Made in Ticino

Le cave delle meraviglie

A Peccia, in Vallemaggia, si estrae l'unico marmo bianco in Svizzera – Storia di una tradizione reinventatasi fino a oggi
Le cave di Peccia. © CdT
Andrea Stern
Andrea Stern
23.06.2024 13:37

Sostenibilità è la parola che maggiormente ricorre dialogando con Cesare Maurino. Sostenibilità non solo in riferimento al gigantesco impianto da oltre 1.400 pannelli solari inaugurato in primavera sul tetto della sede aziendale di Iragna, ma anche e soprattutto perché estrarre roccia dalla montagna e reintrodurla nel paesaggio sotto nuova forma è quanto di più sostenibile possa esistere. «Noi lavoriamo in simbiosi con la natura e il territorio», riassume il CEO di Graniti Maurino e Cristallina Marmo.

L’utilizzo della pietra ha una lunghissima storia in Ticino ma è solo con l’avvento della ferrovia del San Gottardo che le attività estrattive hanno assunto una dimensione industriale. È in quel periodo storico, nel 1894, che l’emigrato piemontese Giuseppe Maurino Senior iniziò a estrarre gneiss in una cava di Pollegio, gettando il seme di quello che oggi, quattro generazioni dopo, è uno dei principali attori nel settore dell’estrazione di granito, con sei cave tra Iragna, Cresciano e la Valle Maggia.

La Cristallina Marmo invece è nata nel 1946 per sfruttare un importante giacimento marmifero scoperto in valle di Peccia. Rilevata nel 2010 da Graniti Maurino, è oggi l’unica azienda svizzera che estrae 14 colori e 56 sfumature di marmo.

L’unicum della chiesa di Mogno

«Noi crediamo molto nel marmo, è un materiale con un potenziale enorme - riprende Cesare Maurino -. Ha permesso la realizzazione di opere monumentali, come il Duomo di Milano, costruito oltre seicento anni fa. Il mio sogno sarebbe di poter realizzare anche in Ticino un grande edificio in marmo o, chissà, una città del marmo. C’è l’esempio molto bello della chiesa diMogno, dove l’architetto Mario Botta ha saputo combinare sapientemente marmo e granito. Ma purtroppo è un caso unico. Quando arrivo a Peccia mi fa sempre male al cuore vedere capannoni di cemento armato e ferro, quando si sarebbe potuto valorizzare il marmo locale. È stata persa un’opportunità».

A volte è difficile essere profeti in patria. A volte capita che per rivestire le pareti del LAC di Lugano si vada in India a cercare il marmo del Guatemala o che per la pavimentazione della stazione FFS di Bellinzona si preferisca il travertino romano alla pur ricca offerta di materiali locali. D’altra parte, capita anche piuttosto spesso che le rocce ticinesi vengano scelte per impreziosire progetti fuori Cantone.

Tra Zurigo e Shanghai

«Tra i progetti realizzati negli ultimi anni con il marmo di Peccia, il più iconico è senza dubbio il Flagship Store di Bucherer in Bahnofstrasse a Zurigo - afferma Maurino -, un’opera che è stata pure premiata come miglior edificio della città. A Milano invece andiamo molto fieri di quanto realizzato in Piazza Liberty dall’architetto Norman Foster utilizzando lo gneiss di Iragna. Ha fatto un lavoro certosino, facendo molta attenzione ai formati e alla direzione della venatura della pietra. Quella piazza è un’icona della pietra ticinese».

Il granito della Valle Maggia fa bella mostra di sé in Germania, nei bagni termali di Wiesbaden o nella Hohe Strasse di Colonia, ma anche a Taiwan, dove la tipologia Blumaggia adorna un grattacielo sede di un’importante assicurazione e un albergo di lusso. Altri graniti si trovano anche in palazzi di New York o Shanghai, a dimostrazione di come la pietra ticinese possa essere apprezzata nel mondo.

«Agli architetti piacciono molto i graniti grigi, perché sono colori neutri che possono essere combinati molto bene con legno o acciaio - spiega Maurino -. Ci sono architetti che vengono anche da molto lontano a cercare i nostri prodotti. Noi però ci rivolgiamo soprattutto al mercato locale. Per esportare di piùall’estero, ci vorrebbe uno sforzo non indifferente. Non basta la materia prima, ci vogliono anche le persone e le risorse. Per esempio, un paio di volte siamo andati in Inghilterra a partecipare a delle fiere e così siamo riusciti a fare delle piazze a Londra e a Manchester. Se andassimo ad altre fiere, è possibile che otterremmo altri lavori. Ma questo richiede un impegno non evidente per un’azienda familiare come la nostra».

Contesto non sempre facile

Perché sebbene si distingua su altissimi palcoscenici in Svizzera e nel mondo, la Graniti Maurino resta un’azienda medio-piccola con una quarantina di dipendenti, inserita in un contesto non sempre facile. «Negli ultimi anni il nostro prodotto è cresciuto molto di costo - spiega Maurino -, anche a causa di scelte politiche. Per esempio, la tassa sul traffico pesante incide molto sulla nostra attività, perché noi dobbiamo trasportare la pietra dalla Valle Maggia a Biasca e non possiamo usare la ferrovia. Allo stesso tempo, c’è una forte concorrenza dall’estero, con metodi anche sleali. Il mercato è inondato dalla ceramica e da pietre a basso costo provenienti da cave italiane gestite dai cinesi in condizioni sicuramente discutibili. Il mercato è deregolamentato, non ci sono dazi, quindi dobbiamo difenderci con la qualità e l’unicità».

Il punto forte della Graniti Maurino e della Cristallina Marmo è la sostenibilità, la capacità di offrire prodotti naturali che durino nel tempo, ma anche di valorizzare ogni singola pietra della montagna, compresi i residui della lavorazione. A questo scopo è nato l’outlet, un negozio fisico e online dove è possibile acquistare gli esuberi a prezzi fortemente ribassati. «Dal portacandela alla fontana - conclude -, abbiamo un catalogo di 5.000 articoli in granito e marmo. Sono prodotti che durano nel tempo. Questo è il lusso, questa è la sostenibilità».

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