Clima

Non è colpa dei vulcani

Marco Gaia dirada le «nubi» attorno alle ragioni di quest'anno senza estate – Normale variabilità?
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Andrea Stern
Andrea Stern
14.07.2024 14:06

Più di una persona quest’anno avrà pensato all’anno senza estate, il 1816, quando l’eruzione di un vulcano indonesiano raffreddò l’atmosfera causando in tutto il mondo ondate di freddo, inondazioni, siccità, perdite di raccolti, carestie, epidemie e almeno 100.000 morti. Fu, nella storia recente, l’esempio più significativo di come l’attività vulcanica possa influenzare il clima. È successo parecchie volte, su scala piu o meno grande. Ma quest’anno, sebbene negli ultimi mesi si siano registrate delle eruzioni in Islanda, è difficile attribuire ai vulcani una responsabilità nel clima freddo e umido delle nostre regioni, spiega Marco Gaia, capo della divisione Previsioni e consulenze di MeteoSvizzera.

Signor Gaia, in che modo le eruzioni vulcaniche possono influenzare il clima?
«Le conseguenze di un’eruzione vulcanica dipendono da molti fattori. In generale ogni eruzione proietta nell’atmosfera materiale come polveri, aerosol e sostanze gassose. La quantità di questo materiale arriva a raggiungere nel caso delle eruzioni più grandi anche decine di km3 di materiale. Nelle piccole eruzioni l’area toccata dalle conseguenze è circoscritta attorno al vulcano. Con le grandi eruzioni per contro l’intero globo può essere toccato. Le eruzioni con impatto globale sono in grado di lanciare il materiale eruttato fin sopra i 10/15 km di quota raggiungendo la cosiddetta stratosfera, uno strato di atmosfera in cui i venti sono in grado di diffonderle su tutto il mondo nel giro di alcune settimane».

Sono queste le eruzioni che modificano il clima?
«Sono queste che possono avere un impatto, più che sul clima sulle condizioni meteorologiche. Infatti gli aerosol hanno la proprietà di riflettere parte della radiazione solare in arrivo, portando ad un raffreddamento, dunque a un calo delle temperature».

Quanto dura questo effetto?
«Gli aerosol e le polveri eruttate tendono a ritornare al suolo abbastanza rapidamente. Questo lasso di tempo può andare da alcuni giorni ad alcuni anni. Ma per parlare di impatto sul clima bisognerebbe che sia le polveri sia aerosol rimanessero per decenni nell’atmosfera, cosa che non avviene».

Di quanto diminuiscono le temperature?
«Durante e immediatamente dopo l’eruzione nei dintorni del vulcano le temperature massime possono diminuire anche di diversi gradi. Nel caso delle eruzioni con impatto globale al diminuzione della temperatura globale è dell’ordine di 0.5 - 1 °C per alcuni mesi».

A parte l’anno senza estate (1816), quali altre conseguenze dell’attività vulcanica sul clima abbiamo potuto osservare in tempi recenti?
«Ricordo l’eruzione del Pinatubo (Filippine) che nell’estate del 1991 eruttò circa 10 km3 di materiale nell’atmosfera. Le polveri in sospensione si distribuirono su tutto il mondo e arrivarono fino ad noi. Conservo ancora le diapositive con i tramonti infuocati che scattai nei dintorni di Zurigo, dove proprio in quegli anni stavo studiando fisica dell’atmosfera. Infatti gli aerosol emessi tramite un‘eruzione sono anche in grado di selezionare la radiazione solare mettendo in evidenza i colori giallo-arancione-rosso, dando appunto vita a albe e tramonti particolarmente colorati. In tempi recenti si ricordano anche l’eruzione del vulcano El Chichón (Messico - marzo/aprile 1982) oppure quello del Saint Helens (USA - marzo - maggio 1980). Non bisogna poi tralasciare l’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haʻapai il 14/15 gennaio 2022. È stata probabilmente l’eruzione più potente degli ultimi 150 anni e proprio il fatto di essere avvenuta sott’acqua la rende molto speciale. Il suo impatto è completamente differente da un’eruzione di un vulcano normale e si sta ancora studiando quali siano le sue conseguenze».

Se quest’anno non ci sono state eruzioni di rilievo, quali altri fattori eccezionali possono spiegare la differenza rispetto all’estate scorsa?
«Difficile da dirsi. Probabilmente si tratta di una semplice e banale oscillazione delle condizioni meteorologiche, così come da sempre avviene alle nostre latitudini. Non c’è una correlazione fra un anno e l’altro. Siamo reduci da due estati molto calde e tendenzialmente asciutte, ora abbiamo un’estate più piovosa. È già capitato anche nel passato (si pensi all’estate del 2014 o del 2021). La variabilità è il carattere peculiare del clima della regione alpina. Sulle varie scale temporali si può passare rapidamente da un estremo all’altro, senza che vi sia una particolare causa. È la natura caotica dell’atmosfera terrestre».

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