Mamma, non voglio fare il cameriere
A inizio estate Laura ha fatto due cose non insolite, per una madre con tre gatti e tre cagnolini. Ha pubblicato un annuncio online per un «pet-sitter» - qualcuno che accudisse i suoi animali durante le vacanze. E si è messa a cercare un lavoretto per il figlio di 13 anni.
Entrambe le ricerche sono finite male. «All’annuncio hanno risposto solo ragazzi giovanissimi e qualche frontaliere» racconta. «Non me la sono sentita di affidare le chiavi di casa a un adolescente senza esperienza». Per la stessa ragione, probabilmente, anche suo figlio non ha trovato lavoro.
I lavoretti domestici in coincidenza delle ferie, come il dog o cat-sitting e il meno noto house-sitting - la custodia delle abitazioni: ma sono solo una decina gli annunci in Ticino sul sito Trustedhousesitters.com - sono la versione edulcorata di un fenomeno antico come il mondo. Il «lavoro minorile» estivo che, nelle sue forme più tradizionali, va molto meno di moda.
L’offerta non manca
C’erano una volta i giovani liceali che, a inizio estate, venivamo mandati «a padrone» dai genitori per pagarsi le vacanze. C’erano: chi faceva il cameriere, chi il magazziniere o il lavapiatti. Le vacanze estive, in realtà, creano ancora oggi un fabbisogno extra non solo nel settore turistico. Adecco ad esempio alla voce «lavoro estivo» a metà luglio offre 2349 impieghi, 77 in Ticino di cui la maggior parte (il 70 per cento) nell’industria e nell’edilizia. Agenzie interinali a parte, siti come Jooble.org o Tutti.ch abbondano di annunci per lavori e lavoretti più tipicamente stagionali, dalle lezioni private alla manovalanza nei supermercati. Ma quali mestieri sono ancora appetibili per i giovani ticinesi?
Cercansi bagnini
Un classico estivo è la sorveglianza a bordo vasca, o spiaggia. I lidi offrono ogni anno decine di impieghi ad altrettanti bagnini da Chiasso ad Airolo - una cinquantina solo nei lidi di Lugano - ma a precise condizioni e con difficoltà sempre maggiori. «Negli ultimi anni abbiamo riscontrato una fatica crescente nel reclutamento dei giovani» spiega Roberto Mazza, capodicastero Sport della Città di Lugano. Il problema riguarda tutti i lidi - Locarno, Bellinzona, Mendrisio - e a livello nazionale l’Associazione piscine romande e ticinesi sta conducendo uno studio su come «rivitalizzare» la professione. I risultati arriveranno a fine anno. «Non sembra però che aumentare le retribuzioni sia per forza la soluzione» anticipa Mazza. «I giovani sembrano spaventati dall’idea di dover gestire i comportamenti dei coetanei e la maleducazione crescente da parte dell’utenza, che è oggettivamente un problema riscontrato, anche questo, in diversi lidi».
Il cameriere non «tira» più
Complice la stagione partita malissimo - mercoledì la federazione di settore ha lanciato un «tavolo di crisi» in Ticino - la ristorazione non ha molto da offrire quest’anno, in generale. I giovanissimi sono spariti ben prima che il maltempo guastasse gli incassi. «Non c’è la fila per fare i camerieri d’estate, purtroppo» sottolinea il presidente di GastroTicino Massimo Suter. «Le famiglie evidentemente non vedono più di buon occhio che i propri figli facciano un lavoro considerato poco appetibile, e questo è un gran peccato». La puntualità, l’importanza dell’impegno (premiato con le «mance») sono solo una parte dell’insegnamento, ricorda Suter, a cui si aggiunge un guadagno più concreto. «Nei ristoranti i ragazzi trovano retribuzioni vere, a differenza che in altri settori, ma anche vera fatica e questo forse spaventa molti».
