Lo steward di Swiss che ha riscoperto il Ticino: «La vita è come andare in bicicletta»

Ha girato il mondo in lungo e in largo. Dapprima l’Europa: Parigi, Londra, Amsterdam, Berlino, Madrid. Poi oltre i confini europei: Shanghai, Tokyo, Sao Paolo, San Francisco, Mumbai. Un gran girovagare fino a quando, all’improvviso, si è reso conto che per lui il posto migliore dove vivere era quello dove era nato. Oggi la vita professionale di Marco Steiger, nato a Sorengo nel 1984, ruota attorno al binario 1 della stazione ferroviaria di Bellinzona. Nello stabile accanto alla passerella che porta a Daro ha aperto Bikeport , punto di riferimento per tutti gli appassionati di bicicletta. «La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti», diceva Albert Einstein. E fermo sui pedali, Marco Steiger, non è proprio mai stato.
Tra le lingue e le materie scientifiche
Nato a Sorengo nel 1984, Marco frequenta tutte le scuole dell’obbligo nel Mendrisiotto. A casa parla svizzero tedesco perché i suoi genitori sono nati al di là del Gottardo. «È stata la ferrovia a condurre mamma e papà in Ticino perché le FFS avevano bisogno di informatizzare la stazione merci di Chiasso; inoltre questo Cantone era sempre piaciuto a mia mamma». Il giovane Marco non ha un’idea ben precisa sul suo futuro: gli interessano sia le lingue, sia le materie scientifiche. Al liceo accantona le materie umanistiche e punta su FAM, fisica e applicazioni della matematica.
La laurea in fisica ambientale
Terminato il liceo, si iscrive a fisica all’ETH di Zurigo, l’Eidgenössische Technische Hochschule Zürich, dove vivono molti suoi parenti. «A differenza di molti miei compagni di studi ticinesi, io non dovevo affrontare il problema della lingua». Tuttavia, il politecnico non è una passeggiata. Anzi: «Il livello scolastico di noi ticinesi era più alto rispetto a quello degli altri compagni del resto della Svizzera, malgrado ciò, nel primo anno non capivamo granché di quanto ci insegnavano». Il ritmo di studi all’ETH si rivela frenetico e mette a dura prova Marco. «In caso di bocciatura avevo già il piano B: iscrivermi ad una scuola di interprete». Ma lui non viene bocciato neppure a un esame e quattro anni e mezzo dopo si laurea in fisica ambientale.
Si vola!
«Ce l’avevo fatta! Messa alle spalle la carriera accademica che non mi interessava, in quel momento avevo bisogno di leggerezza dopo tutto quello studiare!». Gli viene in mente quanto gli raccontò un giorno una sua amica studente, che tra il bachelor e il master aveva fatto un’esperienza come hostess presso la Swiss, la compagnia aerea risorta dalle ceneri della Swissair. «Prova, è molto bello: giri il mondo e in più guadagni qualcosa!» gli disse. Siccome Marco non era mai stato in un paese che avesse un’ora diversa da quella Svizzera «decisi di buttarmi e la nostra compagnia aerea mi assunse».
Gli anni alla Swiss
Terminata la formazione specifica, Marco Steiger diventa steward. Effettua prima voli a corto raggio, poi quelli intercontinentali. Per due anni e mezzo lavora per Swiss. «Un’esperienza che mi ha permesso di conoscere tanta bella gente e di gestire situazioni potenzialmente difficili a livello interpersonale, come litigi o tensioni ad alta quota». Quando i colleghi vengono a sapere della sua laurea in fisica, rimangono stupiti. «Non capivano il motivo per il quale non ero diventato pilota!». In realtà Marco sapeva che quella era soltanto una parentesi della sua vita, «inoltre non mi sarebbe piaciuto chiudermi per ore nel cockpit di un aereo, non era quello che cercavo».
Quando la casualità fa la sua parte
Ad un certo punto però inizia a farsi sentire la stanchezza. I voli notturni in giro per il mondo diventano troppi «e le notti in bianco sono dure da gestire se non puoi recuperare». Stufo di sentirsi sballottato in ogni angolo del pianeta, Marco torna a focalizzarsi sulla Svizzera, il paese dove era nato. «Venni a sapere che un mio amico che aveva studiato con me, aveva lasciato il suo posto di lavoro in Ticino, presso il Dipartimento del territorio. Mandai la mia candidatura e venni assunto».
Il suo ritorno in Ticino è dunque frutto della casualità «se non ci fosse stato quel posto vacante sarei finito da qualche altra parte». Tuttavia, grazie all’esperienza precedente, Marco aveva capito che «non c’era bisogno di andare lontano: viviamo in un paese straordinario, sicuro e con una standard di vita elevato».
L’amore per le due ruote
In Dipartimento lavora a tanti progetti diversi: dall’inquinamento dell’aria all’inquinamento fonico, dall’inquinamento luminoso a quello delle acque «ed io mi sono trovato molto bene». Il suo tempo libero lo consacra alla bicicletta, un suo vecchio amore fino dall’infanzia, quando insieme al nonno zurighese faceva diverse uscite sulle due ruote «Lui era un vero patito!». Pian piano la mountain bike prende il sopravvento sulla bici da corsa e a Marco viene un’idea: trasformare la sua passione in un mestiere part time. Obiettivo: far conoscere meglio il nostro territorio «vedevo un grande potenziale non ancora sfruttato».
La mountain bike supera la bici
Riduce la percentuale di lavoro al Dipartimento del Territorio e nel 2014 segue la formazione di guida di mountain bike. Nel 2015 fonda «Bikesteiger.ch», un’azienda che si occupa dell’organizzazione di corsi e tour guidati nel Cantone. «Le richieste erano molte, tuttavia mi resi conto insieme al mio dipendente e amico Stefano che il lavoro era limitato dal fatto che non eravamo in grado di mettere a disposizione dei nostri clienti le biciclette a noleggio». Bisogna trovare una soluzione. Così, nel 2017 fonda insieme a Stefano e ad un altro socio la Bikeport. L’azienda riesce a coinvolgere «Rent a bike», il partner a livello nazionale che ci voleva per risolvere il problema del noleggio delle bici. «Loro non avevano il personale formato e a noi mancavano le bici. Una classica situazione «win win».
Addio al «posto fisso»
Nel 2018 Bikeport trova la sua sede sul binario 1 della stazione di Bellinzona e nel 2019 Marco ne diventa titolare unico. Il «posto fisso» al Dipartimento del Territorio lo lascia definitivamente nel 2023. Da quel giorno lavora a tutta una serie di progetti che gli permettono di impiegare i suoi otto dipendenti tutto l’anno, pur se a tempo parziale. Collabora con patriziati, comuni e con il Cantone per aprire nuovi sentieri e con la sua squadra fa conoscere pedalando la bellezza del Ticino. «Adoro il nostro territorio, devo però ammettere che a Zurigo mi sento ticinese, in Ticino mi sento «zucchino». Strano vero?»