Ticino

La vita segreta dei detective privati

Per conto di aziende e assicurazioni stanano falsi invalidi e finti malati: «Siamo sempre più sollecitati»
© Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
24.11.2024 06:00

Il soggetto si trova nel centro commerciale». Matteo Alberico ha posteggiato in modo da tenere sott’occhio sia l’auto della persona che sta pedinando dalle 6 di mattina sia la stradina da cui potrebbe sbucare da un momento all’altro. L’investigatore privato chiamerà sempre così l’uomo che un’azienda gli ha chiesto di sorvegliare per scoprire se dietro le sue continue assenze per malattia dal lavoro c’è altro. Il soggetto. Perché magari ha un’altra occupazione parallela non dichiarata. Oppure, peggio, fa dello spionaggio industriale. Di sicuro, Alberico, detective e titolare assieme al suo socio Alessio Cesareo dell’agenzia di investigazioni private di Chiasso, Confidential, ha ricevuto l’incarico di scoprirlo. E non importa se per farlo significa iniziare alle 6 di mattina e lavorare anche 10 ore al giorno. Oppure ancora appostarsi per giorni e giorni senza scoprire nulla di rilevante. Perché può accadere. Può anche capitare che a dei sospetti non segua nulla di concreto. Non succede invece così con le assicurazioni che quando si muovono e incaricano dei detective privati di solito hanno quasi la certezza che l’assicurato su cui hanno messo gli occhi non è veramente invalido o il suo infortunio non è quello che sembra. Anche perché prima hanno fatto degli accertamenti. Possono farlo per legge. E si avvalgono degli investigatori privati per ottenere prove incontrovertibili. Come ha effettivamente accertato, video alla mano, un collega di Alberico che dopo aver seguito per giorni un uomo in stampelle l’ha pizzicato all’estero a camminare tranquillamente.

Assicurazioni e aziende non sono le uniche a rivolgersi ai detective privati. A resistere, anche se meno frequenti di un tempo, sono anche i tradimenti coniugali. Come il caso di un marito che la moglie ha voluto far seguire fino a Basilea dal Ticino per capire se il convegno a cui sarebbe dovuto andare era vero o una scusa per una scappatella. Il convegno c’era davvero ma l’uomo in treno è stato beccato dagli investigatori a consultare vari siti di escort. Un’infedeltà virtuale e non consumata che è stata comunque segnalata alla moglie. Che forse ci aveva visto lungo.

Sempre nell’ombra

Prima di arrivare qui, in questo centro commerciale del Mendrisiotto, Alberico si è appostato fuori dalla casa del «soggetto» e lo ha seguito per tutta la mattina. Prima a piedi, poi in auto. Lo ha seguito fino a quando è entrato in un bar di una cittadina. Lo ha seguito quando è rientrato a casa e lo ha seguito fino a questo centro commerciale dove l’uomo ha pranzato. «Andiamo dentro», dice a un certo punto Alberico. scendendo dalla sua auto, un’utilitaria scura con il numero di targa protetto. In mano ha una piccola telecamera. Le dimensioni non devono trarre in inganno, perché lo zoom è molto potente.

Una volta dentro il detective si muove con circospezione. Sta pedinando l’uomo da diverse settimane e una volta si sono visti in faccia. Nel ristorante non c’è più. Forse è salito ai piani più alti. Alberico vuole scoprire se si incontra con qualcuno e per quale motivo. «Un giorno durante uno dei periodi di assenza per malattia ha incontrato una persona. Dalle ricerche fatte non è emerso nulla di rilevante. Forse si è trattato solo di un amico». I detective privati fanno sempre così. Risalgono alle identità delle persone per capire quali collegamenti possano esserci.

«Non è come nei film»

All’improvviso l’uomo compare fuori da un negozio di vestiti. L’investigatore si volta di lato per non farsi vedere in viso. Una preoccupazione inutile, questa volta. Perché i loro sguardi non si incrociano. «Pedinare gli uomini è più facile delle donne - spiega l’esperto - perché le donne normalmente sono molto più attente e circospette». L’uomo entra in un altro negozio. Sembra più interessato a fare shopping che a passare informazioni confidenziali ad altri. Ma non si può ancora dire. Così, quando risale in auto, parte il pedinamento su quattro ruote. Le due auto viaggiano vicine. «Non è come nei film. Anche perché se rallentassi per mantenere la distanza attirerei più attenzioni». Certo, esistono alcuni trucchi. Come quello di abbassare l’aletta proteggi sole per non farsi vedere in faccia quando si è in colonna. O quello di stare un po’ più a destra sulla carreggiata per restare fuori dalla portata dello specchietto retrovisore. «A volte cambio anche l’assetto delle luci, metto e tolgo quelle di posizione», spiega.

Dopo diverse curve e strade che sembrano essere prese a caso, il pedinato svolta a sinistra ed entra in una stradina che sembra non portare a niente. Siamo in una zona industriale. File di distributori di benzina si alternano a fabbriche e a capannoni. L’uomo entra nella proprietà di uno di questi. Sembra un’azienda edile. Il detective parcheggia lì vicino in un modo che gli consente di vedere quando esce. «Se scendessi ed entrassi darei troppo nell’occhio», precisa. L’attesa dura lo spazio di qualche decina di secondo. L’uomo esce dal capannone e si rimette in strada. Il detective quasi non crede ai suoi occhi. «O ha sbagliato strada e ha fatto inversione di marcia o ha consegnato qualcosa». Ora non c’è però tempo per saperlo perché bisogna continuare a seguirlo. Solo dopo l’investigatore studierà il luogo recuperando più informazioni possibili da quelle che si chiamano fonti aperte. Ovvero, informazioni dai registri di commercio, dalle targhe, dai cartelli, dai citofoni, ossua da tutto quello che chiunque può consultare liberamente.

Il rapporto giornaliero al cliente

Il pedinato si dirige verso il centro di un’altra cittadina del Mendrisiotto e si ferma in un parcheggio. Forse è la volta buona. Forse sta andando da qualcuno. E invece no. Cammina tranquillo verso il centro. Mani in tasca e passo lento. Davvero non si capisce dove stia andando. Ogni tanto si ferma davanti a una vetrina. Altre volte entra in un negozio ma solo per alcuni minuti. Sembra perdere tempo oppure al contrario sembra riempirlo. Il detective non si scompone. Lo segue a distanza e ogni tanto scatta delle foto. Serviranno per il rapporto all’indirizzo dell’azienda cliente. Perché a fine giornata sarà informata su tutti i suoi spostamenti e su quello che ha fatto o non ha fatto. «Lo sto seguendo da parecchi giorni ed è sempre così. Cammina e non fa nient’altro. Stavolta mi sa che i sospetti dell’azienda sono infondati». Non succede sempre così, ovviamente. Perché non sono pochi i casi di spionaggio industriale smascherati dalla Confidential. Una piccola azienda, in realtà. Che però si è fatta un nome sul mercato per la serietà e la qualità dei suoi professionisti.

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