Cremlino. Per sostenere la campagna in Ucraina l’Armata ha rastrellato personale ovunque. Tecnicamente sono dei soldati inquadrati nell’esercito regolare e non dei mercenari. Ma la forma cambia poco, perché li hanno pescati a Cuba, nel Nepal, in Sri Lanka e in India ripetendo uno schema consolidato attraverso agenzie e intermediari. Il salario è sui 1500-2000 dollari mensili, è integrato dalla promessa di concedere la cittadinanza russa dopo un certo periodo, non è escluso qualche bonus. Il pacchetto non rappresenta certo l’Eldorado, però è sufficiente a convincere chi vive situazioni difficili, non ha prospettive e spera di poter sopravvivere al mattatoio.

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