Società

«Ora a St. Moritz arte e cinema vanno a braccetto»

A tu per tu con Diana Segantini, managing director della giovane rassegna cinematografica St.Moritz Art Film Festival
Diana Segantini è mediatrice culturale. A St. Moritz vuole costruire ponti tra arte e cinema. © CdT / Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
15.09.2024 17:38

Creare ponti culturali. A tutto tondo. Anche quando l’arte si declina in cinema. Diana Segantini, mediatrice culturale e pronipote del pittore Giovanni Segantini, è managing director di un nuovo Festival cinematografico e audiovisivo nazionale e internazionale che da 2 anni si tiene a St.Moritz in Engadina. Festival che proprio oggi, domenica 15 settembre, manda agli archivi la terza edizione, dopo quattro giorni di proiezioni, conferenze e dibattiti. Non solo film, dunque. Perché il St.Moritz Art Film Festival (SMAFF), questo il nome della rassegna, è molto di più. È soprattutto un luogo dove si fa cultura a tutto tondo, appunto. Dove arte e cinema si coniugano, vanno a braccetto. Come un tutt’uno.

Ne sono un esempio le pellicole Flavio Paolucci. From Guelmim to Biasca del regista Villi Hermann o Arte Povera, Notes for History di Andrea Bettinetti o ancora Dieter Roth di Edith Jud dedicato al poeta e artista grafico tedesco. «Le immagini e le storie sono capaci di parlare in modo molto chiaro e netto, di rendere accessibili a tutti le varie espressioni artistiche e quindi di creare ponti culturali, appunto», sottolinea Segantini.

Una selezione tra duemila pellicole

Molto più di un Festival, quindi. Inventato da zero tre anni fa. Anche per un altro scopo. Per offrire all’Engadina, terra di artisti da sempre, una nuova offerta culturale accogliente, stimolante e aperta a tutti. A chi mastica già l’arte, ma anche ai giovani e a un pubblico locale, nazionale e internazionale affamato o anche semplicemente curioso di avvicinarsi all’arte e a una delle sue declinazioni. Appena nato, eppure già importante. Perché per la terza edizione «sono stati 40 i film proiettati e 11 di questi sono state prime svizzere», annota con orgoglio Segantini. Un risultato ragguardevole. Tanto più che la scelta è stata fatta tra 2.000 pellicole. Tutte desiderose di presentarsi a St. Moritz e al suo pubblico. «Le abbiamo guardate tutte e duemila, abbiamo lavorato tantissimo».

Nuovo ma già molto sostenuto

Da tre anni a questa parte St.Moritz non è più dunque solo una meta di villeggiatura invernale ed estiva. Ma anche un luogo che si sta ritagliando sempre più uno spazio nella settima arte. «L’arte in Engadina è da sempre molto presente e radicata - spiega Segantini - sia attraverso la presenza, appunto, di musei e gallerie», sia per aver dato i natali o aver ospitato artisti di fama internazionale, come il bisnonno della managing director del Festival o, tra gli altri, lo scultore e incisore Alberto Giacometti. «Mancava però il cinema ed è per quello che abbiamo presentato il progetto del Festival ai politici locali, agli attori culturali e a tutta la cittadinanza, ottenendo da tutti risposte oltremodo positive».

Sì, perché la rassegna cinematografica, «che oggi ha un budget molto ridotto», gode di importanti sostegni a livello istituzionale, oltre che di sponsor aziendali e privati. Dall’ufficio della cultura grigionese alla banca cantonale, dagli alberghi di St. Moritz alle donazioni di collezionisti e simpatizzanti che credono nel progetto. «Le autorità sono ad esempio molto grate che facciamo un programma veramente di spicco anche durante il mese di settembre, quando St. Moritz sembra un po’ più addormentata».

Un linguaggio che parla ai giovani

St. Moritz non è (più) solo una destinazione per chi ha un certo budget e sceglie la località per rilassarsi, sciare o giocare a polo in sella a un cavallo. Oggi è molto di più. Oggi conferma e rilancia la sua anima anche culturale già feconda, come attestano i musei (tra cui quello dedicato a Giovanni Segantini) e le molte gallerie che la animano. La rilancia attingendo al linguaggio cinematografico. Un linguaggio universale capace, ad esempio, anche di attirare i giovani e non soltanto gli amanti dell’arte. «Nella giornata di venerdì - riprende Segantini - abbiamo avuto due classi della scuola di St. Moritz. Una trentina di ragazzi sono venuti a vedere i film della mattinata. Si è trattato di un momento molto importante. Perché è fondamentale parlare a un pubblico non solamente di nicchia, ma anche coltivare o stuzzicare la curiosità anche dei giovani».

Avanti anche con le collaborazioni

Tutto questo con l’idea di continuare a crescere e a sviluppare nuove contaminazioni e collaborazioni. Anche tra lo stesso SMAFF e altri Festival. «Penso che piccoli o grandi che siano i festival possono ispirarsi a vicenda. Sono ad esempio in contatto con quello di Locarno. La nuova presidente, Maya Hoffmann è del resto molto legata al mondo dell’arte ed è stata tra le nostre prime sostenitrici. Quindi fin dall’inizio è stata una figura molto, molto importante». Locarno, ma anche Zurigo e Venezia. «La volontà di collaborare c’è assolutamente. Oggi non posso ancora fornire dettagli concreti, ma siamo in contatto con tutti gli attori», afferma Segantini.

La sfida è stata insomma lanciata. E c’è da credere che in futuro non mancheranno novità. Perché arte e cinema a St. Moritz stanno diventando sempre più un tutt’uno. Anche grazie alle competenze e alle conoscenze degli organizzatori e di tutti i partner coinvolti. «Per il momento siamo un piccolo attore, ma abbiamo comunque una certa importanza».

Il patrimonio di famiglia

Nel frattempo Segantini, che si definisce un’amante delle collaborazioni e delle partnership, «perché uniti siamo più forti», continua a occuparsi del patrimonio di famiglia, dell’eredità culturale e artistica di suo bisnonno, uno dei padri del Divisionismo. «L’Associazione Segantini, di cui sono presidente, gestisce a Maloja l’atelier Segantini, che è un piccolo museo che si vorrebbe completare con il Museo Segantini di St. Moritz», museo che ospita a livello mondiale la più completa e significativa collezione di opere del grande innovatore della pittura alpina e famoso simbolista, «e con le tante altre sedi segantiniane. Inoltre, disponiamo ancora di molti archivi. Personalmente mi occupo anche di curare mostre su mio bisnonno, come è stato il caso nel 2011 alla Fondazione Bayer o a Palazzo Reale a Milano nel 2013. Mostre che hanno riscosso tanto interesse. Anche oggi sto lavorando a un nuovo progetto di portata internazionale in due Paesi. È un progetto che verrà».

Uno degli obiettivi di Diana, quando di mezzo c’è la sua famiglia, è molto chiaro. «Vorrei organizzare una grande mostra - rivela - e questo senza alcun tipo di interesse economico. Perché noi non abbiamo alcun diritto sui quadri di mio bisnonno. Ho però un profondo rispetto per il cognome che porto e con umiltà cerco di portare avanti quanto è nelle mie possibilità».

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