Attualità

L'orco in cattedra

L'insospettabile controllore che trasgredisce
18.09.2022 11:00

E meno male che l’esempio dovrebbe venire dall’alto! Fa venire i brividi la vicenda del (l’insospettabile) direttore di scuola media finito in carcere con l’accusa di atti sessuali con fanciulli. Se chi ha (anche) un ruolo di supervisione trasgredisce e vìola regole e prescrizioni, se diventa lui l’orco in cattedra, qualcosa di grave sta capitando. Tuttavia, come sottolineano due esperti, non sempre la scuola sa cogliere e anticipare il disagio e spesse volte gli adulti sono incapaci di vedere i segnali di malessere.

Le verifiche

«Vien da chiedersi quali siano, al momento dell’assunzione o della nomina a un ruolo dirigenziale, le verifiche compiute», dice Diego Erba. Una vita ‘tra i banchi’, l’ex direttore della Divisione scuola sa bene di cosa parla. Conosce problematiche, situazioni e circostanze che si possono creare in un gremio dove convivono adulti e ragazzi. «Sarebbe utile prendere altre informazioni, al di là della verifica delle competenze tecnico-didattiche del candidato». Soprattutto, ci si dovrebbe interrogare sulla sua capacità o onestà di custodire ciò che di più prezioso c’è: i nostri figli.

La fiducia tradita

«È un tradimento della fiducia - per Daniele Bianchetti, ex direttore delle Medie1 di Locarno -. Sono state violate le aspettative delle famiglie che alla scuola affidano i ragazzi, dei docenti che devono avere una figura di riferimento al di sopra di ogni sospetto». In casi come quello appena emerso (va da sè che è ancora tutto da verificare) l’aggravante è sempre lo squilibrio di potere. Si approfitta della propria posizione, invece di garantire ai ragazzi sicurezza e protezione. «Bisogna incentivare ogni tipo di iniziative per evitare situazioni di questo genere», dice ancora Erba.

Sensibilizzare

Parlare, discutere, affrontare costantemente tutto ciò che ruota attorno alle dinamiche sessuali. Doveroso in una società ipersessualizzata come la nostra. Lo sottolinea Ilario Lodi. Doveroso a scuola, in famiglia, in ogni contesto possibile. Sempre e comunque. Mai girare la testa, mai dire non è affar mio. «La scuola lo fa - dice Erba -, ma forse non è abbastanza, occorre fare di più, affrontare anche tutte quelle tematiche che ruotano attorno all’utilizzo del telefonino. Dal profilo etico e morale l’azione della scuola, visto che da lì tutti passiamo, è fondamentale».

C’è poi un altro aspetto. L’eccessiva confidenza che a volte si crea tra docenti e allievi. «Mettere sempre delle regole dal punto di vista formale - suggerisce Bianchetti -. La troppa familiarità può fare brutti scherzi. Il fatto che una delle vittime si sarebbe confidata all’esterno significa che non sempre la scuola sa anticipare e accogliere il disagio». Non solo la scuola. «Sempre col cellulare in mano, ciascuno nel proprio piccolo mondo, adulti e ragazzi non sono più capaci di cogliere e esprimere i segnali di malessere», conclude Erba.