Novant’anni di cruciverba

Era il 23 gennaio del 1932, un sabato, quando in edicola uscì per la prima volta «La Settimana Enigmistica, periodico di giuochi, enigmi, parole crociate, scacchi, dama, bridge, sciarade, ecc». Con un prezzo di 50 centesimi di lira e una tiratura di 6.000 copie, si affacciava sul panorama editoriale dell’epoca un prodotto più unico che raro e soprattutto praticamente immutabile anche a quasi un secolo dalla sua prima uscita: testata e formato sono identici, grafica un po’ più moderna ma con i distintivi quadretti bianchi e neri del cruciverba in prima pagina che allora circondavano il viso dell’attrice messicana Lupe Velez e che oggi corrispondono al nome della britannica Felicity Jones, 39.enne stella emergente del grande schermo. Giovedì scorso, a distanza di novant’anni, il passatempo «più sano ed economico» degli italiani (e degli svizzeri di lingua italiana) è ancora lì, in edicola. Non è più solitaria sugli scaffali dei giornali riservati a giochi e passatempi, ma nonostante innumerevoli tentativi di imitazione cartacea e l’avvento dell’era digitale la «Settimana» continua ad essere un «must» tra appassionati cultori linguisti, lettori occasionali, viaggiatori e turisti sotto l’ombrellone. «È un mix tra abitudine, novità, ripetizione e piccole sorprese. Sempre uguale a se stessa, ma ugualmente diversa», ci dice Pasquale Petrullo, in arte Petrus, l’enigmista che da circa 15 anni «imposta» e pubblica i suoi cruciverba sul Corriere del Ticino.
Nell’ultimo numero appena uscito, il 4.687 della sua storia editoriale (ma di celebrativo c’è poco o nulla, solo una striscia che ricorda l’anniversario), si mantiene il basso profilo che da sempre caratterizza la «bibbia» delle parole crociate (o «incrociate», come si diceva all’epoca). Un punto di riferimento quasi immutabile dei cultori delle definizioni che ne hanno fatto un autentico fenomeno di costume.
La storia di un successo
La Settimana Enigmistica fu inventata da un nobile di origine sarda, il Cavaliere del Lavoro, Grande Ufficiale, Dottor Ingegner Giorgio Sisini di Sorso, già Conte di Sant’Andrea, figlio di Francesco, fondatore del Rotary Club di Sassari. Giorgio Sisini si era laureato in ingegneria chimica a Pavia e aveva viaggiato in tutta Europa. Intorno al 1930, mentre si trovava a Vienna, gli capitò tra le mani il settimanale di parole crociate «Das Rätsel» che si pubblicava dal 1925 ed ebbe l’idea di riproporlo in Italia. Le parole crociate invece erano state inventate da Arthur Wynne, un giornalista di Liverpool emigrato in America, ed erano apparse per la prima volta il 21 dicembre 1913 sul supplemento Fun del New York World. Nel giro di un decennio il passatempo arrivò e attecchì in Europa, in Inghilterra, Francia e appunto Austria. Il primo cruciverba in italiano apparve l’8 febbraio del 1925 sulle pagine della Domenica del Corriere con il titolo «L’indovinello delle parole incrociate». Lo scrittore e giornalista Achille Campanile così ne descrisse il successo: «Forse dipende dalla disoccupazione. Chi non trova un impiego ha pur bisogno di far lavorare il cervello».
Fu un successo immediato e immediati furono i tentativi di imitazione. Il dato più significativo però è un altro: nel 1911 il 40% degli italiani era analfabeta, percentuale che nel primo censimento del dopoguerra - 1951 - sarebbe scesa al 14%. Insieme ai quotidiani, ai fumetti, ai fotoromanzi e alla televisione - in particolare con i quiz di Mike Bongiorno - La Settimana Enigmistica dunque rappresentò uno dei grandi veicoli non solo dell’alfabetizzazione italiana, ma anche della crescita culturale del Bel Paese.
Il rigore e la riservatezza
Oggi la «Settimana» vende dalle 600 alle 800 mila copie, ma è impossibile avere dati ufficiali. Tradizione, rigore, riservatezza, queste le peculiarità della pubblicazione del suo editore. Il fondatore è deceduto nel 1972 e la direzione è stata assunta da Raoul de Giusti e successivamente da Francesco Baggi Sisini, discendente della nobile famiglia sarda che pubblicò il primo numero e che tutt’oggi detiene la maggioranza delle azioni e condivide la responsabilità editoriale della «Settimana» con Alessandro Bartezzaghi, figlio di quel Pietro (Piero) Bartezzaghi, perito chimico alla Montecatini di Ferrara con una vivace inclinazione per l’enigmistica. P. Bartezzaghi (questa la sua sigla) collaborò fin dagli anni ’50 al periodico, ideando e firmando - anche con pseudonimi - alcuni dei giochi più riusciti e popolari. Tra tutti, il cruciverba a schema libero, detto appunto «il Bartezzaghi».