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L'ortopedico dell'Ambrì

Dal 2011 il dottor Nicola Biasca si prende cura delle lesioni dei giocatori dell'HCAP
Il dottor Nicola Biasca. © Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Marco Ortelli
08.10.2023 18:59

Ogni anno in Svizzera 27.000 tesserati si procurano 5.200 infortuni che riguardano soprattutto le spalle, la parte superiore del braccio, il tronco, le mani, le ginocchia e il volto (fonte UPI), come dire che quasi 1 hockeista su 5 si fa male. Con Nicola Biasca, medico specialista in chirurgia ortopedica e traumatologia muscolo-scheletrica, specialmente della chirurgia dell’anca e del ginocchio operativo alla Clinica ortopedica di Lucerna, dal 2011 nello staff medico dell’HC Ambrì-Piotta, ci addentriamo nell’infortunistica sportiva con due occhi di riguardo all’hockey professionistico.

Iniziamo con i dati reso noti dall’UPI. «Bisogna distinguere tra ferite leggere e gravi - osserva il dottor Biasca - qui mi preme però evidenziare i grandi progressi fatti a livello di Federazione svizzera di hockey riguardo alla prevenzione e all’informazione dei medici e dello staff tecnico di tutte le quadre. L’introduzione obbligatoria delle balaustre flessibili in National e Swiss League ha portato ad esempio, come hanno dimostrato diversi studi, a una diminuzione delle lesioni della spalla, mentre altri studi hanno dimostrato che anche le lesioni alla testa sono diminuite». La guardia rimane alta. «Diversi nuovi studi prospettivi dimostrano l’importanza dell’uso dei paradenti. Da un lato e a tutti i livelli - dai giovani agli adulti - il loro impiego porta a una riduzione dell’86% delle lesioni ai denti e alla bocca, nello stesso tempo è stata rilevata una diminuzione fino al 28% delle commozioni cerebrali, a seguito di una maggiore attivazione della muscolatura del collo e della riduzione della diffusione dell’impulso che dalla mandibola conduce al cervello quando si subisce un colpo». Qui lo specialista è categorico. «Bisognerebbe rendere obbligatorie le protezioni ai denti, non solo nei giovani ma a tutte le età».

Interventi in pista e prevenzione

Il dottor Nicola Biasca si divide tra l’attività alla Clinica ortopedica di Lucerna e quella nell’organizzazione dell’HC Ambrì Piotta. Uno staff medico, quello biancoblù, che può contare sull’esperienza del responsabile Bruno Capelli, cardiologo, dell’internista Mattia Maggi, dello pneumologo Franco Quadri, dell’altro ortopedico Matteo Regusci e sull’esperienza di Daniele Mona. Biasca sottolinea l’importanza di altri tre componenti del team. Il massaggiatore Luca Grotto, «è la persona più importante che riceve dai giocatori tutte le informazioni e se necessario le trasmette agli specialisti». Lo staff fisioterapico, «con Lorenzo Croce pronto a intervenire quotidianamente». Il preparatore atletico Lukas Oehen, «abbiamo rilevato che i giocatori che svolgono la preparazione atletica con noi, a inizio stagione non riscontrano quasi mai problemi come strappi muscolari o problemi agli adduttori; chi arriva dall’esterno ha qualche difficoltà in più. La preparazione specifica a secco con attività neuromuscolari, stretching, ecc. è importantissima per prevenire e ridurre gli infortuni». Infortuni che inevitabilmente accadono. «Ad Ambrì riscontriamo 60-80 lesioni ogni anno, la maggior parte di esse sono superficiali. Per gli infortuni acuti, la tendenza è quella evidenziata dagli studi effettuati a livello della Federazione internazionale IIHF e svizzera di hockey SIAH tra il 2006 e il 2013. A essere più colpita è la parte inferiore del corpo - 40% circa dei casi -, con il ginocchio a subire le conseguenze maggiori: lesione del legamento collaterale interno il 50% dei casi, lesioni meniscali al 15% e 10% di lesioni al crociato anteriore. Segue tra il 20 e il 30% la parte superiore del corpo, in particolare la spalla, dove si rilevano soprattutto lesioni all’articolazione acromion-clavicolare e gleno-omerale, così come lesioni alla muscololegamentarie della schiena o al tronco, 8%. Il 75% delle lesioni alla testa sono lesioni alla faccia, specialmente delle lacerazioni, mentre il 10% delle lesioni totali riguarda i cosiddetti traumi leggeri alla testa». Le temute commozioni cerebrali, molto difficili da diagnosticare correttamente, che grazie a diversi congressi internazionali e nazionali hanno altresì permesso di sensibilizzare non solo i medici ma anche tutte le persone legate a una squadra. L’attività pluriennale del dottor Biasca nell’ambito della medicina sportiva preventiva a livello nazionale e internazionale ha contribuito a introdurre importanti procedure per la classificazione e il trattamento delle commozioni cerebrali e nuove regole.

