L'intervista

«L'esilio mi ha cambiato la vita, non per forza in peggio»

Lo scrittore Kader Abdolah è fuggito dall'Iran nel 1988 e vive da allora in Olanda – Ha pubblicato un romanzo sulla vita di Maometto
©IPA
Francesco Mannoni
23.03.2025 06:00

«Il Maometto di cui ci parlano gli Ayatollah, i re e i sultani arabi, non è quello giusto. È un Maometto sbagliato che ci presentano sotto un’aureola di grande santità e sacralità. Ma soprattutto Maometto era un combattente che lottava per cambiare la società». Kader Abdolah (pseudonimo di Hossein Sadjadi Ghaemmaghami Farahani), scrittore iraniano di 71 anni rifugiato politico in Olanda dal 1988, è stato perseguitato dal regime dello Scià e poi da quello di Khomeini. Con la nuova edizione di «Il Messaggero - Vita di Muhammad il Profeta» (Iperborea, 416 pagine), e per l’importanza della sua opera in questo delicato momento storico, ha vinto a Pordenone la 31° edizione di «Dedica», il più originale dei premi letterari a livello internazionale.

La vita romanzata di Maometto, è una biografia reale o una libera interpretazione?
«La mia famiglia era religiosa e il Corano era sempre presente nella nostra casa. Inizialmente, io che sono credente un po’ a modo mio, e non nel senso tradizionale del termine, non lo leggevo, ma poi ho scoperto che è un importante testo di narrativa oltre che un libro sacro, come la Bibbia e la Torah. Una volta imparato a conoscere Maometto, lo scaltro mercante poeta e analfabeta, ma portatore di un messaggio rivoluzionario non solo come profeta, ho pensato che lo scrittore è la persona giusta per spiegare meglio le vicende della storia».

Perché?
«I dittatori si raccontano a modo loro, e anche certi personaggi di rilievo scrivono la storia come gli pare: ci vogliono gli scrittori per raccontarla da un punto di vista non ideologico, non di parte, ma reale, e così portarla a conoscenza del mondo senza menzogne pro o contro. Perché la storia, come la religione, è un insegnamento, e gli insegnamenti sbagliati alterano la vita dell’uomo e lo rendono più disponibile ai peggiori istinti dell’umanità».

Quali sono i valori che la sostengono nel suo lavoro di scrittore - pontiere tra mondi diversi?
«Il mondo sta cambiando per effetto di milioni di persone che si stanno muovendo in cerca di libertà e di un modo di vivere meno precario. Queste persone non si portano dietro solo i cambiamenti a cui spesso assistiamo, ma anche i loro raccontatori di storie. Io sono uno di questi che ha cercato la libertà fuggendo dal Paese d’origine: sono uno scrittore e il mio impegno è quello di mostrare il dolore, le difficoltà, i problemi, ma anche la bellezza di tante persone».

L’islamismo di oggi, rispecchia le direttive del Corano?
«Ci sono fanatici in ogni cultura e in ogni religione. I fanatici dell’Islam moderno sono le persone più retrive e più pericolose che si possono immaginare. Fanno un cattivo uso degli insegnamenti di Maometto, e così facendo usano il Corano per agire con violenza contro i loro fratelli e sorelle in seno a tutte le società. Un esempio: nell’epoca di Maometto le donne non osavano nemmeno uscire di casa perché gli uomini costituivano un pericolo. Per salvare le donne Maometto dice: coprite la vostra bellezza prima di uscire perché il pericolo è rappresentato dagli uomini. Questo millequattrocento anni fa perché all’epoca di Maometto non c’era nessuna legge che garantisse la sicurezza delle donne».

