La straordinaria storia di Peter Nitz
Peter Nitz ci accoglie nella sua boutique al numero 13 della Spiegelgasse a Zurigo. Più che un designer, lui è un «couturier» della pelle. Le sue borse su misura esposte nelle vetrine sono piccole opere d’arte cucite a mano e curate nei minimi dettagli. Da quando Netflix ha pubblicato agli inizi di ottobre la quarta serie di «Emily in Paris», Peter è divenuto un personaggio che conta nel mondo del design del lusso internazionale. Eppure la semplicità di questo statunitense quarantanovenne trasferitosi da tempo a Zurigo, è disarmante. Dopo averci presentato le collaboratrici e i collaboratori del suo staff ci accompagna di persona nello spazio accanto al negozio dove sorge l’atelier. È qui che insieme a quattro colleghi trasforma i sogni dei suoi clienti in gioielli su misura. «Eccola!» esclama estraendo delicatamente da un sacchetto di morbido velluto, una Butterfly Bag ancora impacchettata.
È l’iconica borsa a forma di farfalla che Emily Cooper, la protagonista della famosa serie tv di Netflix interpretata da Lily Collins, sfoggia di fronte alla fontana di Trevi in occasione della sua fuga romana. Un piccolo capolavoro in pelle pregiata che porta la firma sua e quella di Adam Shulman, uno dei due talentuosi designer americani di gioielli artigianali della James Banks Design.
Le borse con le ali
Per i marchi, un’apparizione nella famosa produzione di Netflix è una garanzia di popolarità quasi immediata e Peter Nitz sta vivendo sulla sua pelle un successo planetario. Il frutto della collaborazione tra Peter e James è apparso in diverse scene della serie, perciò i due designer faticano a seguire le ordinazioni che piovono da tutto il mondo. Le borse, realizzate in quantità limitata, ormai hanno messo le ali.
«Quando abbiamo visto nella serie tv la Butterfly Bag è stato un momento quasi surreale. Ce l’abbiamo fatta, ci siamo detti, Lily Collins porta davvero la nostra borsa sulle spalle! Per noi è stata una sorta di consacrazione, pensando soprattutto all’evoluzione del nostro marchio. Noi veniamo dall’artigianato tradizionale e improvvisamente questa borsa ci ha proiettati nel glamour di Parigi e Hollywood. Anche la storia della sua creazione è fantastica».
Lo zampino di Anne Hathaway
In effetti la storia della Butterfly bag sembra uscita da un copione di un film. Quando Peter ce la racconta, capiamo che a volte le cose succedono perché devono succedere. «Tutto risale a sei anni fa, quando una mia conoscente continuava a ripetermi che avrei dovuto conoscere Adam Shulman: «Vedrai che vi intenderete, lui crea gioielli a forma di farfalla tu borse preziose in pelle, insieme potreste fare cose fantastiche», mi diceva questa amica. Aveva ragione, l’intesa artistica con Adam fu immediata, tanto che tre anni fa iniziammo a parlare di creare insieme una borsa unendo i nostri talenti. Lui nel campo dei gioielli, io in quello della pelle». Bisogna sapere che Adam Shulman non è convolato a nozze con una donna qualsiasi. Sua moglie è Anne Hathaway, l’attrice americana che ha recitato nei suoi ventitré anni di carriera in film come «Alice in Wonderland», «I segreti di Brokeback Mountain» e «Il diavolo veste Prada». «Annie è stata importante in questi tre anni di progettazione, ci ha aiutato molto a migliorare il prototipo. Volevamo che la Butterfly Bag potesse essere indossata in modi diversi: come zaino, a mano o a tracolla, o anche come pochette; volevamo far sì che i clienti potessero separare le ali per indossarle in modo semplice anche singolarmente. Volevamo la perfezione e non fu facile trovare la quadratura del cerchio con tutte queste esigenze».
