L'inchiesta

La zuffa di Airbnb

L'ospitalità in Ticino si fa litigiosa – Gli «affittacamere» crescono, gli albergatori si arrabbiano, e i dati dicono che non c'è gara
©Gabriele Putzu
Davide Illarietti
14.07.2024 06:00

Il bed and breakfast del consigliere comunale Norman Luraschi a Gandria è sempre pieno. Per 289 franchi a notte - in alta stagione, variabili - i turisti si godono una vista senza pari sul Ceresio. E sulle sue polemiche estive.

«Abbiamo prenotazini fino alla fine dell’estate e oltre» spiega l’ex leghista, ora UDC, seduto a un tavolo del ristorante di famiglia che si trova proprio sopra l’appartamento. È stato il primo ad aprire, già prima della pandemia. Ora a Gandria ce ne sono cinque - dai 200 ai 500 franchi a notte - e hanno tutti tassi d’occupazione simili.

In compenso è rimasto un solo negozio aperto nel villaggio - da sempre uno dei «più belli della Svizzera» secondo le classifiche - e l’unico albergo esistente è vuoto da dieci anni. L’ex hotel Moosmann ha chiuso i battenti nel lontano 2014, ma a gennaio dopo svariati ricorsi è arrivato il via libera dal TRAM: verrà convertito anch’esso in appartamenti.

«Non per ragioni economiche»

Gandria non è New York e nemmeno Barcellona ma, nel suo piccolo, ha dovuto affrontare a sua volta i problemi dell’«over-tourism», come lo chiamano gli esperti. La mancanza di posteggi - tamponata con la posa di una barriera selettiva all’ingresso del paese, nel 2020 - è quello che più ha acceso gli animi dei circa 220 residenti (e dei politici come Luraschi) in passato. In futuro, con l’arrivo di 24 nuovi alloggi all’ex Moosmann le polemiche non mancheranno di sicuro.

Un altro tema «scottante» come il sole (quando c’è) sulle teste dei turisti, che sudano sulla salita dal lago al nucleo storico, è quello degli affitti (anch’essi in salita). La scarsità di abitazioni a Gandria produce prezzi storicamente più alti rispetto a Lugano. Eppure per i padroni di casa è più conveniente affittare ai vacanzieri: «Non è tanto per una questione economica» spiega Luraschi, che di professione è contabile e affitta per arrotondare. «Con i turisti non c’è rischio di morosità, e l’immobile resta pronto all’uso per eventuali necessità future».

È il motivo che spinge sempre più proprietari (piccoli e non) a scegliere gli affitti brevi anche in Ticino. Gli immobili disponibili su Airbnb hanno raggiunto quota 4.721 nel mese corrente (dato di Ticino Turismo). Per fare un confronto, poco più di un anno fa (marzo 2023) erano 3.271: un aumento del 44 per cento.

La tentazione di Airbnb

Non è un fenomeno che riguarda solo le nostre latitudini. L’aumento esponenziale di affitti brevi è globale: tanto che città come Amsterdam, New York e Firenze hanno introdotto regolamenti molto restrittivi, negli ultimi anni, per rimediare alla carenza di affitti abbordabili per la popolazione residente. In alcuni casi (Firenze, Amsterdam) le norme comunali sono state bocciate o ridimensionate dai tribunali, ma il problema resta. L’ultimo caso è quello di Barcellona: la capitale catalana ha annunciato a fine giugno un piano per diventare Airbnb-free entro il 2029.

In nessuna zona del Ticino - nemmeno a Gandria, o nelle altre perle turistiche - si è arrivati a tanto. Ma la crescita dell’offerta ha allarmato anche qui albergatori e associazioni degli inquilini: nel 2022, dopo un lungo iter in Gran Consiglio, è arrivata una «stretta» sul settore con una nuova procedura - i datori di alloggio devono richiedere un codice identificativo, come avviene in Italia - che si applica agli alloggi affittati per meno di 90 giorni l’anno.

Un primo bilancio

A due anni dal giro di vite, la prima notizia è che la crescita di Airbnb e affini non si è fermata. E nemmeno le polemiche. In un’intervista a La Domenica del 23 giugno scorso il presidente di Hotelleriesuisse nel Sottoceneri, Federico Haas, auspicava più controlli sul settore e un «freno alla speculazione immobiliare» nelle zone più gettonate dai turisti, in particolare sul Ceresio. I dati di Lugano Region presentano un conto salato, in effetti, per gli alberghi tradizionali: i pernottamenti sono scesi da 915mila nel 2022 a 905mila nel 2023. Nello stesso periodo i cosiddetti «affittacamere» - ma la dicitura è scomparsa, nella nuova legge - hanno registrato un aumento, da 255mila notti a 295mila.

Cosa rispondono gli «affittacamere»

Qualcosa di simile è successo anche nel Locarnese, l’altro grande distretto turistico che, con Vallemaggia e Verzasca, accoglie ogni anno circa la metà dei visitatori che scelgono il Ticino. Rispetto al record del 2022 gli arrivi sono calati l’anno scorso e, con tutta probabilità, caleranno anche quest’anno. Ma la colpa forse è di altri fattori - vedi il servizio alle pagine precedenti - più che dei bed and breakfast.

Davide Salmina è un piccolo albergatore di Brione Verzasca. Il ristorante di famiglia esiste dal 1984, e ha sempre avuto delle camere per gli ospiti. Ma con l’avvento di Airbnb Salmina ha iniziato ad acquistare rustici nelle vicinanze e a riattarli. «Nella nostra valle le piccole abitazioni spesso abbandonate non mancano - spiega - ho visto un’occasione anche per riqualificare il territorio». In dieci anni è arrivato a gestire sei rustici, per un totale di circa trenta posti letto.

La Valle Verzasca, come Gandria, soffre da sempre per la mancanza di strutture alberghiere. Senza iniziative come quella di Salmina - o l’albergo diffuso di Corippo, con un concetto simile - l’unico hotel a due stelle (a Vogorno) e le poche pensioni presenti non basterebbero ad accogliere la «marea» di visitatori esplosa sulla scia del fenomeno-Maldive. «Dopo la pandemia per fortuna l’afflusso è gradualmente calato, prima era ingestibile. Ma da albergatore ho colto un’opportunità: gli affitti brevi sono complementari all’attività tradizionale, non è vero che rubano il pane agli hotel. Chi prende un appartamento in affitto cerca solitudine, privacy, meno servizi forse, è un turista completamente diverso».

Le carte in regola

Anche Luraschi è dello stesso parere. «La famiglia che sceglie il bed and breakfast difficilmente andrebbe in hotel, dove spenderebbe una fortuna» argomenta. Nel caso di Gandria - ma anche del Locarnese - il rischio è che i turisti «semplicemente scelgano di andare in strutture della vicina Italia». Con una perdita di indotto. E a proposito di indotto, gli «affittacamere» non ci stanno a passare per favoreggiatori del «nero». Esibiscono contratti di lavoro in regola - Luraschi con una ditta di pulizie di Lugano e un web-manager, Salmina con «donne della Valle che così hanno modo di arrotondare» e un giardiniere - per dimostrare che anche loro hanno le carte in regola. «È ora di finirla di farci la guerra» chiosa Salmina. «Le mele marce poi ci sono in tutti i settori, anche negli alberghi di lusso».

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