Quando i grigionesi dissero no alla circolazione delle auto
Esattamente cent’anni fa – era proprio il 19 gennaio del 1925, un lunedì – il «Corriere del Ticino» riferì che nel cantone dei Grigioni il popolo aveva respinto con 12.064 voti contrari e 10.678 favorevoli la nuova legge sulla libera circolazione delle automobili, «facendo prova di un antiprogressismo straordinario e arrecando così dei gravissimi danni all’industria alberghiera del Cantone, che dal canto suo poi offre ai contadini la migliore fonte di guadagno», come si commentò sul nostro giornale di allora. E poi: «Mentre che Coira e le grosse borgate hanno votato per l’accettazione della legge, gli abitanti delle vallate, eccezione fatta per le vallate del Grigione italiano, hanno respinto a grande maggioranza la legge». La conseguenza di quel voto fu che sulle strade grigionesi, su alcune tratte aperte comunque alle autopostali dal 1919, gli automobilisti per un altro po’ si videro costretti a transitare con le loro vetture al traino di cavalli oppure buoi, come prescritto dalla legge... proibizionista varata dal Piccolo Consiglio nel 1900. Girala e voltala, nel tempo ci vollero ben dieci votazioni, prima che il popolo grigionese (anzi, gli uomini grigionesi, poiché il diritto di voto e di elezione generalizzato a livello cantonale e di circolo nei Grigioni è stato concesso alle donne solo il 5 marzo del 1972) si decidesse ad accettare la libera circolazione delle automobili sulle strade del loro cantone. Cosa che avvenne alcuni mesi dopo la votazione di quel gennaio del 1925, ossia il successivo 21 giugno.
Tutte le edizioni del Corriere del Ticino sono disponibili nell'Archivio Storico del CdT.