Il caso

Licenziamenti di Stato

Negli ultimi cinque anni il Cantone ha lasciato a casa una cinquantina di dipendenti - ma il caso di Roberto Caruso è per molti vesi eccezionale
La SPAI e liceo cantonale di Mendrisio © Ti-Press/Francesca Agosta
Davide Illarietti
25.08.2024 12:30

Anche il Cantone licenzia. Meno, in proporzione, e con modalità diverse rispetto alle aziende private - almeno in teoria - ma licenzia. Nel caso del docente della Spai di Mendrisio, esonerato «a voce» a fine giugno nell’intervallo tra una lezione e l’altra, le modalità sono state un po’ «all’americana» - prendi le tue cose e vai - e non va bene. Lo ha stabilito il tribunale amministrativo, accogliendo il ricorso dell’insegnante.

Ma un licenziamento resta un licenziamento, a prescindere dalla procedura: giovedì, il Decs ha ribadito che tirerà diritto e salvo sorprese nella seduta di martedì il governo (sempre in ossequio alla procedura) dovrebbe confermare la disdetta. Non sarebbe una novità: i cinque consiglieri di Stato hanno già approvato la risoluzione di una cinquantina di rapporti di lavoro, negli ultimi cinque anni.

Dieci lettere all’anno

I numeri forniti alla Domenica dal DFE - a cui fa capo la Sezione del personale - fotografano una certa stabilità. Nelle ultime due legislature i «ministri» in carica (prima e dopo l’avvicendamento Bertoli-Carobbio Guscetti) hanno firmato la disdetta di 42 dipendenti dell’amministrazione cantonale, una decina all’anno in media. I docenti vengono conteggiati separatamente: durante l’ultimo mandato di Bertoli, fanno sapere dal DECS, è stato licenziato un solo insegnante per motivi disciplinari. In un anno e mezzo di dirigenza Carobbio Guscetti, invece, le disdette sono state due contando anche quella appena prospettata.

Dietro ai numeri si nascondono storie, come sempre. Alcune sono note. Fece scalpore nel 2021 il caso di un insegnante delle medie di Locarno che, nottetempo, approfittò degli spazi della scuola per organizzare una festa a base di alcol: il video finì sui social e il docente venne sospeso e poi licenziato. È il primo caso nella statistica recente. Non vi figura, invece, il direttore delle scuole medie di Lugano arrestato nel 2022 per abusi sessuali su un'allieva: non fu licenziato infatti (anche se Bertoli annunciò un «licenziamento in tronco» a mezzo stampa) ma si dimise.

Motivi disciplinari

Nel registro scolastico non figurano nemmeno i collaboratori licenziati a seguito di un infortunio o di una malattia superiore ai sei mesi - si contano comunque sulle dita di una mano, assicurano dal Dipartimento - i quali invece rappresentano la maggioranza dei casi registrati tra il resto degli impiegati cantonali. I licenziamenti per motivi disciplinari sono più rari e motivati in genere, a giudicare dalle cronache, da episodi di una certa gravità. Arrivando ai giorni nostri il caso del docente Spai, Roberto Caruso, rappresenta un'eccezione? Rientra anch’esso nei provvedimenti disciplinari ma - come riferito a suo tempo dalla Domenica, che ha scoperchiato il caso - a carico del professore non risultano inchieste amministrative né tantomeno penali. Soltanto toni «irriverenti» nei confronti di un superiore .

Uno su 4.800

Non tutto finisce sui giornali, né deve finirci, ci mancherebbe. Anche del secondo docente licenziato nel 2024 ad esempio, di cui si apprende dalle statistiche, non si sa niente. Perché? Dove? Cosa ha fatto? Il Dipartimento non fornisce dettagli sui singoli casi, a tutela della privacy degli interessati. Non risulta per altro che in questo caso sia stato presentato un ricorso - come invece nella vicenda di Caruso - e lo stesso vale per il docente del festino a Locarno.

Il caso-Caruso insomma è un unicum, per molti versi. «Non è paragonabile per modalità a nessuna vertenza attualmente pendente con l’amministrazione cantonale, almeno per quanto ci riguarda» conferma il responsabile dell’ufficio giuridico dell’OCST a Mendrisio Marvin Ceruti, che segue il dossier (il docente è assistito legalmente dal sindacato). «Abbiamo avuto e abbiamo tuttora in corso vertenze per questioni salariali e l’impressione è che negli ultimi anni i casi arrivati in fase di conciliazione siano aumentati» afferma il sindacalista. Le segnalazioni di problematiche e di disagi riferite da docenti al sindacato, invece, sarebbero molte di più: una quindicina all'anno, secondo stime diffuse nei giorni scorsi. Non tutte, per fortuna, sfociano in un licenziamento. E ancora meno in un ricorso, e in una sentenza favorevole da parte del TRAM.

In questo articolo: