La storia

Professione casara: «Lavorare nella natura è così bello»

La passione per gli animali la condusse a questo mestiere. Ogni giorno Melanie Vanzetta si occupa della produzione di formaggio in un importante caseificio della Val di Blenio ed è una donna felice.
© Pablo Gianinazzi
Prisca Dindo
10.11.2024 14:00

«Continua a studiare, non fermarti!» Ripeteva come un mantra Flavio Vanzetta a sua figlia Melanie, allora sedicenne. L’idea di una figlia che interrompeva gli studi lo inquietava molto. La società è sempre più esigente e per molti genitori la laurea universitaria è come una polizza sulla vita. A distanza di dodici anni, Flavio è un papà orgogliosissimo della scelta di sua figlia e quando ripensa ai suoi timori scrolla la testa. Melanie, 28 anni nata a Biasca ma che ora vive sopra Ghirone, aveva avuto ragione a tenergli testa. Oggi è una casara apprezzata e tra un anno si diplomerà come tecnologa del latte. È una delle poche in Ticino ad aver scelto questa strada. Il suo non è un mestiere molto gettonato, né dai ragazzi né dalle ragazze. «Eppure lavorare in mezzo alla natura 365 giorni all’anno è così bello!» racconta sgranando i suoi occhi blu come il cielo di questa calda mattinata autunnale.

L’amore per gli animali

Melanie ha una passione sfrenata per gli animali. Non le piace vederli soffrire. Se ne rese conto quando a sedici anni, dopo aver abbandonato la scuola di Commercio a metà anno, fece un breve stage presso un veterinario «arrivavano soltanto bestie ferite o con problemi, come è normale, ma io non riuscivo a sopportarlo». Quando la incontriamo al Caseifico del Sole ad Aquila, capiamo al volo il motivo per il quale ha scelto di lavorare qui: la fattoria di Severino Rigozzi è un paradiso per gli animali. Le mucche si aggirano libere nelle stalle e quando sentono di portare troppo latte, si recano da sole ai box dove si fanno mungere beate da un robot. «Abbiamo deciso di passare alla mungitura automatizzata nel 2021, un investimento importante ma che ci ha fatto fare un bel salto in avanti», spiega Severino Rigozzi, la cui lungimiranza e il rispetto per le bestie l’hanno portato lontano nella sua vita di contadino iniziata nel 1976. Nel suo stabilimento ai piedi del maestoso massiccio dell’Adula vengono trasformati ogni giorno più di duemila litri di latte. Le mucche sono una novantina e quaranta le manzette e i vitelli.

Un lavoro pesante

Melanie Vanzetta non si occupa delle mucche, bensì della produzione del Caseificio del Sole. La mattina si sveglia alle tre e mezza, alle quattro inizia a pastorizzare il latte del giorno prima e per le sei e mezzo deve aver pulito alla perfezione il tank appena svuotato, perché in arrivo c’è già quello di giornata. Impossibile sgarrare con i tempi. La giornata prosegue con la trasformazione del latte nei vari tipi di formaggi. Da quelli delle Alpi, alle formagelle e ai tomini. Il lavoro è pesante: ci vogliono muscoli per voltare quattro volte al giorno quattrocento forme di formagella. Poi ci sono le altre, che pesano dai quattro ai sei chili. «Ma sono talmente abituata a spostarle che non mi accorgo nemmeno dello sforzo», dice la ragazza.

Il diploma di casara d’alpeggio

«L’idea di diventare casara mi venne quando un giorno accompagnai mia mamma a Loderio, vicino a Biasca, a comprare il formaggio in un’azienda agricola. Come vidi la fattoria di Paolo Rodoni, gli chiesi subito se potevo effettuare uno stage. Fu così che iniziai ad occuparmi sia della trasformazione del latte nel caseificio, sia della gestione di mucche e capre. La sua era una fattoria completa e si mungeva sempre a mano». Da Paolo Rodoni rimase diversi anni anche se lui, non avendo frequentato la scuola di Mezzana, non poteva formare apprendisti. Melanie ottenne comunque il diploma di casara d’alpeggio a Coira «feci il corso nei Grigioni perché volevo imparare bene anche il tedesco».

Cento giorni di pioggia

La giovane ricorda con particolare intensità il suo primo alpeggio della vita. Cento giorni sull’Alpe Pertusio, vicino alle sorgenti del Brenno, sul Lucomagno. Da fine maggio a settembre. «Non ci fu un giorno senza pioggia! Veniva giù a catinelle. Gestire l’alpeggio in queste condizioni è più difficile. Io ero molto giovane e la responsabilità era tanta: producemmo dalle mille alle milleducento forme. Quando tornai a casa avevo perso diversi chili. Ero tutta muscoli ma ero felice, per me era stata un’esperienza fantastica».

Ci vuole una grande passione

La caparbietà non manca a questa giovane. Neppure nella scelta del luogo dove vive da tempo insieme al suo compagno. Melanie abita in montagna, sul monte di Scalvedo, a venti minuti da Aquila. Uno splendido nucleo di sei case che d’inverno rimane isolato perché lo spazzaneve non passa. «Quando la strada è innevata ci infiliamo le racchette e ci incamminiamo, una ventina di minuti la mattina per scendere e trenta la sera per salire nel buio della notte». Un percorso che faceva anche quando a diciott’anni trovò un lavoro part time ad Anders. Tre giorni la settimana durante i quali imparò a produrre anche il formaggio grigionese, che è diverso dal nostro. Ora è pure impiegata tre giorni al mese in un caseificio a Splügen, dove sta imparando a creare dessert. Insomma, l’avrete capito: Melanie non sta ferma. Per il futuro ha molti progetti e quando le chiediamo cosa suggerisce ai giovani che intendono lanciarsi nella sua professione lei risponde così: «Fate più stage possibili, provate a lavorare in diversi stabilimenti. Se avete la passione, troverete di sicuro la vostra strada».

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