L’amicizia con l’attrice Lily Collins
Dopo tre anni e mezzo di lavoro, il primo campione della Butterfly Bag era pronto. Il 2024 stava per iniziare perciò «perché non sfoggiarla durante i festeggiamenti di Capodanno», si è detta Anne Hathaway, grande amica di Lily Collins. «Quando durante il cenone l’interprete di Emily in Paris seduta alla tavola dei coniugi Shulman vide la nostra farfalla esclamò: «Oh mio Dio, cos’è questa?» Adam glielo spiegò e lei rimase folgorata». Lily Collins, la quale è un’amante della moda anche nella vita reale, era sicura che la borsa di Peter and James sarebbe stata perfetta. Nella nuova stagione, il suo personaggio vive un grande cambiamento e l’immagine di una farfalla, simbolo per antonomasia della trasformazione, sarebbe stata perfetta. «Lily chiese in prestito il prototipo di Anne e volò a Parigi per mostrarlo a Marylin Fitoussi, la costumista di «Emily in Paris» e anche lei si innamorò della nostra creazione. Per motivi di copione ci chiesero di produrre un secondo esemplare, cosa che facemmo in tutta fretta. Poco tempo dopo, la nostra Butterfly bag era protagonista di una delle scene più amate della serie Tv. Un sogno ad occhi aperti».
Da venditore a designer della pelle
Il percorso professionale di Peter Nitz è sicuramente all’insegna del grande talento, ma pure la fortuna ha giocato un ruolo importante. Non solo nell’insieme di eventi che hanno fatto volare la Butterfly Bag da Zurigo a Hollywood. Pure ai tempi dei suoi esordi, quando Peter Nitz non conosceva nulla della pelle ed era titolare di alcuni negozi di grandi firme della moda tra Zurigo e Parigi, la sorte gli diede un «aiutino». Fu grazie ad una sua amica parigina che lavorava presso Hermès che entrò in contatto con il mondo della produzione artigianale delle borse. Gli bastò una settimana di corso intensivo per capire che era davvero tagliato per quel mestiere. In un anno produsse la sua prima collezione di borse da sera fatte a mano con pelli esotiche impreziosite con gioielli antichi. «Un giorno un amico mi invitò nella sua casa in Francia dove aveva organizzato una cena. Io mi sedetti accanto ad un uomo che non avevo mai visto. Quando mi chiese cosa facevo nella vita, gli mostrai le mie produzioni in pelle e lui mi disse: «Sono bellissime! Mi dia le foto, le mostrerò alla direttrice». Scoprii così che lui era il vicedirettore di Vogue Francia. Poco tempo dopo uscirono due pagine sulla prestigiosa rivista patinata interamente dedicate al mio lavoro».
«Non lascerò Zurigo»
L’articolo di Vogue portò notorietà a Peter, ma non un incremento delle vendite. Essendo le sue creazioni costosissime, i clienti non abbondavano. Per quindici anni il designer strinse i denti e continuò a credere nel suo lavoro, puntando soprattutto sul passaparola tra amici. «Ci sono voluti davvero molti anni per costruire il mio marchio e ottenere un riconoscimento». Certo, la fortuna ha giocato un ruolo nella sua vita «tuttavia non puoi guardare fuori dalla finestra e aspettare che lei venga da te, perché non succederà. Per riuscire, occorre essere ricettivi. Quando il treno passa, bisogna essere pronti. Basta pensare a cosa sarebbe successo se dopo il colpo di fortuna di «Emily in Paris» noi non fossimo stati in grado di produrre la nostra Butterfly Bag! Sarebbe stato un disastro e noi avremmo buttato via l’occasione della nostra vita».
Raggiunta la fama, ora molti amici di Peter suggeriscono al couturier di trasferirsi negli Stati Uniti «però io non lascerò Zurigo. È vero, la manodopera in Svizzera è molto cara, tuttavia è un Paese sinonimo di qualità e io lo adoro!».