Salute

Lo screening salva la vita

Il progetto pilota all'EOC: 100 pazienti fanno la TAC e 44 scoprono di avere qualcosa
Mauro Spignesi
09.02.2025 06:00

I numeri sono spietati: ogni anno a livello nazionale circa 4.800 persone si ammalano di cancro del polmone, in Ticino complessivamente si arriva a oltre 250 casi; di questi oltre la metà vengono registrati con una diagnosi tardiva. E proprio per intervenire tempestivamente è partito un progetto pilota di screening su un campione di 100 persone messo a punto dal Centro oncologico polmonare della Svizzera Italiana, che lo ha pure finanziato. «Siamo i secondi a livello nazionale dopo Zurigo, mentre Vaud e Friburgo ci stanno ancora lavorando», spiega il professor Stefano Cafarotti, responsabile del Centro oncologico polmonare della Svizzera Italiana, nonché primario Chirurgia toracica dell’Ente ospedaliero cantonale, responsabile dei Centri oncologici specialistici EOC e professore alla Facoltà di scienze biomediche. «Che indicazioni ci ha dato questa campagna di screening? Ci ha detto - prosegue Cafarotti - ciò che purtroppo sapevamo e che ripetiamo da anni, insistendo su un concetto, e cioè che la cultura della prevenzione è fondamentale non soltanto per salvare vite umane ma anche per risparmiare sulla spesa sanitaria. Perché l’incidenza dei costi - non soltanto economici ma anche sociali - della presa a carico e del trattamento di un paziente con tumore individuato nelle sue prime fasi è naturalmente molto minore rispetto a quella di un paziente che deve essere trattato quando il tumore è già avanzato».

Ecco perché è importante avere sul territorio una campagna di screening periodica e istituzionalizzata come già avviene per colon, seno e prostata.

Seconda dopo Zurigo

L’iniziativa ticinese è andata più spedita rispetto a quella di Zurigo. «Questo perché mentre a Zurigo si è fatto appello ai pazienti, noi siamo partiti dall’idea di essere piu capillari sul territorio coinvolgendo tutti i medici di famiglia del cantone», spiega la dottoressa Miriam Patella caposervizio chirurgia toracica e referente scientifico del Centro polmone. «Sono stati dunque proprio i medici di famiglia, tenendo conto delle caratteristiche, a selezionare in partenza, a individuare i pazienti a rischio. Senza dimenticare che il tumore al polmone è silenzioso, nel senso che non fa registrare particolari segnali nell’organismo, è asintomatico e dunque per individuarlo occorre che chi è a rischio si sottoponga a questi test periodicamente». In quattro mesi, dunque, è stata compilata la lista con nomi e cognomi dei pazienti che previo appuntamento si sono presentati nelle sedi dell’EOC più vicine alla loro abitazione, dalle valli sino alle città. «In media abbiamo calcolato che ognuno di loro ha percorso appena sei chilometri, questo per dire quanto è stata capillare l’iniziativa».

Una percentuale alta

Entrando nello specifico cosa è emerso dallo screening? «È emerso che in 44 pazienti dei 100 visitati - un’alta percentuale dunque - abbiamo riscontrato noduli polmonari, nella maggior parte radiologicamente benigni. Di questi 44 casi, inoltre, il 15 per cento ha avuto bisogno di una nuova TAC e di un esame più approfondito», spiega ancora la dottoressa Patella. «I cento pazienti che si sono sottoposti a una TAC a basso grado di emissioni di radiazioni e poi a una accurata visita sono stati scelti rispettando precisi target scientifici e sulla scorta di esperienze maturate in altre realtà europee e americane. Intanto l’età: dai 55 ai 74 anni; poi il fatto che fossero fumatori o ex fumatori (almeno 20 sigarette al giorno) da almeno trent’anni. I risultati dello screening, che è stato effettuato seguendo le indicazioni scientifiche degli studi internazionali in materia, sono stati poi analizzati dalla nostra équipe di lavoro con radiologi specializzati. Per ogni caso affrontato è stata poi trasmessa una relazione al medico curante per una valutazione insieme al paziente».

Naturalmente, ricorda Cafarotti, il Centro polmone della Svizzera italiana, che due anni fa ha centrato i rigorosi criteri di qualità stabiliti a livello internazionale dalla Deutsche Krebs Gesellschaft (DKG) e ha dunque ottenuto la certificazione europea, si è detto immediatamente disponibile per confrontarsi con i medici di famiglia.

Una opportunità per la politica

Questo screening è anche una opportunità per la politica, una opportunità per ragionare seriamente su una serie di scelte. Quello al polmone con una incidenza importante (15% dei tumori maschili è un tumore polmonare, l’8% dei tumori femminili) fa parte dei cosiddetti big killer, cioè le quattro neoplasie più frequenti ma mentre per le altre (colon retto, seno e prostata) si fanno campagne annuali di screening, ciò non avviene appunto per il polmone. Adesso però c’è uno strumento, quello messo a punto dal centro cantonale, che andrebbe sfruttato sino in fondo, senza più alibi. «Senza dimenticare che è importante non fumare - spiega Cafarotti - e che smettere - anche con le sigarette elettroniche - si può, magari facendosi aiutare dalla Lega polmonare o dai medici degli ambulatori EOC presenti sul territorio che svolgono un ottimo lavoro per spezzare la dipendenza da nicotina. Chi smette riduce progressivamente i rischi cardiovascolari e nel tempo anche quello oncologici. Anche se poi va detto che c’è un altro fattore di rischio ed è il radon, il gas naturale che arriva dal sottosuolo e che insieme all’inquinamento atmosferico è il secondo elemento - nel 35 per cento dei casi - che concorre nello sviluppare un tumore al polmone».

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