Negoziati con l'UE, a che punto siamo?
Lo scorso mercoledì il vicepresidente della Commissione europea è venuto in visita in Svizzera per stilare, assieme al nostro ministro degli esteri, un bilancio dei negoziati in corso tra Svizzera e UE.
La comunicazione ufficiale che ne è seguita parla di situazione positiva, di prossime tappe e di volontà di concludere le trattative entro la fine dell’anno, se la qualità del loro contenuto sarà soddisfacente. Detto altrimenti, i negoziatori stanno procedendo ma ci sono ancora alcuni punti che vanno risolti (non è stato detto quali ma possiamo immaginarli) e non è quindi certo che si potrà concludere l’esercizio entro la fine dell’anno.
Tutto sommato una comunicazione prettamente interlocutoria, dai toni positivi ma dai contenuti ancora piuttosto vaghi. I temi oggetto di questi negoziati sono sensibili ed è quindi comprensibile che non sia scontato procedere alla velocità auspicata. Mi riferisco soprattutto alle note questioni istituzionali (ripresa del diritto e controllo da parte di un tribunale straniero) sulle quali si è lungamente discusso e ancora molto si discuterà.
Ma a questi temi se ne è aggiunto uno in corso di negoziato che ha cambiato l’equilibrio dell’intera trattativa. Si tratta della richiesta da parte della Svizzera di una clausola di salvaguardia unilaterale da attivare a determinate condizioni per poter limitare l’arrivo di lavoratori dai paesi dell’UE.
Una simile clausola era stata concessa alla Svizzera nell’accordo bilaterale concluso nel 1999, laddove era stato previsto che in caso di immigrazione eccessiva la Svizzera avrebbe avuto la possibilità di reintrodurre i contingenti anche per i cittadini europei. Ma attenzione, questa clausola era stata concessa unicamente per un periodo di tempo limitato, 12 anni dall’entrata in vigore dell’accordo, trascorsi i quali questa clausola è decaduta. La reticenza dell’UE a limitare il diritto alla libera circolazione si spiega con il fatto che è una delle libertà fondamentali del mercato unico europeo. E trattandosi di una libertà fondamentale (non di un semplice diritto qualsiasi) le eccezioni sono ammesse molto raramente, e, in ogni modo, devono essere limitate il più possibile nella loro applicazione. Per questa ragione è davvero molto difficile che 25 anni dopo la conclusione dei primi accordi bilaterali l’UE possa concedere per una seconda volta una clausola di salvaguardia unilaterale alla Svizzera, clausola, come detto, già concessa ma ormai scaduta. Ma allora su cosa starebbero attualmente discutendo i negoziatori?
Non è escluso che quale alternativa alla clausola unilaterale stiano tentando di concretizzare, fissando alcuni criteri condivisi, un articolo già presente nell’accordo concluso nel 1999. Questo articolo prevede che in caso di gravi difficoltà di ordine economico o sociale le parti si riuniscono all’interno di un comitato al fine di esaminare le misure adeguate per porre rimedio alla situazione. La portata e la durata delle misure eventualmente decise si devono limitare a quanto strettamente indispensabile per porre rimedio alla situazione e devono perturbare il meno possibile il funzionamento dell’accordo sulla libera circolazione delle persone. Questo comitato, così è attualmente previsto nell’accordo, deve decidere all’unanimità. In altre parole, le decisioni devono essere condivise dalle parti. Sulla base di informazioni ufficiose riprese anche dalla stampa di oltre Gottardo, quale possibile via d’uscita, si starebbe ipotizzando un allentamento del requisito dell’unanimità se le misure limitative sono decise sulla base di principi precedentemente condivisi e, come detto, già concretizzati da Svizzera e UE nell’accordo medesimo.
La decisione di adottare queste misure potrebbe però a questo punto essere sottoposta a verifica da parte di un tribunale chiamato ad esempio a controllare se la situazione invocata dalla Svizzera può davvero essere considerata un caso di gravi difficoltà e se, inoltre, le misure prospettate rispettano il principio di proporzionalità. Questa soluzione permetterebbe di scavalcare l’ostacolo dell’unilateralità assoluta che l’UE non è apparentemente disposta a concederci. Ma è comunque molto diversa dalla soluzione del 1999. Detto ciò, dobbiamo in ogni modo attendere la fine delle trattative per valutare concretamente il risultato consolidato che ne scaturirà. Ad oggi ci stiamo ancora muovendo nel campo delle ipotesi. Affaire à suivre…