Le promesse porta a porta
L’attenzione dei giovani, e non solo, forse è attirata dalle promesse di altri guadagni più facili. «Minimo 225 franchi al giorno o più, ideale per studenti» recitano ad esempio gli annunci dell’agenzia Corris-Lazoona, sempre alla ricerca di «dialogatori» per raccolte fondi porta a porta. Il fine è buono - «cambia il mondo con noi, più sostenibilità e giustizia sociale» promettono gli slogan sul sito dell’azienda - ma i mezzi sono stati contestati in passato, da ultimo dal Comune di Airolo che in primavera ha messo in guardia la popolazione pubblicando addirittura un avviso all’albo comunale. Nonostante le polemiche, l’agenzia con sede a Bellinzona assicura di non avere difficoltà a reclutare giovani «con spiccate doti comunicative». In particolare d’estate «riceviamo un maggior numero di candidature perché i giovani vogliono colmare le loro vacanze con un lavoro temporaneo ma significativo» spiega il direttore regionale Francesco Bizzozero. La retribuzione comunque è reale, precisa, e «mediamente alta e interessante soprattutto per i lavoratori frontalieri italiani».
È la legge del mercato. In modi diversi nei diversi settori, alla fine, il vuoto lasciato dai giovani e giovanissimi è stato riempito. Il figlio di Laura ama gli animali e ha detto che, l’estate prossima, vuole ritentare con il pet-sitting. Avrà un anno in più e forse, chissà, anche più possibilità di trovare qualcosa.
Il sociologo: «Una scuola di vita che si sta perdendo»
Ai tempi in cui Luca Bertossa era ragazzino, a Chiasso, molti suoi coetanei passavano l’estate a lavorare alla Frisco Findus di Balerna. Lui non ci è mai stato ma ricorda che «era una sorta di rito collettivo, funzionava per passaparola, una tradizione tramandata tra amici e fratelli». Un po’ di nostalgia è inevitabile e coglie anche il sociologo, responsabile scientifico delle Inchieste federali fra la gioventù Ch-X. Oggi, conferma, uno scenario del genere sembra inimmaginabile. E non solo, o non tanto per l’evoluzione normativa - sotto i 15 anni è ancora consentito il lavoro «leggero», lavoretti estivi, stage e «piccole incombenze» - ma perché è cambiato il mercato delle professioni. «L’offerta di impieghi è molto diminuita, non solo per questioni di sicurezza che un tempo erano meno considerate, ma anche per il maggior grado di specializzazione diffuso e richiesto dalle aziende sia nel settore secondario che nel terziario» spiega Bertossa.
I giovani disponibili, se possibile, sono ancora meno dei posti di lavoro. E il motivo è legato da una parte «alla distribuzione del tessuto produttivo ed economico sul territorio, che si concentra in zone non sempre raggiungibili dai minorenni che per definizione hanno possibilità ridotte di mobilità autonoma» osserva l’esperto. Dall’altra, è intervenuto un cambiamento culturale. «Da una cultura del dovere si è passati a una cultura dell’autorealizzazione, la pigrizia non c’entra» riassume Bertossa. I «lavoretti» di una volta, che magari offrirebbero ancora una soddisfazione economica, «spesso non sono più percepiti dai giovani come coerenti rispetto al proprio percorso». Ed è vero. In un mercato del lavoro iper-specializzato «ai giovani è richiesto piuttosto un carico maggiore di studio durante l’anno e durante le vacanze» piuttosto che la diversificazione e la fatica estiva. Anche da parte dei genitori. «È un peccato - conclude il sociologo - perché in realtà queste esperienze permettono ai giovani di confrontarsi con delle costrizioni, come gli orari di lavoro, o i compiti meno gratificanti, che poi incontreranno nel prosieguo dei propri percorsi qualunque essi siano». Senza contare l’effetto deterrente, e la spinta a impegnarsi di più sui libri, quando ricominceranno le lezioni.