Non è colpa dei pensionati

È sbagliato pensare che l’aumento dei costi della salute registrato in questi anni sia dovuto soltanto all’invecchiamento della popolazione. Perché in realtà più della metà delle spese per la salute (56%) sono destinate a persone che non hanno ancora raggiunto l’età della pensione. Inoltre negli ultimi anni i costi sanitari sono aumentati molto più fortemente tra i giovani che tra gli anziani, come dimostra un’analisi di Avenir Suisse basato sulle cifre dell’Ufficio federale di statistica (UST).
«Siamo rimasti noi stessi molto sorpresi - afferma Jérôme Cosandey, coautore dell’analisi di Avenir Suisse -. Prima di analizzare le cifre avrei pensato che i pensionati avessero un peso preponderante sul totale dei costi della salute. Invece non è così. Oltretutto la parte di costi totali destinata agli anziani è rimasta sostanzialmente stabile, negli ultimi dieci anni, mentre nelle fasce di età più giovani è aumentata di molto».
Statistiche poco dettagliate
Certo, un novantenne continua a costare di più di un diciottenne, mediamente. In termini di spesa di sanitaria. Ma tra il 2011 e il 2021 l’aumento dei costi per il primo è stato solo del 2%, per il secondo addirittura del 44%. Una crescita considerevole dai motivi poco chiari. Le cifre della Confederazione non sono abbastanza dettagliate per consentire di andare oltre il campo delle ipotesi.
«Si nota un forte aumento dei costi per le cure psichiatriche, specialmente tra le ragazze - spiega Cosandey -. Spicca anche la crescita delle cure a domicilio, i servizi Spitex, per persone in giovane età. Possiamo immaginare che si tratti, per esempio, di malati di cancro che tornano a casa propria e che hanno bisogno di essere seguiti. Più in generale, si osserva una maggiore propensione tra i giovani a recarsi dal medico».
Più malati o più apprensivi?
Non è possibile determinare se sia perché i giovani sono più spesso malati o solamente più apprensivi. «Questo aumento sarebbe preoccupante se evidenziasse una logica consumistica - prosegue il coautore dello studio -. È possibile che i giovani vadano più spesso dal medico per beneficiare delle prestazioni di un sistema per il quale pagano sempre più caro. È anche possibile che molte consultazioni siano legate a bagatelle, dovute a un eccesso di ipocondria».
In pratica, se una volta un bambino faceva due colpi di tosse i suoi genitori aspettavano che passasse. Oggi invece corrono al pronto soccorso temendo il peggio. «Un medico mi raccontava che ai tempi faceva fatica a convincere le persone che avevano il cancro, perché queste erano sicure di essere sane - afferma Cosandey -. Oggi invece fa fatica a convincere le persone che sono sane, perché loro hanno visto su Google che i sintomi corrispondono a qualche terribile patologia e sono sicure di essere malate».
L’aumento dei costi sanitari tra i giovani potrebbe però avere anche un risvolto positivo. «Potrebbe essere visto come un investimento - prosegue Cosandey -, se significa che oggi si affrontano più presto certe malattie, come il diabete, che con l’età potrebbero causare un deterioramento dello stato di salute».
Chiesta più trasparenza agli ospedali
Lo studio di Avenir Suisse non permette di capire quale di queste ipotesi sia la più azzeccata. Forse hanno tutte un fondo di verità. Di sicuro avrebbe senso approfondire ancora di più le statistiche per determinare se gli oltre 86 miliardi di franchi all’anno spesi per la sanità siano davvero tutti giustificati.
«Oggi è molto difficile determinare quali spese per la salute creano un valore per il paziente e per il sistema - osserva Cosandey - e quali altri spese sono invece inutili o il risultato di inefficienze. Gli ospedali forniscono solo indicatori generici, come il tasso di infezione o il tasso di mortalità, che non permettono di valutare la qualità delle cure. A nostro avviso è necessario che si introducano degli indicatori più specifici, per ogni tipo di patologia. Questo creerebbe più trasparenza e permetterebbe di andare più a fondo nell’analisi dei costi sanitari».
Principale preoccupazione degli svizzeri
D’altra parte l’esplosione dei costi sanitari è la principale preoccupazione degli svizzeri, secondo l’ultimo Barometro delle apprensioni di Credit Suisse, risalente a fine novembre, poco dopo l’annuncio dell’ennesimo forte aumento dei premi di cassa malati. Ben venga, quindi, una maggiore trasparenza se questa può far emergere margini di risparmio.
Tra gli anziani di oggi, ma anche e soprattutto tra gli anziani di domani, ovvero i giovani. Già nell’autunno scorso la FMH, la Federazione dei medici svizzeri, aveva lanciato il sasso nello stagno evidenziando che nei cinque anni precedenti la fascia di età che aveva fatto registrare la maggior crescita di costi sanitari era stata quella tra i 15 e i 35 anni.
Ora Avenir Suisse dimostra che sull’arco di dieci anni la crescita della spesa sanitaria è stata superiore alla media in tutte le fasce di età tra 6 e 55 anni. Inoltre in questo lasso di tempo la parte di spesa legata ai pensionati è rimasta invariata e minoritaria, nonostante questi siano percentualmente aumentati. «La vecchiaia è sicuramente un fattore di costo - conclude Cosandey - ma se si vuole contenere la spesa sanitaria non basta nascondersi dietro all’invecchiamento della società. Bisogna scovare le inefficienze. E queste riguardano tutti».