Il personaggio

L'astronauta aiuta la scienza

La tecnologia delle auto da corsa spinge la ricerca spaziale verso nuovi pianeti - ce lo racconta Walter Villadei
Walter Villadei in collegamento dallo spazio
Gloria Sala
23.06.2024 06:00

Le stelle si sono allineate. Questa volta non sopra la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove l’astronauta italiano Walter Villadei lo scorso inverno ha trascorso un periodo per la missione Axiom Space Ax-3, ma nella Motor Valley italiana, dove si producono le automobili più veloci e più belle del mondo. Sulle colline di Parma, alla sede della Dallara, azienda specializzata nel car racing, è stato realizzato un progetto ambizioso di Space economy lanciato dall’Aeronautica militare italiana. Ci ha creduto il capo di Stato maggiore generale Luca Goretti, che ha selezionato per il volo il colonnello e ingegnere aerospaziale Villadei, e ci hanno scommesso l’ingegnere Alessio Grasso, che dirige la business unity spazio, e il fondatore dell’azienda Giampaolo Dallara, che da giovane fu il progettista della mitica Miura Lamborghini.

Esplorazione e ricerca scientifica

La tecnologia delle auto da corsa sta creando nuove opportunità per la ricerca aerospaziale e la sinergia di competenze e risorse tra settore militare istituzionale e settore industriale privato ha permesso all’Agenzia Spaziale Italiana di partecipare ad una missione congiunta con la società americana Axiom, che organizza voli privati a destinazione della ISS ed è la prima società non governativa autorizzata dalla NASA a costruire la nuova Stazione Spaziale, dato che l’attuale dovrà essere deorbitata entro il 2030. Nel corso di un evento alla Dallara Academy in cui ha raccontato la sua esperienza in orbita, Walter Villadei, pilota nella missione Ax-3 Voluntas, ha definito lo spazio come un acceleratore di esplorazione e ricerca scientifica.

Permanenza nello spazio e fisiologia

A bordo della stazione ha infatti sperimentato il sistema software ISOC, il centro operativo spaziale sviluppato dall’Aeronautica militare italiana, per sorvegliare le possibili collisioni tra satelliti artificiali con detriti spaziali. Villadei si è anche sottoposto a test per monitorare i risvolti fisiologici della sua permanenza in orbita, indossando uno Smart Flight Suit 2 interattivo, realizzato con un materiale di nuova generazione, antimagnetico, traspirante, ignifugo e termoregolatore. La tuta rileva i dati medici dell’astronauta integrando un dispositivo di elevata precisione approvato dalla NASA. Un’azienda italiana, in collaborazione con l’Agenzia spaziale, ha testato anche una tuta dotata di sensori per raccogliere dati sull’attività muscolare, integrata da proprietà di compressione utile per redistribuire i liquidi corporei, che in microgravità salgono verso l’alto e quindi impediscono al cuore di funzionare come sulla terra.

«Un luogo di diplomazia»

Il Reparto medicina aeronautica e spaziale ha rilevato i parametri del flusso sanguigno nelle arterie dei membri dell’equipaggio, comparati ai test effettuati prima e dopo il volo attraverso la valutazione della funzione endoteliale in orbita, indicatore di future malattie cardiovascolari nelle missioni di lunga durata. Un sistema di telemedicina dell’azienda GVM monitorava poi in tempo reale la salute degli astronauti, mentre la start-up Mental Economy, in collaborazione con l’Aeronautica, ne misurava l’efficienza cerebrale. L’Agenzia spaziale ha inoltre coordinato esperimenti per contribuire al progresso della conoscenza sulle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, patologie legate all’invecchiamento sulla terra e sulle anomalie con effetti di lunga durata sul corpo degli astronauti, per studiare le contromisure per lo stress ossidativo e per identificare gli indicatori molecolari che permetteranno di discriminare gli effetti indotti dalla microgravità, dal confinamento e dallo stress psicofisico.

La Dallara, con «Radiation Shielding», ha utilizzato invece le proprie tecnologie in campo tessile per testare materiali polimerici avanzati che proteggano dalle radiazioni. Reduce da una mattinata di incontri con gli studenti, dalle elementari alla laurea magistrale in ingegneria, Villadei si illumina quando parla delle domande che gli rivolgono i bambini, affascinati dallo spazio. Racconta dell’emozione di osservare il nostro pianeta dalla cupola dell’ISS, pezzo unico costruito in Italia, dei rapporti umani tra gli 11 astronauti di nazionalità diversa, dove europei, americani e russi collaborano in amicizia. «Lo spazio è un luogo di diplomazia», dice. Lui, che dopo una carriera militare come aviatore nelle missioni all’estero, nel 2012 si è diplomato come cosmonauta a Star City in Russia e dal 2021 è diventato un astronauta della NASA a Houston, ne è la prova. Parliamo di sicurezza nello spazio, ancora senza una normativa internazionale condivisa, dato che l’unica esistente, di 70 anni fa, è ormai obsoleta.

La Luna come ponte verso Marte

La geopolitica terrestre si proietta sulla luna, dove la Cina ha lanciato una sonda sul lato oscuro, con l’incognita dell’assenza di un accordo sul nucleare nello spazio. I progressi della tecnologia stanno modificando la stabilità del dominio spaziale per l’inserimento di potenze emergenti, Stati che cercano di acquisire tecnologie militari e compagnie private che investono in tecnologie extraterrestri. E dove andranno le agenzie governative, come la NASA e l’ESA ? Villadei non ha dubbi. Sulla Luna, a creare una base operativa per l’ esplorazione di Marte.

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