L’evoluzione dell’infortunistica nell’hockey

Hockey e prevenzione si stanno rincorrendo da anni. «A causa delle gravi ferite alla testa, 100 casi in Svezia nel 1961, nel paese scandinavo è stata introdotta nel 1963 la regola dell’uso obbligatorio del casco. Regola poi introdotta nel 1965 in Canada nella Canadian Amateur Hockey League CAHA e in Nordamerica nella Amateur Hockey Association AHAUS, e nella NHL nel 1978». Se questo ha contribuito a ridurre le ferite focali alla testa, come fratture craniche o ematomi intracraniali, è impressionante il dato riguardante le lesioni agli occhi. «La società canadese degli oftalmologi creata in quegli anni e guidata dal prof. Tom Pashby, nel 1972 aveva registrato in Canada 287 lesioni agli occhi di cui 20 di cecità! A seguito di ciò, nel 1975 è stata introdotta nella CAHA la nuova regola dell’High Sticking. Nella stagione 74-75 furono registrati 43 occhi accecati, con il disco quale causa di almeno il 38% di questi infortuni. Nel 1978 si è quindi reso obbligatorio l’uso della maschera completa nella CAHA, nella AHAUS e in Europa. In Svezia si è verificato uno sviluppo simile e dalla stagione 87-88 è stato obbligatorio per i giocatori senior (nati dopo il 1966-1967) indossare una visiera. Questa regola venne poi introdotta nella IIHF, per cui tutti i giocatori nati dopo il 31 12. 1974 dovevano portare almeno una visiera e anche in modo corretto. L’introduzione di queste regole ha portato nel 1994 alla diminuzione dei casi di lesioni agli occhi a 17, di cui 3 di cecità». Le lesioni catastrofiche, come l'ematoma subdurale e l'accecamento, sono state ridotte nel periodo 1963-1991 grazie all’uso obbligatorio di caschi di hockey, delle maschere e delle visiere. Ridotto un problema eccone un altro. I giocatori protetti dalla maschera hanno aumentato la loro aggressività. «Questo ha portato alla rilevazione di un aumento delle lesioni alla schiena fino a 16 casi l’anno. La creazione da parte del Prof. Charles Tator del comitato canadese per la prevenzione dell’incidente della schiena nel 1980 ha evidenziato che la maggioranza di queste lesioni veniva causata dal check da tergo. Da ciò è derivata l’introduzione della regola del Checking from behind nella CAHA nel 1985 e nella IIHF nel 1994, grazie al contributo del compianto dottor Pietro Segantini, mio primo primario di chirurgia da cui ho imparato molto».

Arriviamo al 1996, anno in cui Nicola Biasca entra a far parte della IIHF - dapprima come membro della commissione delle regole, e poi come membro della commissione tecnica, nonché medico consulente dell’ex presidente René Fasel (in carica dal 1994 al 2021) - diventando artefice di nuovi cambiamenti. Come la creazione dell’International Injury Reporting System IRS, il Rapporto di controllo degli incidenti, realizzato con il Prof. Yelverton Tegner e l’appoggio di Pat Clayton, ricercatore nella CHA e di John Powell, ricercatore della NHL. «Abbiamo dimostrato che tra il 1997 e il 2002 le commozioni cerebrali erano triplicate. Si partiva dal 2% nella NHL nell’89-90, il 4% nella Canadian Amateur Hockey League, il 2-4% in Svezia per arrivare all’l’8% in NHL nel 2000 e al 18% in Svezia nel 2001».

L’attività di Nicola Biasca nel comitato delle regole della Federazione internazionale ha quindi contribuito alla creazione della Regola 223 IIHF di portare i caschi omologati nel 1998 (in Svizzera già nel 1997!), la visiera per i giocatori nati dopo il 31.12 1974 (Regola 224 IIHF) e portare sia i caschi sia la visiera in modo corretto (Regola 224 IIHF). «Nel 2002, dopo anni di duro lavoro e opera di convincimento, sotto la guida di Philippe Lacarriere, presidente del comitato delle regole IIHF, abbiamo potuto introdurre finalmente la regola 540 IIHF Head Checking rules, grazie a cui ogni contatto alla testa o al collo sarebbero stati puniti più severamente». A distanza di oltre 20 anni, il medico dell’Ambrì Piotta operativo alla Clinica ortopedica di Lucerna constata laconicamente: «Purtroppo questa regola non viene sempre seguita sulle nostre piste. Gli arbitri a volte puniscono severamente le inezie e in modo non adeguato i colpi alla testa o i check illegali a metà pista, spesso causa delle principali commozioni cerebrali».

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