Il caso

Luci rosse e clienti violenti: «All'improvviso ha alzato le mani»

In Ticino maltrattamenti e stalking sono diffusi nei locali erotici – La testimonianza di due lavoratrici del sesso
© CdT/Gabriele Putzu
Davide Illarietti
24.11.2024 10:30

Tania copre con un post-it il nome sul telefono, mentre il display mostra la foto di una donna sulla quarantina,capelli biondi. «Sofia» - si fa chiamare così - risponde da un locale erotico del Luganese, dove vive e lavora, mentre la sua testimonianza risuona in viva voce nell’ufficio dell’antenna MayDay a Viganello: racconta per l’ennesima volta la sua storia, anche se ormai non spera più di avere giustizia.

Cinque casi l’anno: la punta dell’iceberg

Sofia ha sporto denuncia per una violenza subita sul lavoro nel 2023: è stata picchiata da un cliente ubriaco che voleva consumare un rapporto senza pagare. «All’inizio sembrava una persona educata e gentile. Ha alzato le mani all’improvviso» ricorda l’entraîneuse mentre la mediatrice Tania ascolta. L’associazione MayDay si occupa tra le altre cose di tutelare le lavoratrici del sesso in Ticino: quelle che hanno il coraggio di segnalare episodi di violenza sono poche - «cinque o sei ogni anno» - e meno ancora arrivano alla denuncia.

«Il fenomeno in realtà è molto più diffuso» spiegano Perez e la collega Erika, che ogni settimana girano nei locali erotici e negli uffici della Teseu per sensibilizzare le lavoratrici. «Non ci imbattiamo solo in storie di violenza fisica ma anche economica, verbale e psicologica, e anche in una diffusa sfiducia. Purtroppo». La storia di Sofia è un buon esempio del perché. Ha chiamato subito la polizia, che ha accertato la violenza e, a seguito della denuncia, il cliente è stato condannato a pagare una pena pecuniaria (oltre mille franchi). L’entraîneuse ha riportato una ferita con danni dentali - dovrà sottoporsi a un’operazione di ricostruzione odontoiatrica - e dovrebbe intentare una causa incerta per ottenere un risarcimento: «Si parla di importi alti e il rischio, se questo ex cliente fosse insolvente, è di ritrovarmi a sostenere da sola le spese dell’avvocato oltre che del dentista» spiega. «Non so cosa farò, ma se il risultato è questo non mi stupisce che molte colleghe non denuncino».

In Ticino i locali erotici non rispondono finanziariamente della sicurezza delle lavoratrici, che esercitano al loro interno come libere professioniste. Per assurdo, trattandosi di locali pubblici, non sono nemmeno tenuti ad allontanare i clienti molesti se questi pagano il conto e non creano problemi.

Lo stalker dietro l’angolo

«Alla fine mi sono rassegnata a convivere con il pericolo» racconta Marta, un’altra lavoratrice assistita da MayDay perché vittima di stalking. Anche lei risponde al telefono da un locale erotico ma chiede di rimanere anonima: la violenza, in questo caso, è di tipo diverso ma arriva sempre da un cliente del postribolo. «A un certo punto è diventato ossessivo, mi scriveva a tutte le ore e quando l’ho bloccato ha iniziato a usare altri numeri o profili falsi sui social network, minacciava di contattare la mia famiglia in Italia per dire loro che mestiere faccio». Le segnalazioni alla polizia anche qui non sarebbero bastate: il reato di «stalking» non esiste nel codice penale svizzero e l’importunatore continua tutt’oggi a recarsi sul luogo di lavoro di Marta - «conosce la mia auto» - dove lei non può fare altro che cercare di evitarlo.

Una recente ricerca condotta anche nella Svizzera italiana dal consorzio di associazioni ProCoRe (di cui fa parte anche MayDay) ha rilevato come il settore della prostituzione sia particolarmente esposto a questi rischi, ma la causa non è il lavoro sessuale in sé. «Sarebbe sicuramente un mestiere migliore se ci fossero più tutele» conclude Marta. In passato le è capitato più volte di consigliare a colleghe che avevano problemi simili - «anche più gravi» - di rivolgersi a Erika e Tania per ricevere consigli e informazioni su come muoversi. «Alcune sono disposte a parlarne ma molte hanno paura e temono che non servirà a niente» constatano le due mediatrici.

L’antenna di Viganello - che fa parte del Soccorso Operaio - ha un mandato cantonale per il suo lavoro di sostegno alle donne che esercitano la prostituzione, ma non dispone di fondi per aiutarle nelle cause legali. Le due intervistate concordano sull’utilità dell’assistenza ricevuta. Ma perché le cose cambino anche in Ticino - dicono - servirebbe un cambio di mentalità. «Finché la gente continua a pensare che picchiare una prostituta non abbia conseguenze - conclude Sofia - è facile che succeda di nuovo ad altre quello che è successo a me».

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