«Non torniamo in Ticino, ecco perché»

Salvo rare eccezioni, partono per studiare e non tornano più. Sempre più giovani ticinesi rimangono oltre Gottardo, il più delle volte per mancanza di opportunità lavorative e formative. Ma anche perché scoraggiati da condizioni salariali non interessanti. O meglio, inferiori a quelle che troverebbero in Ticino.
E così, assieme ai cervelli che fuggono per non ritornare più e alle nascite che calano, il Ticino si scopre ogni giorno di più più invecchiato. Come rilevano del resto gli ultimi dati dell’Ufficio cantonale di statistica, secondo cui, se e a inizio secolo in Ticino erano 7 persone su 100 ad avere più di 65 anni, oggi, vent’anni dopo, sono 23 su 100, ovvero il triplo.
Un Cantone più invecchiato, ma anche più piccolo. Perché anche la popolazione stenta a crescere. E quando succede è solo per l’arrivo di nuovi immigrati.
«Il salario è uno di quegli aspetti che deve migliorare affinché i giovani ticinesi possano tornare», dice Mattia Lepori, uno dei tre ragazzi intervistati da La Domenica, che hanno partecipato al dibattito di ieri, sabato 11 novembre, organizzato da Coscienza Svizzera per riflettere sul futuro del mercato del lavoro.
Del resto non si scappa. Se si vogliono far tornare i giovani che studiano oltre Gottardo bisogna riuscire ad attirarli di nuovo. Anche con stipendi più dignitosi. Altrimenti compiono scelte differenti. Anche a malincuore. Perché tornerebbero. Eccome se tornerebbero.
«Se solo ci fossero meno barriere nei nostri confronti», dicono al nostro settimanale, lasciando intendere che la porta si sta chiudendo ma forse non è ancora troppo tardi. Forse è ancora possibile intervenire. Fare qualcosa. Forse.
«Le condizioni salariali devono migliorare»
Mattia Lepori, praticante avvocato di Bellinzona, non si nasconde dietro un dito. Uno dei motivi che incidono sulla fuga dei cervelli dal Ticino sono le condizioni salariali. Che «devono migliorare - dice - perché giocano un ruolo fondamentale nella scelta di ritornare». Senza aumentare gli stipendi insomma risulta difficile invertire la tendenza. Appare arduo favorire il ritorno dei giovani che partono per studiare e lavorare oltre Gottardo. Tutto questo di fronte alla carenza di manodopera, «che vari studi, nazionali e ticinesi, attestano per i prossimi anni, di più, nell’immediato futuro per il Ticino», annota Lepori.
Di fronte a un orizzonte che sembra a tinte fosche è però possibile trovare delle soluzioni. Almeno per Lepori. Che oltre alle già citate condizioni salariali vede degli spiragli nella formazione continua e nella possibilità per i giovani «di beneficiare delle possibilità di sinergie con gli istituti di ricerca, con l’Università della Svizzera italiana (USI), con la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e con l’Innovation Park di Bellinzona e con in particolare il filone delle scienze della vita». Questi, secondo il praticante avvocato, sono le leve da accendere ancora di più per cercare di attirare i talenti che sono andati oltre Gottardo.
I giovani possono insomma tornare. Basta metterli nelle condizioni di farlo. Sembra essere questo il ragionamento di Lepori, che dopo aver studiato cinque anni diritto ed economia a San Gallo è tornato in Ticino «per una scelta di cuore». I giovani possono tornare, a patto che «il mercato del lavoro rispecchi le nostre esigenze e non ci siano eccessive barriere nei nostri confronti», sottolinea.
«Studiare medicina è ancora troppo costoso»
Sara Cecchetto studia medicina a Basilea, ma vorrebbe tornare in Ticino. Vorrebbe ma al momento per lei esistono ancora troppo difficoltà per un ritorno. Il primo «è il numero chiuso per gli studenti», dice, passando in rassegna subito un secondo motivo. «Mancano i libri tradotti in italiano per affrontare gli esami, mentre i miei colleghi che parlano tedesco non hanno questo problema». Ecco perché, secondo la studente, il Cantone potrebbe finanziare la stampa di nuovi volumi al passo coi tempi e capaci di aiutare chi intende iniziare la propria formazione accademica medica in Ticino. Ma non è tutto. «Anche il corso preparatorio a Bellinzona, che tra l’altro è molto costoso, è in tedesco», annota Cecchetto.
La vita studentesca per i ticinesi che vorrebbero istruirsi in medicina in Ticino potrebbe insomma essere migliorata, secondo Cecchetto. Magari iniziando già dai licei. «So che altri Cantoni offrono tutta una serie di agevolazioni ai liceali che si iscrivono a medicina - spiega -. Giuste o meno, queste agevolazioni, che in Ticino sono del tutto assenti, creano una disparità di trattamento nei nostri confronti».
Non meno importante è anche il capitolo stipendi. «Che in Ticino nell’ambito ospedaliero sono ancora molto bassi rispetto al resto della Svizzera». Secondo Cecchetto in alcuni casi le differenze possono essere anche di mille franchi. Un altro tasto dolente è rappresentato, secondo la studente, anche dalle possibilità di formazione continua. Anche per via della casistica limitata, sempre in ambito medico. «Le prospettive sono dunque ancora poco allettanti», precisa.
«Se tornassi sarei l'unico»
«Se tornassi in Ticino sarei il primo dei miei amici». Elia Poli, ingegnere meccanico di Bellinzona, ha studiato a Zurigo, città dove ora lavora. Dopo il Politecnico e la laurea in ingegneria meccanica e un master, Poli ha fatto esperienze in Germania e nella stessa Zurigo, dove ha deciso di rimanere dopo gli studi. «Certo che tornerei in Ticino e a dire la verità mi sto guardando intorno, sto guardando alcune offerte di lavoro, ma...». Ma a frenarlo sono gli stipendi, soprattutto. «Qui ho un bel salario e anche se il costo della vita è superiore, credo che a conti fatti mi conviene comunque rimanere nella Svizzera tedesca a lavorare».
Cambiare, tornare, significherebbe dunque ora come ora fare un passo indietro a livello di stipendio, ma non solo. Perché «Zurigo offre di più, inutile negarlo. Qui ci sono molte più aziende internazionali più grandi e più opportunità di carriera per i giovani». Ecco perché se decidesse di ritornare sarebbe il primo dei suoi amici. Che come Poli hanno studiato e trovato lavoro oltre Gottardo.
Il salario, dunque. Secondo il giovane ingegnere meccanico gira attorno a questo argomento il problema del cervelli ticinesi che faticano a tornare. Anche perché se lo stipendio fosse in linea o almeno più alto Poli tornerebbe subito. «Non ho altre cose che mi impediscono di lasciare Zurigo», ammette.
Tanto più che l’esperienza non gli manca. Perché dopo il Bachelor e il Master, Poli si è fatto le ossa nei processi di produzione, nello sviluppo dei materiali, ma anche come business analyst per alcune grandi aziende internazionali con base a Zurigo.