L’Europa sta invecchiando e questi movimenti di popolazione portano nuove energie indispensabili per un continente indebolito

Ma adesso le leggi ci sono e le donne in buona parte del mondo sono protette, perché il velo?
«Per i fanatici dell’Islam di oggi, come gli Ayatollah in Iran, queste consuetudini sono pretesti per fare pressioni sulle giovani donne affinché non mostrino la loro bellezza non solo per strada, ma anche sui social media: la modernità non piace ai regimi totalitari. I fanatici dell’Islam non capiscono, o non lo vogliono capire, che difficilmente potranno arrestare il progresso dei popoli. Per loro è più importante reprimere che fare concessioni: cedere sui loro divieti significherebbe operare cambiamenti epocali».

Secondo lei, l’Islam sta tentando l’islamizzazione dell’Occidente?
«Molti anni fa l’Islam era praticato solo in Paesi come la Siria, l’Iran l’Arabia Saudita e pochi altri. Era molto potente ma solo in quella limitata parte di mondo: ora i flussi di migranti lo hanno portato anche in Europa. Molti musulmani sono arrivati e continuano a venire in Europa, dove ci sono le leggi, e la società europea li cambierà, ne farà dei musulmani europei. Ci vorranno più generazioni, prima che i musulmani siano completamente integrati nelle società, e non si saranno portati dietro solo il Corano, ma anche i loro talenti, le loro conoscenze scientifiche e mediche e le avranno messe a frutto nei luoghi in cui si sono stabiliti. E così facendo daranno alla società una forza nuova, e forse anche una nuova identità. L’Europa sta invecchiando e questi movimenti di popolazione portano sangue nuovo, nuove energie indispensabili per un continente indebolito».

Lei nato in Iran, rifugiato in Olanda parla e scrive in olandese: rinunciando alla lingua d’origine ha rinunciato anche alla sua identità originaria?
«No, no mai. Non può mai succedere. Con l’esilio non si perde nulla della propria identità, ma se ne guadagnano espressioni. Ero un puro scrittore persiano, ora sono uno scrittore persiano-olandese. Ho aggiunto molta bellezza della cultura olandese alla mia identità. E per me ora, la più importante è la lingua olandese. Posso svelarle un segreto? In esilio si diventa veramente se stessi. Quando uno lascia la propria casa, inizia a vivere una vita fantastica. La maggior parte delle volte mi sento come un palloncino legato a una roccia. Solo creare bellezza mi aiuta a tenermi insieme. Solo creare i personaggi dei miei libri mi dà lo spazio in cui vivere. Come scrittore, è mio dovere trasformare la violenza in arte. La storia fa il suo lavoro, ma il mio compito di scrittore è trasformarla in un romanzo».

Il regime iraniano è una delle più pericolose e brutte dittature della terra

L’esilio cambia tutto nella vita di un uomo?
«Certo, l’esilio cambia tutto, diventi una persona diversa (ma solo se vuoi che l’esilio ti cambi). È una delle forze più potenti della natura, l’esilio. Non lo sapevo, ma ora lo so. Prima non sapevo assolutamente nulla di migrazione perché non avevo mai lasciato il mio Paese. Poi nel 1988 ho dovuto scappare, cercare asilo in un nuovo mondo. E mi piace molto il Paese dove vivo. Come scrittore, vivere questa esperienza, terribile e meravigliosa, mi ha maturato e fortificato».

Il ricordo del passato, la fa ancora soffrire?
«Solo chi ha dovuto lasciare il proprio Paese scappando per salvarsi la vita, e ha l’anima segnata da tante brutte esperienze può capire e valutare il disagio, l’affanno, la paura. Tutti gli elementi di cui parlo nei miei libri, fanno parte di una storia dolorosa che ho vissuto con la paura e l’ansia che spezza i cuori degli uomini. Ho perso molti compagni, amici e parenti, e la mia è sempre stata una vita di tristezza, dolore, fuga, nostalgia; e poi una vita di fantasia. Il dolore, il tanto dolore, diventa una miniera d’oro di storie per uno scrittore. In questa miniera continuo a scavare per ritrovare me stesso, tutto ciò che ho perduto e gli affetti della mia vita».

Come vede oggi, a distanza, il regime iraniano?
«Il regime iraniano è una delle più pericolose e brutte dittature della terra».

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