L'omicidio Bellocco e quelle «trasferte» in Ticino
L’incontro era in programma da tempo. È un’altra pista, quella che seguono gli inquirenti scesi dalla Svizzera a Milano per conto della Procura federale nei giorni caldi dell’omicidio Bellocco: un’indagine – non è dato sapere quale – su una delle tante «connection» elvetiche della criminalità organizzata italiana, lombarda in particolare. Ma nella riunione, tenutasi venerdì alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, il Corriere della Sera riferisce che si è parlato «molto» del fatto di sangue avvenuto mercoledì a Cernusco sul Naviglio, periferia del capoluogo lombardo.
A rimanere ucciso, in uno scontro che sta assumendo i contorni di un’esecuzione pianificata, è Antonio «Totò» Bellocco, membro dell’omonima famiglia ‘ndranghetista che da alcuni anni era entrato in affari con la tifoseria più losca nella Curva Nord interista. L’uccisore, il capo ultrà Andrea Beretta, ha riferito durante l’interrogatorio che i contrasti con Bellocco erano nati proprio sulla spartizione della «torta» degli introiti della curva (biglietti e merchandising). Da alcune settimane i «calabresi» avevano un piano per uccidere Beretta. Un altro capo ultrà dell’Inter, Vittorio Boiocchi, era stato già ucciso in un agguato nel 2022.
Cosa c’entra la Svizzera, e il Ticino in particolare? I campanelli d’allarme che avrebbero attirato l’attenzione della Procura federale – per ora i magistrati italiani non hanno presentato una richiesta d’assistenza formale – sono diversi. La colluttazione in cui Bellocco ha perso la vita è avvenuta in un’auto – una Smart – con targhe ticinesi: il veicolo, come è emerso nei giorni scorsi, era stato preso a noleggio da Bellocco presso una ditta del Mendrisiotto. Un fatto non strano di per sé – a Milano le auto con targhe ticinesi non sono rare – ma che assume importanza alla luce di altri elementi.
Il clan Bellocco è infatti da tempo attivo in Svizzera, in Ticino e nel Comasco, come dimostrato da più inchieste negli anni passati. Alla famiglia di Rosarno (Reggio Calabria) facevano capo, ad esempio, i due cittadini italiani arrestati nel 2021 a Lugano con l’accusa di aver partecipato a un vasto traffico di stupefacenti. I due – un 60enne milanese proprietario di un ristorante e un calabrese di 43 anni, cuoco – per i magistrati si sarebbero occupati di mobilitare denaro tra il Ceresio, Berna e la Lombardia per conto del clan.
Ma i collegamenti con la Svizzera non finiscono qui. Lo dimostra la «trasferta» della Fedpol a Milano venerdì – «siamo in contatto, li sosterremo se necessario»ha detto un portavoce – ma non solo. Anche gli ultrà della Curva Nord dell’Inter coinvolti nell’indagine sull’omicidio Bellocco – ora solo agli inizi – e in altre indagini passate, a quanto trapela, avrebbero preso parte a «trasferte» sul territorio ticinese negli ultimi anni. Una frequentazione, quella con il Ticino, che di nuovo non è sospetta o strana di per sé, vista la vicinanza geografica. Ma su cui, alla luce del contesto, agli inquirenti interessa senz’altro fare chiarezza